Butta la pasta avanzata nel water.
Dorme una notte da un’amica e calcola i Kwh che non ha consumato sul contatore.
Usa da un anno lo stesso asciugamano: il tuo.
Chi è? Il Coinquilino di Merda, protagonista ogni volta diverso di una delle 40mila convivenze raccontate in un progetto nato in rete nel 2012. Non solo convivenze tra studenti ma anche tra giovani lavoratori e, con l’avanzare della crisi, tra coinquilini più attempati. L’esperienza della convivenza non gode di buona stampa, eppure oggi in Italia sono tantissime le persone che condividono l’abitazione. In senso più ampio e fatte le debite proporzioni, il Coinquilino di Merda ci ricorda che ogni convivenza presenta le sue bestialità.
Dal blog iniziale, promosso e amplificato da una pagina Facebook con più di 400mila iscritti, il Coinquilino di Merda ha offerto uno spaccato di realtà fatto di pitoni reali lasciati liberi per casa e colture di funghi che vengono fuori dai battiscopa – per citare i casi meno imbarazzanti. Tantissimi racconti e fotografie ora raccolte in un libro dove Giuseppe Angelo Fiori, autore della disgustosa impresa, tira le somme su quello che significa oggi un certo modo di vivere insieme: 8 tipologie principali di CdM che vanno dal CdM preciso al CdM vecchio dentro alla CdM matricola, con l’avvertenza che il CdM non ha genere, può essere indifferentemente maschio o femmina, e i vari tipi si possono sovrapporre o incrociare dando vita a mutazioni.
Per uno scherzo del destino questo compendio di schifezze arriva in una prestigiosa edizione Electa Mondadori con belle illustrazioni di Dario Campagna, ma contiene solo una minima parte delle testimonianze inviate dagli utenti. Alcuni dei filoni del Coinquilino di Merda a me più cari non sono presenti nel libro oppure sono soltanto accennati. Dovendone citare tre a titolo di esempio mi piace ricordare che, quando il progetto ha cominciato a diventare popolare, i coinquilini hanno iniziato a produrre vere e proprie opere per essere pubblicati, come questa citazione di Pulp Fiction di Tarantino fatta con peli di barba rasata.
Tra gli oggetti di grandi dimensioni portati a casa dal CdM il mio plauso va al grande LOL in polistirolo, un’eccezione rispetto ai cartelli ferroviari e alle transenne recuperate in strada e disposte in corridoio.
Infine, molti episodi di convivenza ai confini della realtà riguardano animali presenti in casa o allevati da qualche coinquilino. Il libro ignora senza alcuna valida spiegazione tutta la casistica di piccioni allevati in casa o in terrazzo: un’evidenza che il sentimento di comunità e apertura ispirato dalla convivenza è talmente forte da includere anche gli animali che ci sono vicini.
Giuseppe Angelo Fiori, cresciuto a pane e satira, è uscito come molti da quella fucina scoppiettante che è sempre stata la vecchia Unità. Quando la vecchia zia ha cominciato a perdere troppi colpi Fiori è andato a farsi le ossa al Male di Vauro e Vincino, dove è riuscito ad assecondare la sua vena trash, fino a quel momento trattenuta in uno stile da vignettista elegantone.
Il CdM è un’operazione trash in piena regola, dove per trash qui non s’intende né la categoria estetica né il significato più generico di infima qualità. Assodato che il trash è diventato ormai mainstream (“non so cos’è, ma se lo vedo lo riconosco”), in questo caso il CdM utilizza lo stesso modus operandi del Blob di Ghezzi e Giusti. Là dove con il montaggio si trova un senso all’incessante flusso televisivo, qui si è trovato un filo conduttore per tenere insieme la quantità colossale di assurdità e cattivo gusto prodotta dai rapporti demenziali tra coinquilini, descrivendola in chiave satirica. Un’operazione elegantona anche questa al pari di quella di Lercio, più surreale e concentrato sull’assurdità giornalistica, ma che risponde alla necessità di dare voce al dato di realtà che manca nei media e che è in grado di restituire la dimensione grottesca della vita vissuta.