A ottobre il numero di senza lavoro sale a 3 milioni e 410 mila, 90mila in più rispetto a settembre. 286mila in più su base annua. Si tratta del livello più alto registrato dal 2004, inizio delle serie mensili
Sale ancora il numero dei disoccupati: a ottobre i senza lavoro, secondo i dati provvisori dell’Istat, sono 3 milioni 410 mila, in aumento del 2,7% rispetto al mese precedente (+90 mila) e del 9,2% su base annua (+286 mila). Il tasso di disoccupazione a ottobre balza così al 13,2%, mentre a settembre infatti si era fermato al 12,9% (dato rivisto dall’istituto di statistica, rispetto al 12,6 precedentemente comunicato). Non solo: si tratta del massimo storico, il valore più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, ovvero dal 1977 (ben 37 anni fa). Male anche la situazione degli under25 in cerca di impiego, che raggiungono quota 708mila: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ad ottobre è pari al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali sul mese precedente e di 1,9 punti su base annua.
Nonostante i dati, però, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è ottimista. “I dati della disoccupazione ci preoccupano – ha detto da Catania -. Ma il dato degli occupati in realtà sta crescendo. In Italia più persone lavorano rispetto a quando” si è insediato il governo ma “per riuscire a recuperare c’è ancora tanto da fare. Non bisogna – ha proseguito – negare i problemi ma neanche guardare il bicchiere mezzo vuoto”.
Tasso di disoccupazione maschile e femminile – A ottobre, quindi, gli occupati in Italia sono 22 milioni 374 mila, 55 mila in meno (-0,2%) rispetto al mese precedente e sostanzialmente stabili su base annua. Il tasso di occupazione si attesta al 55,6%, in flessione di 0,1 punti percentuali in termini mensili mentre aumenta di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima. Nel dettaglio, il tasso di disoccupazione maschile risulta pari al 12,4% (+0,3 punti percentuali su base mensile e +0,9 punti nei dodici mesi); quello femminile raggiunge invece il 14,3% (+0,3 punti rispetto al mese precedente e +1,1 punti su base annua).
Al persistente calo degli occupati di 15-34 anni e dei 35-49enni (-1,6% in entrambi i casi) continua a contrapporsi la crescita di quelli con almeno 50 anni (+5,5%). In confronto al terzo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri (58,8%) segnala un aumento di 0,7 punti percentuali e quello degli italiani (55,7%) una crescita di 0,3 punti. Nell’industria in senso stretto prosegue la crescita dell’occupazione (+2,3%, pari a 104.000 unità), dovuta quasi del tutto alla componente maschile, mentre continua la contrazione di occupati nelle costruzioni (-3,7%, pari a -60.000 unità) e riprende la crescita nel terziario (+0,4%, pari a 66.000 unità). Non si arresta la flessione degli occupati a tempo pieno (-0,4%, pari a -68.000 unità rispetto al terzo trimestre 2013), che riguarda i dipendenti a tempo indeterminato e gli indipendenti. Gli occupati a tempo parziale continuano ad aumentare a ritmi sostenuti (+4,9%, pari a 191.000 unità), ma la crescita interessa esclusivamente il part time involontario che riguarda il 63,6% dei lavoratori a tempo parziale. Per il secondo trimestre consecutivo, con maggiore intensità, prosegue la crescita dei dipendenti a termine (+6,7%, pari a 152.000 unità nel raffronto tendenziale) e torna ad aumentare anche il numero dei collaboratori (+5,0%, pari a 18.000 unità).
Under 25 – I giovani in cerca di un impiego sono aumentati di 5 mila unità in un mese e di 38 mila in un anno. Inoltre il numero di giovani inattivi, sottolinea ancora l’Istat, è pari a 4 milioni 338 mila, in aumento dello 0,3% nel confronto congiunturale (+11 mila) e in diminuzione dell’1,2% su base annua (-53 mila). Il tasso di inattività dei giovani tra 15 e 24 anni, pari al 72,6%, aumenta di 0,2 punti percentuali nell’ultimo mese mentre cala di 0,4 punti nei dodici mesi. Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,5%, diminuisce di 0,3 punti percentuali sia rispetto al mese precedente sia rispetto a dodici mesi prima. A ottobre risultano occupati 928 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, in diminuzione dell’1,7% rispetto al mese precedente (-16 mila) e del 2,3% su base annua (-22 mila).
Il nuovo aumento della disoccupazione, che si aggiunge a quello di settembre, deriva, nell’ultimo mese, da un calo dell’occupazione a cui si associa una diminuzione dell’inattività, ovvero del tasso di persone ‘fuori dal mercato del lavoro’, che né hanno né cercano un impiego. Il riversamento degli inattivi nel mercato ha così contribuito ad un innalzamento della disoccupazione: questo perché chi è entrato non ha trovato ancora un ‘posto’.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce infatti dello 0,2% rispetto al mese precedente (-32 mila) e del 2,5% rispetto a dodici mesi prima (-365 mila). Il tasso di inattività si ferma invece al 35,7%, in discesa di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
I contratti a tempo – Arrivano dati sulla situazione occupazionale anche dal ministero del Lavoro, che ha diffuso le prime cifre sulle ‘Comunicazioni Obbligatorie’, relative all’avviamento di nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato nel terzo trimestre del 2014. Aumenta del 7 per cento la quantità di contratti a tempo indeterminato, ma nell’ultimo anno sale anche – quasi del 2 per cento – il numero dei rapporti di lavoro a tempo determinato. Questi ultimi, spiega il dicastero guidato da Giuliano Poletti, “rappresentano circa il 70% dei nuovi contratti, con un incremento dell’1,8% rispetto al terzo trimestre 2013”. Allo stesso tempo si registra “un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima”.
Oltre ai ‘posti fissi’ nel terzo trimestre 2014 aumentano anche i contratti di apprendistato, che “crescono del 3,8%, confermando, pure in termini più contenuti, la tendenza che si era già evidenziata nel secondo trimestre, nel quale avevano fatto registrare un balzo del 16%”. “Questi dati, in continuità con quelli relativi al secondo trimestre, confermano che il cosiddetto decreto Poletti”, spiega il ministero, “ha prodotto l’esito che era auspicabile, cioè un incremento dei contratti a tempo indeterminato e dei contratti di apprendistato”.