In molti si chiedono se la scelta di Beppe Grillo di farsi parzialmente da parte, tardiva ma giusta, arrivi ormai tardi. Sì e no. Dipende da cosa farà ora il Movimento 5 Stelle. E’ una scelta che non salverà il Movimento – che pure è ancora dato attorno al 20% – se ad essa seguirà il consueto stillicidio di masochismi e tafazzismi, esplosioni e frantumazioni. In quel caso i 5 Stelle regaleranno altri consensi a Renzi, a Salvini e soprattutto altri non-voti all’astensione.

C’è però una cosa che gioca a favore del Movimento 5 Stelle ed è l’avvilente scenario attuale: o Renzi o Salvini. Milioni di italiani non voteranno mai né l’uno né l’altro, neanche sotto tortura, e qualcuno dovrà comunque riempire quel vuoto. Quel qualcuno, oggi, è ancora anzitutto il M5S. Il quale, se porrà fine al suo pallosissimo masochismo, si troverà davanti una prateria quasi sconfinata di potenziali consensi. Non tutti in Italia vogliono morire democristiani, cioè renziani. Oppure berlusconiani, cioè sempre renziani.

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Cosa dovrebbe fare, oggi, il Movimento? Quello che lo ha portato a ottenere vittorie innegabili, dal Berlusconi senatore decaduto alla compensazione tra cartelli di Equitalia e crediti verso la Pubblica Amministrazione, dalla difesa dell’articolo 138 della Costituzione alla elezione di Sciarra alla Consulta e Zaccaria al Csm. La strada, per loro, è difficile ma non impossibile. La cinquina di deputati, discutibile nelle modalità (di fatto è un listino bloccato) e in alcuni nomi (davvero Sibilia era più adatto di un Cecconi, di un Toninelli e di un Villarosa?), aiuterà il loro compito. Arriverà anche una cinquina al Senato: ci starebbero bene Lezzi e Morra, non ci starebbe per niente bene l’Orso Yoghi talebano Crimi. Alcuni di questi nomi torneranno in tivù, dopo la meravigliosa trovata – per Renzi – di abbandonare i talk show su ordine di Casaleggio. Un po’ come tagliarsi gli zebedei per far dispetto alla moglie. Bravi grulli.

C’è dunque un campo sterminato di delusi e mai-renziani che non vedono l’ora di credere (o ricredere) in qualcosa o qualcuno. Lo scenario più probabile, purtroppo per i 5 Stelle, al momento è però un altro. Un calvario ipotetico in tre mosse.

Fase Tafazzi 1: l’epurazionismo. I 5 Stelle, a maggioranza parlamentare talebana, mirano a far fuori altri venti parlamentari, da loro ritenuti “zavorra”. Da 163, intanto, sono già passati a 143. Va detto che quasi tutti gli epurati somigliano tanto a Razzi e per nulla a Solzenicyn, e anche quelli che io stesso ritenevo stimabili (Orellana) si sono rivelati mere stampelle del governo. Chi è stato espulso, in altre parole, fa poi di tutto per dare ragione a chi li ha espulsi. Queste epurazioni a getto continuo costituiscono però un sistematico autosabotaggio di consensi: sono discutibili nelle modalità (prima vota l’Assemblea, no prima vota la Rete, no prima vota chi pare a Casaleggio: ebbasta, via) e servono a dare ulteriore propellente ai media che odiano il Movimento. Cecconi, uno dei più bravi, vorrebbe che la fase-epurazione si fermasse qui. Difficilmente lo ascolteranno.

Fase Tafazzi 2: il pizzarottismo. Il 7 dicembre Pizzarotti ha convocato i 5 Stelle a Parma per confrontarsi. Alcuni ci andranno (Sarti), molti altri no. Pizzarotti è uno degli esponenti migliori dei 5 Stelle e pone questioni dirimenti, ma è odiato dai talebani e non si capisce bene cosa voglia fare. La sensazione è che, prima o poi, varerà una sua forza politica. O comunque si aggregherà ad altri: non a Renzi, non pare il tipo e se lo farà perderà ogni credibilità, ma casomai a Civati e chi se ne andrà dal Pd e magari da Sel. Capire i 5 Stelle in Emilia è difficile: un crocicchio di tensioni e faide spesso personali, all’interno del quale si inseriscono anche banalissimi questioni di antipatia personale e magari di corna. Roba da sticazzi all’ennesima potenza. Una forza “sanamente dissidente”, che non sia cioè banalmente scilipotiana ma che miri a un’opposizione più “tattica”, costituirebbe in sé un accrescimento democratico. I problemi, però, sarebbero due. Anzitutto, a quella nuova realtà, si aggregherebbero subito furbetti (in Emilia ce ne son tanti) e residuati (ex Sel eccetera). Una sorta di Tsipras 2.0. Una nuova forza così concepita non farebbe poi che frammentare l’opposizione, come sempre è avvenuto in Italia.

Fase Tafazzi 3: il megarenzismo. Con un Movimento 5 Stelle svuotato dai dissidenti e divenuto un collettivo massimalista senza alcuna possibilità di governo, e con una nuova forza “pizzarottiana” (guidata da Landini?) eternamente minoritaria, Renzi governerebbe per i prossimi vent’anni. Alternandosi ogni tanto alla destra fascistoide di Salvini. Wow, che prospettiva allettante.

P.S. A voi la scelta, Movimento 5 Stelle.

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