La recessione economica ha colpito anche le telecomunicazioni italiane. Forse in misura minore rispetto ad altri comparti industriali, ma la crisi comunque si è fatta sentire. É strano perciò che qualcuno parli in questo momento di una “gallina dalle uova d’oro” che si aggira nel settore. Chi sarebbe dunque questo misterioso pennuto? Metroweb.
E si perché la società in mano alla Cassa Depositi e Prestiti sarebbe potenzialmente la maggiore beneficiaria dei sostanziosi contributi europei che il governo intende destinare allo sviluppo delle reti in fibra ottica. In dettaglio si tratta del programma per consentire la realizzazione in Italia di un’infrastruttura che entro il 2020 porti 100Mb ad almeno il 50% della popolazione. Il governo in proposito ha affermato che ci saranno a disposizione 2,1 miliardi di euro di cui, il grosso (1,84 miliardi) dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e 257,9 milioni di euro di Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). Più le risorse che tra il 2015 e il 2020 arriveranno in Italia dall’Europa per lo sviluppo e la coesione territoriale (44 miliardi di euro di cui 22 destinati alle regioni meridionali). Una massa di denaro ingente che, almeno per una parte, l’esecutivo è intenzionato ad utilizzare per colmare il gap italiano nell’uso di internet e delle opportunità offerte dal digitale.
Nelle previsioni del piano per l’ultrabroadband, che comunque è stato messo in consultazione pubblica, il sostegno economico verrà destinato a chi si impegna a portare la fibra fin dentro le case degli utenti. È a questo punto che sbuca Metroweb. Oggi tra i diversi operatori di telecomunicazioni solo quest’ultima ha la “ragione sociale” di portare la fibra in casa. Gli altri, compresa Telecom, nei loro piani si sono per lo più impegnati nello sviluppo della fibra fino all’armadio in strada. Per questa ragione si spiegano anche i molti interessi che si sono manifestati intorno alla società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ma sostenere gli investimenti di Metroweb con soldi pubblici potrebbe diventare un problema.
I divieti sugli aiuti di stato contenuti nelle norme dell’Unione Europea costituiscono infatti un ostacolo non di poco conto soprattutto se si considera la proprietà pubblica del soggetto che controlla Metroweb. L’Europa potrebbe sempre derogare, come ha già fatto nell’autorizzare la destinazione dei fondi, originariamente destinati alle zone in cui è assente la concorrenza, anche alle grandi città. Ma il dubbio resta ed è forse per questo che Metroweb cerca un partner. Si vedrà in concreto l’esito della procedura di consultazione avviata dal Governo sul piano e cosa produrrà l’attivismo di questi giorni dei vertici della Cassa. Intanto una considerazione si può fare. Passare dalla fibra al cabinet alla fibra a casa servirà relativamente se al contempo non crescerà la domanda. Certo esiste il tema dello sviluppo dei sevizi della pubblica amministrazione e delle imprese, ma in un periodo di forti contrazioni dei volumi d’affari nella telefonia mobile, l’offerta in fibra per poter fruire di video in Hd, gaming online multiplayer in alta qualità e contenuti multimediali su Pc, smartphone, tablet e smart Tv sembra essere la vera condizione per l’effettivo sviluppo dell’utrabroadband. Speriamo quindi che la domanda di questi servizi non sia condizionata dai soliti problemi italiani sulle rendite televisive.