Cinema

Melbourne, se Hitchcock si reincarna in un regista iraniano

La suspense non ci molla, gli affondi psicologici vanno a segno, l’ineluttabile versa lacrime amare: l’Iran “post Kiarostami” è anche meglio, il film è da applausi

di Federico Pontiggia

Hitchcock si è reincarnato in un iraniano? Improbabile, ma nel caso abbiamo un nome: Nima Javidi, regista e sceneggiatore che ha conquistato pubblico e critica con l’opera prima Melbourne, apertura dell’ultima Settimana della Critica a Venezia. Le atmosfere non vi risulteranno sconosciute: siamo dalle parti di Asghar Farhadi, l’autore di About Elly e dell’ultrapremiato Una separazione, da cui viene il protagonista Payman Maadi.

Le atmosfere non vi risulteranno sconosciute: siamo dalle parti di Asghar Farhadi, l’autore di About Elly e dell’ultrapremiato Una separazione

Il suo Amir e Sara (Negar Javaherian) stanno per abbandonare Teheran alla volta dell’Australia: tutto è pronto, rimangono da chiudere le valigie, salutare parenti e amici e correre all’aeroporto. Ma c’è un imprevisto: la tata del vicino ha un’urgenza e affida temporaneamente la neonata a Sara… Solo il particolare può aprire all’universale: se convenite, Melbourne è il vostro film, perché Teheran è Teheran e insieme ogni altra città, così come i due protagonisti sono due di noi. Sappiamo che sotto il tavolo c’è una bomba, ma quando, come (e se) esploderà? La suspense non ci molla, gli affondi psicologici vanno a segno, l’ineluttabile versa lacrime amare: l’Iran “post Kiarostami” è anche meglio, Melbourne è da applausi.

Il trailer di Melbourne

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