Il senatore del Gal, l'ultimo craxiano in Parlamento, rinviato a giudizio per peculato e truffa: è accusato di aver intascato doppi rimborsi quando era contemporaneamente deputato e sindaco di Villafranca in Lunigiana. Lui contesta tutto: "Le missioni che la procura mi contesta nei miei 2mila giorni di amministrazione sono legittime"
Per difendersi dalle accuse di peculato e truffa chiamerà a testimoniare ex ministri, parlamentari, un ex presidente di Regione: da Altero Matteoli a Sandro Bondi (titolari dei Trasporti e della Cultura nei governi Berlusconi), Mauro Del Bue (sottosegratario ai Trasporti dal 2005 al 2006), l’ex presidente della Regione, Claudio Martini, oggi senatore del Pd, e perfino il vescovo di Volterra. Il senatore “craxiano” Lucio Barani, eletto con il Pdl e oggi nel gruppo Grandi autonomie e libertà di Palazzo Madama, le proverà tutte per far crollare le accuse della Procura di Massa. Barani è stato infatti rinviato a giudizio per presunti doppi rimborsi ai tempi in cui era sindaco di Villafranca in Lunigiana (in provincia di Massa Carrara). Un processo che – si difende lui – è stato istruito da “un magistrato comunista perché non mi ha contestato nulla risalente al periodo di Prodi – ha commentato a ilfattoquotidiano.it – ma solo a quello di Berlusconi. Uno fascista quindi, probabilmente, non mi avrebbe fatto un processo”.
Il gup ha disposto il rinvio a giudizio per Barani (già condannato per questa vicenda dalla Corte dei Conti a risarcire l’erario di quasi 2mila euro) perché, secondo le accuse, il parlamentare di centrodestra ha usufruito nel periodo in cui era contemporaneamente deputato (è stato eletto per la prima volta alla Camera nel 2006 nella lista Dc per le Autonomie-Nuovo Psi) e sindaco del paesino della Lunigiana, dal 2004 al 2009, per trasferte e missioni che la Procura ritiene non istituzionali. Tra questi il ricevimento a Roma all’ambasciata della Tunisia e la cerimonia di nomina a vescovo di Volterra del parroco di Villafranca, don Alberto Silvani. Lo stesso vescovo che adesso Barani vuole come testimone al processo (che partirà a marzo), per dimostrare che quella “era una cerimonia sia religiosa sia istituzionale – dice – Giovanni Paolo II nominava vescovo il parroco del comune di cui ero sindaco; come facevo a non andare con la fascia tricolore? E come facevo a non portare un vigile urbano? Avrei dovuto fargli pagare il viaggio fino a Volterra?”. Tra le accuse anche quello di truffa ai danni di un’assicurazione per un rimborso di 3mila euro che Barani chiese per un infortunio domestico. Durante la convalescenza il senatore partecipò comunque alle riunioni di giunta e del consiglio comunale. “Figuriamoci se non fossi andato in Comune! – commenta – Quello sì che sarebbe stato condannabile: sarei stato considerato un sindaco latitante”. Con lui a processo sono finiti, solo per peculato, anche Oscar Romiti, all’epoca consigliere comunale “delfino” di Barani, gli ex assessori Fabio Locciola (Forza Italia) e Franchino Bassignani (Nuovo Psi) e il dirigente dell’ufficio finanze del comune di Villafranca, Alfeo Bragoni.
Ma il senatore con il garofano, dopo aver spiegato la sua estraneità anche davanti al gup Antonia Aracri, ha annunciato che chiamerà a testimoniare circa 40 persone tra ex ministri, politici, dirigenti Asl e vigili urbani “per dimostrare che tutti i rimborsi e le missioni che la procura mi contesta nei miei 2mila giorni di amministrazione – commenta – sono legittime e legate veramente alla mia professione di sindaco e parlamentare”. Saranno chiamati in aula a deporre i compagni di partito. Mauro Del Bue, appunto, membro della segreteria nazionale del Nuovo Psi e direttore de l’Avanti! (ora online), Sandro Bondi, che con Barani non condivide solo la fedeltà a Berlusconi, ma anche la provenienza (era il sindaco di Fivizzano) e Altero Matteoli, un altro toscano ai vertici del centrodestra nazionale. “Chiamerò anche il vigile che mi ha accompagnato a Volterra, l’autista e tutti i politici che mi hanno incontrato nelle trasferte”.