L'ex sindaco della città terremotata ha raccolto solo a Ferrara il 63,8 per cento dei consensi. Il Carroccio riconquista i voti del passato là dove sembrava destinato a scomparire
Bandiere verdi alle finestre non ce ne sono nella Bondeno di Alan Fabbri, candidato leghista alla presidenza della Regione Emilia Romagna per il centrodestra. Eppure è proprio da quel Comune della provincia di Ferrara, incuneato nel cuore di una regione da sempre roccaforte del centrosinistra, che il Carroccio è ripartito, lasciandosi alle spalle scandali e cerchi magici per aggiudicarsi alle urne, il 23 novembre scorso, più di 230 mila voti. Con il 29,9% delle preferenze, Fabbri, che di Bondeno rimarrà sindaco fino all’ingresso da consigliere nel parlamentino di viale Aldo Moro, nella corsa al governo della Regione è arrivato secondo. Ma per il Carroccio conta soprattutto la vittoria morale: quella sul passato e sull’ingloriosa fine dell’epoca Bossi, che nel 2012 lasciò la guida della Lega Nord travolto dagli scandali.
Una vittoria che per l’elettorato padano è certificata dai risultati elettorali ottenuti nell’Emilia che ha dato i natali al Partito democratico, e che, nonostante le percentuali di astensionismo da record (per eleggere il nuovo governatore ha votato appena il 37,67% della popolazione, contro il 68,06% del 2010), l’ha riconfermato come partito di riferimento per una parte dell’elettorato. Fabbri, candidato alla presidenza della Regione dal leader del Carroccio Matto Salvini, infatti, ha perso le elezioni, fermandosi al 29,9% delle preferenze. Tuttavia il centrodestra ha strappato un 40,54% nella provincia di Ferrara, il 37,57% nel piacentino, il 34,3% nel parmense, il 23,42% in provincia di Reggio Emilia, il 27,63% nella bassa modenese, il 25,28% in provincia di Bologna, il 29,81% nel forlivese, il 30,75% in provincia di Rimini e il 26,97% nel ravennate. Merito soprattutto della Lega, che alle urne ha doppiato Forza Italia sconfiggendo pure l’altro avversario temibile della campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle, che sempre in Emilia ha conquistato i suoi primi successi.
E la rinascita del Carroccio è partita proprio da Bondeno, la città terremotata che per due volte ha scelto Alan Fabbri sindaco, e che alle regionali gli assegnato il 63,8% delle preferenze. “Il successo elettorale lo dobbiamo a Matteo Salvini, l’uomo nuovo della politica italiana – racconta Claudio Poletti, titolare del bar Dal Mister di Scortichino, frazione di Bondeno, dove Fabbri ha atteso, la sera del 23 novembre, l’esito delle elezioni – ma anche ad Alan Fabbri, che come sindaco ha dimostrato la capacità di ascoltare la gente, in un territorio che ha dovuto fare i conti con i terremoti del maggio 2012. In Emilia Romagna si è votato per la sinistra sin dal dopoguerra, e in molti Comuni si vota ancora così, la vittoria del candidato democratico Stefano Bonaccini alle regionali lo dimostra. Tuttavia quella fiducia in molti cittadini è venuta meno, lo si vede dalle percentuali di astensionismo, ed è colpa del Pd: candida burocrati chiusi nei palazzi del potere e lontani dai problemi dei cittadini, alle prese con una sanità che non funziona, con tasse troppo alte, l’immigrazione in aumento e la busta paga che non basta ad arrivare alla fine del mese”.
A Bondeno, 14.887 abitanti, il 10% dei quali stranieri, la bandiera rossa è stata ammainata già nel 1999, quando venne eletto sindaco Davide Verri (all’epoca iscritto ad Alleanza Nazionale). Dieci anni dopo il suo successore fu Alan Fabbri, con il Carroccio che riuscì a passare dal 3,58% del 2004, al 22,54% del 2009. “L’abbiamo scelto perché si è dimostrato preparato e attento ai problemi dei cittadini”, racconta Giuseppe Gatti, ex elettore di Forza Italia e titolare della tabaccheria in piazza del Municipio a Bondeno. I terremoti che nel 2012 hanno colpito l’Emilia, e il successivo avvio della fase di ricostruzione, con connessi rallentamenti dovuti alla burocrazia, poi, non hanno aiutato il centrosinistra a recuperare la fiducia persa. “Due anni dopo ci sono ancora 2.000 persone che vivono nei container, e tutto procede a rilento” spiega il ventunenne Daniel Poletti, figlio del titolare del bar Dal Mister. A pochi passi dal locale c’è la scuola elementare di Scortichino, distrutta dal terremoto e poi ricostruita con il milione di euro donato alla città dalla Lega Nord. Per i residenti è un esempio di concretezza, “è la politica che interviene laddove c’è bisogno – sottolinea Daniel – Salvini non è come Matteo Renzi, che si fa i selfie con la nazionale di pallavolo, e di questo la gente si è resa conto. In Emilia c’è chi ha smesso di votare il Pd perché non considera Renzi di sinistra”. Ma non ha aiutato nemmeno la condanna in appello dell’ex governatore democratico Vasco Errani, nome di peso nel Pd, o l’inchiesta spese pazze, che oggi vede 41 consiglieri regionali dell’ormai passata legislatura su 50 indagati dalla Procura di Bologna. “Molti emiliano romagnoli non hanno dimenticato che domenica siamo andati a votare a causa della condanna di Errani – sottolinea Poletti – e se c’è chi ha scelto di rimanere a casa, a testimonianza del disgusto che sempre più cittadini provano ormai nei confronti della politica, tanti giovani hanno dato fiducia alla Lega Nord. Due anni fa forse parte di quei voti sarebbe confluita nel Movimento 5 Stelle, ma i grillini si sono rivelati un buco nell’acqua e hanno sprecato la loro occasione.