Il discusso progetto, costato oltre 28 milioni di euro, doveva finire alla Vaxxit, società fondata dalla ricercatrice. Il caso sollevato da Altreconomia e da ilfattoquotidiano.it. "Brevetto maturato con fondi pubblici, ma incognite sul ritorno dell'investimento". Agnoletto: "Bene, ora rivedere i criteri"
Il “vaccino” italiano contro il male del millennio ha finito la sua corsa. A sedici anni dal primo, fragoroso, annuncio della scoperta della ricetta contro l’Aids, infatti, il commissario straordinario dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi ha fermato l’operazione Vaxxit Srl. Un’operazione che, se fosse andata in porto, avrebbe comportato la concessione di una “opzione esclusiva della durata di 18 mesi per l’utilizzo dei brevetti” del “vaccino” a favore di una società -la Vaxxit Srl- fondata dalla stessa coordinatrice della ricerca, Barbara Ensoli. Un caso sollevato da Altreconomia e da ilfattoquotidiano.it. Nella compagine societaria figurava tra gli altri -e figura ancora- la società 3 I Consulting Srl, amministrata da Giovan Battista Cozzone, esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha prestato una consulenza quadriennale per conto (e perciò nell’interesse) dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico”. Un impianto che sei mesi più tardi verrà definito “sbagliato nel metodo” dalla nuova guida dell’Iss.
A pesare sulla scelta del commissario Ricciardi, nominato dal governo il 10 luglio 2014, di interrompere il discusso spin-off sarebbero state “note di criticità emerse” nel corso di un’istruttoria “i cui esiti sono stati comunicati al Commissario con dettagliata relazione del Direttore generale” dell’Istituto. Inoltre, come recita la disposizione commissariale del 4 novembre 2014 a firma dello stesso Ricciardi, vi sarebbero state anche “significative riserve in ordine al riconoscimento della società Vaxxit Srl quale spin-off” dell’Iss stesso.
“Questo spin-off non presentava le spiegazioni che io avevo richiesto -afferma Riccardi-, e cioè che l’investimento pubblico potesse beneficiare di un ‘ritorno sugli investimenti’”. In quella circostanza, continua, “c’era una cessione, peraltro in una situazione ancora non chiara per l’Istituto che anche in questo caso sto cercando di chiarire, di un brevetto maturato con fondi pubblici. Non avendo avuto chiarimenti nel merito sul ritorno degli investimenti e sulla cessione del brevetto contestuale ho deciso che non era il caso che l’ISS riconoscesse la società quale spin-off e che conseguentemente cedesse i brevetti”.
“Mi complimento con il commissario – commenta Vittorio Agnoletto, medico e co-autore del libro inchiesta “Aids, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli 2012) e tra i primi a denunciare la gestione della ricerca- che ha avuto il coraggio di cancellare decisioni assunte dai presidenti che lo hanno preceduto. Auspico che Ricciardi prosegua in questa direzione, rivedendo completamente i criteri attraverso i quali vengono stabiliti i fondi per la ricerca sull’Aids, potenziando i finanziamenti e ridefinendo le priorità della ricerca clinica e degli interventi di prevenzione”.
Anche a proposito delle risorse investite sul progetto di ricerca di Ensoli, Ricciardi ha cercato di fare chiarezza. “Il Direttore generale -ha spiegato infatti il commissario dell’ISS- nella relazione che mi ha sottoposto ha quantificato una cifra rendicontata analiticamente, nel periodo tra il 1998 e il 2014, pari a 28 milioni 282.282 euro”.
La valutazione del commissario è però in netto contrasto con la delibera che, lo scorso 4 marzo, aveva dato il via libera alla cessione dei brevetti. Fu una decisione avventata? “Forse sì. Io non c’ero a marzo e non so da che cosa sia stata determinata la delibera del 4 marzo 2014. Certamente io so che nel momento in cui mi è stata sottoposta, forse non aveva tutti gli elementi per valutare. La mancanza di tutti gli elementi, con il senno di poi, ha reso la decisione non adeguatamente ponderata sulla base della completezza. Avrebbero perciò fatto meglio ad approfondire. Non mi permetto di giudicare ma per quello che ho visto io non c’erano gli elementi”.
Ensoli, però, rimane secondo Ricciardi un’ottima ricercatrice, rappresentante italiana all’European Research Council. L’ipotesi delle sue dimissioni è perciò esclusa, anche se una precisazione del commissario fa intendere che il clima in seno all’Iss è cambiato: “Credo che vada riconsiderata nella riorganizzazione dell’Istituto la possibilità di dare un’opportunità a tutti -ha detto infatti Ricciardi-, ma quello che è importante è farlo in trasparenza, evitando i conflitti d’interesse e garantendo il merito”.
di Duccio Facchini