“Gli studenti universitari non conoscono la Costituzione”. “I firmatari sbagliano, la Costituzione non c’entra, noi abbiamo invocato il codice etico”. E’ finito con un botta e risposta tra i ragazzi che hanno scritto all’università per chiedere chiarimenti sulla presenza di Giorgio Orsoni nei loro corsi del secondo semestre e 12 tra docenti, avvocati, notai e commercialisti veneziani che hanno firmato una lettera aperta in difesa dell’ex sindaco. “Giorgio Orsoni non è condannato ma sottoposto ad indagini e chiedere oggi una sanzione è fuori dalla Costituzione” specificano, ci pensi l’università “ad accompagnarli nel percorso formativo, al rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali”.
Il senso è che un docente che ha vinto un concorso e che per il momento non ha ancora visto una sentenza passare in giudicato non può essere “sanzionato” prima. “Non ha senso questa obiezione – dice Ilaria Gervasoni dell’Udu – non ha senso perché sposta l’ottica e i ragazzi stavano parlando d’altro. Non c’è un impedimento a livello normativo, nessuno l’ha mai detto. Ma i ragazzi hanno posto sul tavolo la questione chiedendosi e chiedendo alla loro università se ci fosse invece un impedimento morale”.
Il gruppo di studenti che avrebbe dovuto frequentare il corso di Orsoni a partire da aprile stava preparando infatti una richiesta di chiarimenti a Monica Billio, direttore del dipartimento di economia e a Jan Van Der Borg, presidente del collegio didattico. “Tra gli obiettivi del corso c’è quello di apprendere la conoscenza della materia utile per operare nella pubblica amministrazione – avevano scritto, tra le altre cose, i ragazzi – riteniamo che le note vicende che hanno coinvolto il professor Orsoni stridano con gli ambiti lavorativi a cui sono indirizzate le nozioni che dovrebbe impartirci”.
Chi l’aveva firmata? Tutti i ragazzi del corso. “Il professore è docente di ruolo dell’ateneo – ha spiegato l’università – e come è nei suoi diritti, è rientrato in servizio dopo un periodo di aspettativa pari al mandato elettorale svolto al Comune di Venezia. Ora è tenuto a rispettare i compiti didattici e di servizio agli studenti previsti dalla legge e non può essere negato l’esercizio di attività didattica che è un atto dovuto, fatte salve le possibili decisioni legate all’evoluzione del procedimento giudiziario in corso”. “Volevamo chiarimenti e spiegazioni dall’università, ci sembra legittimo – spiegano i ragazzi firmatari – il nostro non era un attacco personale e nemmeno al suo ruolo di professionista”. Intanto la vicenda è arrivata anche alla Camera con un’interrogazione parlamentare targata Movimento 5 Stelle. Il deputato Marco Da Villa ha chiesto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini di prendere provvedimenti sulla questione. E nelle aule universitarie veneziane, gli studenti hanno proposto di rendere il corso dell’ex sindaco facoltativo, per permettere ad ognuno di decidere in autonomia se parteciparvi o meno.