Il singolo sarà disponibile dal 28 novembre e precede l'uscita del nuovo album, prevista per l'aprile del 2015. Il brano è stato reso disponibile sulla pagina SoundCloud gestita dalla band e i fan l'hanno accolto come manna dal cielo: in una sola settimana l'hanno riprodotto più di 500.000 volte
I Faith No More tornano con Motherfucker dopo 17 anni di silenzio discografico . Il singolo sarà disponibile dal 28 novembre, in occasione del Record Store Day e del Black Day – giornata dagli americani votata allo shopping. Motherfucker precede l’uscita del nuovo album, prevista per l’aprile del 2015. L’album è interamente autoprodotto. Registrato negli studi di Oakland dallo stesso bassista Billy Gould e pubblicato dalla Reclamation Records – di proprietà della band, come gli studi. Il 7″ Motherfucker ancor prima della pubblicazione è entrato nella top 100 degli album più venduti su Amazon – e non è nemmeno un album. Prima di arrivare sugli scaffali dei negozi di dischi, il brano è stato reso disponibile sulla pagina SoundCloud gestita dalla band. I fan l’hanno accolto come manna dal cielo, in una sola settimana l’hanno riprodotto più di 500.000 volte. La copertina, realizzata dall’artista Cali Dewitt, raffigura il muso minaccioso di un lupo contornato dalla scritta in rossa “Faith No More”. Le copie stampate su vinile, saranno solo 5.000. La distribuzione sulle piattaforme digitali è programmata per il 9 Dicembre.
Mother Fucker è una canzone dalla struttura lineare; una condanna senza appello, emessa con sulfurea burocrazia. L’intro colma l’ascoltatore di horror vacui, con quattro quarti cadenzati battuti in testa unicamente dal piano, legati da raschi di corde sfilacciate. La voce gioca sull’equilibrio che separa spoken e rap, si appoggia con registro baritonale dapprima solo sul charleston poi sulla rullata marziale, per andare a riempire lo spazio di un’impietosa constatazione. Un’umanità malata, ridotta ad animale da batteria. “Alimentati a forza con più di quanto potremmo mangiare in natura / A pascere su un pastone che potrebbe soffocare un bambino”, recita il testo. Un’umanità prona e mansueta; oca da foie gras che crogiola nel proprio patire. Sadomasochismo universale. Il riscatto vendicativo e violento, altamente liberatorio, arriva nel ritornello epico e minaccioso. Sono i cori a far montare il maremoto limpido della voce di Patton che sentenzia la condanna. L’imputato – il “Figlio di puttana” che dà il titolo al brano – è però anche “amante“, in una sovrapposizione identitaria che racconta di un’umanità vittima e carnefice. La seconda e ultima strofa sviluppa lo scenario decadente: “La verità è che la nostra adolescenza è stata un tappeto costellato di pietre”. Il crescendo finale, urlato e saturo non ammette appello: ora che il figlio di puttana è stato avvertito (“Sta arrivando, preparati”) la punizione è ineluttabile (“Non potevi evitarla”). Come ha dichiarato lo stesso Gould; una canzone che parla di responsabilità, intesa come l’obbligo di un soggetto a pagare il conto delle proprie azioni.
Il brano rientra appieno nella tradizione dei Faith No More. Il gruppo nasce nel 1981, ma è solo otto anni dopo che arriva la svolta. La svolta è un ventunenne di nome Mike Patton che si unisce alla band per scrivere e cantare tutti i testi di Real Thing. Il singolo Epic, entra subito nella top ten di Billboard con buona pace degli animalisti – scandalizzati per il pesce fiocinato durante il video-clip. Insieme pubblicano altri tre album: Angel Dust, King for A Day, Fool For A Life Time e Album of The Year; senza ripetersi, affinando con gusto. Fanno dialogare agilmente buona parte della musica contemporanea: funky, metal, grunge, gospel, jazz core, rap, soul, rock ballad… difficile individuare un genere che non abbiano anche solo tangenzialmente toccato. Quattro album che sono composti violentemente instabili, tenuti in perfetto equilibrio dalla voce di Patton. Per etichettarli si son sondati lemmi, creati neologismi; con scarsi risultati. Certo è che la scena crossover (gruppi come Korn, Deftones, System of a down) gli deve molto. Ma in quanto avanguardia, i Faith No More, sfuggono ogni definizione. Dopo lo scioglimento nel 1998, i cinque prendono strade diverse e tornano ad esibirsi insieme solo nel 2009.
Patton, negli anni lontano dai Faith No More, rafforza ulteriormente la sua leggenda. Collabora con artisti del calibro di Björk, Jhon Zorn, Ennio Morricone. Si tuffa nella musica italiana anni ’50 e ’60 insieme a Roy Paci col progetto Mondo Cane e fonda Fantômas, Tomahawk e Peeping Tom. La sua voce istrionica, capace di portarsi dal sussurrato ritmico e schizofrenico ad altezze adamantine e distese passando per una gutturalità al limite del growling, raccoglie il plauso unitario di musicisti altrimenti agli antipodi. Le sue capacità tecniche, la sua teatralità e ricerca estrema di suoni inesplorati, unite a un non trascurabile sex appeal (anche se le ultime immagini lo restituiscono imbolsito) hanno fatto di Patton un’icona. Motherfucker porta il marchio labile e spiazzante di questa avanguardia. Ma come un libro non si giudica dalla copertina, così un singolo non fa un album – soprattutto se si parla del quintetto di San Francisco, capace di cambiare universo musicale da una traccia all’altra. Ad ogni modo: più si ascolta Motherfucker, più Aprile sembra lontano. Ecco dove ascoltare Motherfucker.