L’evidente crisi di consensi, abbinata al convulso aggrovigliarsi della crisi interna, sembrano indicare un passaggio cruciale nella vita del Movimento Cinque Stelle. Da ultimo il caso della pretestuosa espulsione dei deputati Artini e Pinna, ennesima dimostrazione di autoritarismo da parte di Grillo, oramai un vero e proprio Ubu Re in salsa genovese.
Penso che, contro tali crisi si debba fare di tutto affinché tale Movimento conservi la sua forza e la possibilità di incidere nella vita politica italiana con proposte sensate e rivoluzionarie come quelle che ha saputo formulare in varie occasioni dando un certo contributo a un’ipotesi di rinnovamento della vita politica italiana rimasta però in grandissima parte del tutto virtuale. Il nodo di fondo è costituito dalla democrazia interna alla formazione politica in questione. E il discorso ovviamente travalica di gran lunga il Movimento Cinque Stelle. Non esistono infatti oggi in Italia partiti che possano vantare un ordinamento interno effettivamente democratico. E purtroppo il Movimento Cinque Stelle non fa certo eccezione.
A differenza dei partiti di potere, però, il Movimento in questione è nato e cresciuto per dare voce all’opposizione dei cittadini nauseati dalla politica intesa solo come possibilità di attingere alle risorse pubbliche per portare avanti esigenze ed interessi di gruppi più o meno ristretti. Pur privo, e questa nella contingenza storica dell’Italia di questi anni è stata la sua fortuna, di una caratterizzazione di sinistra, il Movimento in questione ha saputo portare avanti rivendicazioni e parole d’ordine sacrosante. Ma tali rilevanti potenzialità sono naufragate di fronte all’inane verbosità di un Grillo che si atteggia a salvatore della Patria, senza averne né la tempra, né le idee. Che Dio, se esiste, ci liberi del resto dagli uomini della Provvidenza. Tanto più, se, come nel caso in esame, essi pretendono di stabilire chi sta dentro e chi sta fuori il Movimento, esercitando una tutela che, se ma la ha avuta, non ha più ragione d’essere. Tenendo conto anche del fatto che fra le cause della crisi del Movimento Cinque Stelle c’è anche e soprattutto la gestione antidemocratica da parte della Casaleggio associati, un vero e proprio potere occulto che fa e disfa al di fuori di ogni controllo democratico della base elettorale e militante.
Come ho già avuto più volte modo di scrivere, insomma, la sopravvivenza del Movimento Cinque Stelle è, oggi più che mai, legata alla sua capacità di diventare finalmente maggiorenne, liberandosi di Grillo (e, tanto più di Casaleggio). Occorre guardare in avanti ad un’alleanza per la rinascita nazionale contro Renzi e Salvini, basata su tre punti fondamentali:
- lotta senza quartiere a corruzione, evasione fiscale e privilegi. Basta con le grandi opere, riconversione ecologica dell’economia e fonti energetiche rinnovabili;
- centralità del lavoro e salario garantito per i disoccupati;
- fuori l’Italia dalla Nato, per un’Italia non allineata che effettui interventi umanitari nel Mediterraneo e altrove.
Spunti importanti per l’alternativa sono altresì quelli contenuti nella proposta di finanziaria alternativa elaborata da Sbilanciamoci, una contromanovra che consentirebbe di economizzare 27 miliardi di euro. Seguendo proposte come queste anche l’Italia potrebbe porsi nel solco dell’alternativa mediterranea promossa da Podemos in Spagna e da Syriza in Grecia.
Tutte proposte di buon senso, che vanno ben al di là della sinistra, su cui chiamare a convergere anche le forze sane e rivoluzionarie presenti nel Movimento Cinque Stelle, a condizione che tale Movimento si liberi al più presto della zavorra mortale Grillo-Casaleggio, facendo saltare anche sul piano legale gli inutili chiavistelli posti dai fautori del partito proprietario. Un’idea non può essere proprietà di nessuno, per quanto importante possa essere stato storicamente il suo ruolo nel promuoverla. In questo come in altri casi la lotta per la democrazia fuori e dentro i partiti costituisce a ben vedere la chiave per il rilancio della partecipazione democratica e la salvezza del nostro Paese. Altrimenti moriremo di inedia filopadronale renziana o di razzismo salviniano, magari fra qualche terminale invettiva del comico che fu.