C’è Blind sms reader, che permette a chi ha deficit visivi o auditivi di leggere i propri messaggi di testo nel pieno rispetto della privacy. C’è 3D Media Toonz, che traduce con un click l’alfabeto italiano nella lingua dei segni. E c’è Pedius, che consente anche ai non udenti di effettuare normali telefonate
C’è Blind sms reader, che permette a chi ha deficit visivi o auditivi di leggere i propri messaggi di testo nel pieno rispetto della privacy. C’è 3D Media Toonz, che traduce con un click l’alfabeto italiano nella lingua dei segni. E c’è Pedius, che consente anche ai non udenti di effettuare normali telefonate. Sono 24 e sono tutte italiane le nuove app per smartphone e tablet, inventate allo scopo di semplificare la vita delle persone con disabilità, protagoniste della nuova edizione di Handimatica, la mostra convegno sulle nuove tecnologie al servizio della disabilità in programma a Bologna fino al 29 novembre. Che quest’anno è partita proprio da una ‘Call for apps’. Un invito, cioè, esteso alle aziende e alle start up di tutta Italia, a presentare nuove applicazioni mobile per aiutare a rendere accessibile per tutti la vita quotidiana: dallo studio al lavoro, da una passeggiata in città fino al tempo libero. Rigorosamente gratuite o a prezzi molto contenuti. E sono 24 le società, tutte nostrane, che hanno risposto alla chiamata, presentando al pubblico le ultime novità in fatto di software per dispositivi mobile. Come WinGuido, che consente a non vedenti e a ipovedenti di leggere oltre 40 giornali quotidiani con le relative edizioni locali, o Badaplus, che permette alle famiglie di inserire in un’agenda digitale ciò che una badante o un caregiver devono fare durante la giornata per assistere una persona non autosufficiente, con tanto di report sulle attività svolte e contatti rapidi per eventuali emergenze.
“Oggi le app sono molto diffuse, proprio perché quasi tutti possiedono uno smartphone o un tablet, quindi è importante che si sviluppino software destinati ad aiutare chi ha una disabilità – racconta Camilla Zanichelli della fondazione Asphi, organizzatrice della manifestazione – da qui il nostro appello, la nostra Call for apps. In più dispositivi simili hanno un vantaggio intrinseco: sono portatili, quindi l’App è sempre a portata di mano”. E il linguaggio delle applicazioni mobile, tra l’altro, spiega Zanichelli, non è ad uso e consumo solo dei più giovani: “Se ai ragazzi l’App in generale piace, spesso trascorrono molto tempo con cellulari e tablet, anche gli anziani possono facilmente apprenderne il funzionamento, imparando in poco tempo ad utilizzare il software di cui hanno bisogno”.
E infatti, tra le App presentate a Bologna c’è anche un software per favorire la riabilitazione motoria dei malati di Parkinson, ad esempio. “Noi abbiamo effettuato una sperimentazione presso alcune case di riposo italiane – continua Zanichelli – e ci siamo resi conto che le persone che erano ricoverate avevano molte meno difficoltà ad interagire con un’app, piuttosto che con un computer classico. È normale, il linguaggio è più semplice. E in più i benefici si sono dimostrati evidenti”. Così come ci sono applicazioni per aiutare i ragazzi dislessici a studiare, per insegnare ai bambini autistici a fare i compiti, che vengono scomposti in tante brevi attività da seguire passo dopo passo. “È un mondo pieno di possibilità, quello dei software per dispositivi mobile – racconta Zanichelli – per questo abbiamo pensato di dedicare l’edizione 2014 di Handimatica proprio a questo argomento”.
App ma non solo, però. Perché protagonista di Handimatica, quest’anno alla decima edizione, presentata da Alex Zanardi, è anche la robotica. Tra le novità arrivate a Bologna, ad esempio, c’è Parloma, un prototipo di telefono per sordo ciechi che tramite un sistema di comunicazione via web trasferisce il linguaggio dei segni a mani robotiche, inventato dai ricercatori del Policlinico di Torino che fanno parte del laboratorio AsTech del Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica. Oppure c’è il sistema di ausilio alla mobilità autonoma per non vedenti del Disi, il dipartimento Informatica, Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna: due bracciali collegati a una telecamera da installare sopra agli occhiali che vibra quando si è in presenza di un ostacolo.
“La tecnologia può fare moltissimo per semplificare la vita di chi deve fare i conti con una disabilità – spiega Zanichelli – Alex Zanardi ne è la testimonianza vivente. Ma ovviamente, da sola non basta”. Per garantire l’accessibilità, sottolinea la Fondazione Asphi, servono fondi: “Da un lato è importante che la tecnologia venga integrata, ad esempio a scuola gli insegnanti possono aiutare molto i ragazzi disabili personalizzando le applicazioni sulla base delle loro necessità. Dall’altro lato, però, occorrono finanziamenti. Perché un conto è che le istituzioni spendano parole per ribadire l’importanza dell’inclusione sociale, un conto è sovvenzionare progetti concreti che vadano in questa direzione”.