L’altro giorno mi trovavo agli imbarchi internazionali dell’aeroporto di Malpensa in attesa del mio volo per New York. All’improvviso il brusio nella grande sala piena di gente che parlava, sostava al bar o faceva shopping si è bruscamente interrotto e l’attenzione di tutti si è concentrata su un giovanissimo artista che suonava il pianoforte posto al centro della sala. Il pubblico raccolto attorno a lui era formato da persone di diverse etnie e nazionalità che hanno ascoltato attentamente e poi hanno fatto sentire il loro calore con ripetuti applausi. Dopo il pianista si sono alternati altri giovani musicisti con l’esecuzione o l’improvvisazione di brani al violino, alla viola, al violoncello, al flauto, alla chitarra e al clarinetto.
L’attesa per ciascun passeggero si è così trasformata da un noioso trascorrere del tempo prima del volo in un coinvolgente ascolto musicale, per alcuni ultimo e piacevole ricordo dell’Italia da portare nel proprio paese dopo un viaggio d’affari o di piacere.
Tutti giovani artisti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giacomo Puccini” di Gallarate protagonisti dell’iniziativa “Note in volo” all’aeroporto milanese. Se per i passeggeri al satellite nord del terminal 1 questa è una preziosa occasione per ascoltare dal vivo composizioni di musica d’arte e di jazz, per i giovani musicisti è una opportunità per misurarsi con la propria capacità di mantenere il controllo fisico e delle proprie emozioni durante la performance. Chiunque abbia studiato uno strumento sa bene che, dopo ore e ore di duro lavoro su un brano musicale nel chiuso della propria stanza, è quanto mai indispensabile affrontare il pubblico per ‘collaudare’ il proprio repertorio e trovare quel giusto equilibrio tra precisione tecnica e carica emotiva che consente poi di affrontare non soltanto le prove d’esame ma anche le sale da concerto. E i giovani artisti dell’Istituto “Puccini” sono consapevoli della possibilità offerta dall’iniziativa: con impegno si preparano, studiano e danno il meglio di sé perché coltivano il sogno di fare della loro passione una professione assieme al desiderio di spendere la propria vita al servizio della musica.
Non si può essere certi che ci riusciranno, tuttavia per questi artisti avere uno spazio che sia anche un laboratorio per la loro formazione è certamente un buon inizio. Non a tutti i giovani musicisti in Italia oggi è permesso di mettersi in gioco, di imparare facendo e di scendere in campo in relazione con dei veri ascoltatori. Le possibilità sono perlopiù limitate ai saggi di classe.
Coltivare il proprio talento o l’amore per la musica come futuro ascoltatore appassionato necessita di luoghi nei quali i giovani possano incontrarsi ed essere coinvolti non soltanto in nuovi progetti stimolanti che li preparino a promuoversi nel variegato mondo musicale che oggi sta cambiando rapidamente, ma anche nella comprensione del patrimonio musicale sia quello tramandato dalla tradizione sia quello contemporaneo. In verità esistono tante realtà, talora spontanee, distribuite a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale che in molti casi hanno supplito alla mancanza di una vera organizzazione. Tuttavia si sente forte l’esigenza di un raccordo tra le scuole di musica, le università e le istituzioni che hanno il dovere di realizzare iniziative per creare quell’humus culturale necessario alla crescita di futuri musicisti professionisti e ascoltatori consapevoli, contribuendo attivamente anche al lancio delle eccellenze in campo nazionale e internazionale.
Leggendo il bel libro di Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla necessità di investire nella ricerca e nell’università e ascoltando i giovani artisti del “Puccini”, ho lasciato l’Italia sempre più convinta che ricerca e cultura sono le ali con le quali far volare e proiettare il nostro paese nel futuro.