Il murales nasce come un’occasione per superare i recenti avvenimenti di cronaca che hanno coinvolto la zona, pertanto la scelta del luogo non è assolutamente casuale: “Vogliamo che il quartiere venga attraversato da un flusso positivo", ha detto Marta Gargiulo della Galleria Varsi
Un uomo baffuto che sorseggia un caffè bollente dentro un cassonetto della spazzatura. È il più grande murales di Roma realizzato tra Tor Pignattara e il Pigneto e firmato da Etam Cru, sigla che riunisce due personalità artistiche: Bezt e Sainer, due giovani polacchi tra i maggiori esponenti mondiali di street art che si ritrovarono insieme a studiare pittura, serigrafia, illustrazione e design grafico all’Accademia d’Arte di Lodz, in Polonia. Ciascuno con caratteristiche forti e ben definite, ma in costante dialogo tra loro, dopo aver squarciato il grigiore urbano di molte città europee, sono arrivati con i loro rulli anche in Italia a regalare uno dei loro capolavori surreali.
Di 32 metri d’altezza, il disegno, realizzato in una settimana, occupa l’intera parete di un palazzo di otto piani ad angolo tra via Ludovico Pavoni e via del Pigneto. Inaugurato il 28 ottobre, il progetto è stato curato dalla Galleria Varsi con il patrocinio del V Municipio e vuole essere un tentativo di rivalutazione delle strade di periferia e, in particolare, dà il via al piano di trasformazione dell’area di Tor Pignattara in polo centrale dell’arte di strada a Roma. L’idea, infatti, è ancora più ampia e prevede la realizzazione di altri 4 murales che ricoprano totalmente i palazzi che si affacciano sulla piazza.
“Sarebbe un progetto unico nel nostro Paese e l’occasione per rendere Tor Pignattara la nuova frontiera della street art italiana”, ha dichiarato Marta Gargiulo, curatrice del progetto e della Galleria Varsi. Il murales, inoltre, nasce come un’occasione per superare i recenti avvenimenti di cronaca che hanno coinvolto il quartiere, pertanto la scelta del luogo non è assolutamente casuale: “Vogliamo che il quartiere venga attraversato da un flusso positivo. Gli episodi di cronaca ci hanno spinti a scegliere proprio questa zona, perché nelle periferie romane la street art può rappresentare una nuova forma di aggregazione, una base per rilanciare un’idea multiculturale di società sul presupposto della bellezza”, ha spiegato la curatrice.
Ma perché proprio un uomo con una tazza di caffè? “Quando i ragazzi di Etam Cru sono arrivati a Roma tutti cercavano di offrirgli un caffè – ha detto la Gargiulo – e questa cosa li ha molto colpiti a livello iconografico. Mentre la spazzatura rappresenta i luoghi comuni, tutto quello che non funziona nella società compreso anche il fatto che molta gente in Italia è costretta a vivere in strada”. I murales di enormi dimensioni sono un marchio di fabbrica di Etam Cru, conosciuti per lo stile un po’ pop, un po’ espressionista, un po’ surrealista.
Con colori particolarmente vivaci dal giallo al blu elettrico, scenari gotici e fantastici, richiami talvolta all’onirico talvolta al sociale, personaggi fiabeschi e pose sempre in movimento, bizzarre situazioni in cui i soggetti si imbattono il duo polacco ha prima incantato l’Europa, poi è sbarcato addirittura negli Usa dove ha fatto furore con Moonshine, un disegno che rappresenta una modella punk che “affoga” in un barattolo di fragole. Perfetta alchimia tra due entità ben distinte e allo stesso tempo intrecciate che usano le loro singole abilità, quasi fossero una sola, come strumento di riqualificazione urbana e sociale.