Quando parliamo di endometriosi facciamo riferimento alla presenza di tessuto simile all’endometrio fuori dalla cavità uterina. I dati riportano percentuali che vanno dal 10% al 30% delle donne in età riproduttiva affette da endometriosi. Il decorso è molto variabile e questo rende difficile la diagnosi. Viene comunque considerata una malattia dell’età fertile che tende a regredire nella menopausa essendo una malattia estrogeno-dipendente. Può essere spesso causa di infertilità, richiedendo diversi tipi di trattamenti medici e chirurgici. La sintomatologia comprende dolori durante il ciclo, emicrania, algie pelviche e difficoltà nei rapporti sessuali associata al dolore durante la penetrazione.

endometriosi

Il ritardo diagnostico che grava su questa malattia, si stimano almeno 7 anni dall’insorgenza dei sintomi alla diagnosi, comporta un altrettanto ritardo nelle cure, nonostante ad oggi non sia ancora stata individuata una terapia definitiva.

E’ proprio in questa ottica che si pone la nuova ricerca condotta dalla Fondazione Italiana Endometriosi e pubblicata sul Journal of Cellular Physiology. In questo studio è stata individuata una specifica proteina in donne con endometriosi lieve, quindi ai primi stadi, utilizzando particolari metodiche che permettono la separazione delle proteine presenti nel sangue. Tramite quest’analisi si è scoperto che la riduzione significativa della proteina Zn-alpha2-glycoprotein nel sangue, indica la presenza di endometriosi. Nel gruppo di donne affette dalla malattia, infatti, questa proteina è presente a livelli più bassi rispetto a quanto viene rilevato nelle donne sane.

Se questa scoperta viene ulteriormente confermata, e gli stessi autori si augurano ci siano studi su una popolazione più vasta, siamo di fronte ad un importante cambiamento nel campo della diagnosi della endometriosi, ad oggi delegata a interventi laparoscopici successivi ad un quadro sintomatologico riferito dalla paziente. In questo caso un semplice prelievo di sangue mirato allo studio di questa proteina individuata, associata a quelle già precedentemente studiate, potrebbe portate con una buona sensibilità (cioè precisione) a fare diagnosi di endometriosi in uno spazio di tempo limitato successivo alla insorgenza dei sintomi.

Questo permetterebbe a donne in età fertile di poter anticipare la chirurgia di rimozione delle cisti endometriosiche prima che queste compromettano definitivamente la fertilità. Inoltre, visto che andando avanti con il tempo l’endometriosi può portare a una amplificazione di sintomi e malesseri associati, in questo modo ci sarebbe la possibilità di ripristinare la salute psicofisica della donna, per una migliore qualità di vita.

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