Alti e bassi. Le condizioni generali del medico di Emergency, contagiato dall’Ebola e ricoverato allo Spallanzani di Roma, ”sono lievemente peggiorate”. Solo 24 ore fa l’infettivologo siciliano, tornato dalla Sierra Leone, sembrava essere stabile. Il paziente, come si legge nel bollettino medico, “ha ricevuto nel pomeriggio di ieri la seconda infusione di plasma di convalescente arrivato dalla Germania, senza nessuna reazione avversa”.

La “febbre” è “elevata”, il paziente presenta “una profonda spossatezza e esantema cutaneo diffuso” ma “è facilmente contattabile, autosufficiente, risponde a tono alle domande poste” e “respira spontaneamente”. Ci sono anche altre buone notizie: “È’ normale la funzione renale e in miglioramento i valori delle transaminasi”. La prognosi, si rileva nel bollettino clinico, ”continua ad essere riservata”.

L’inviato Onu in Africa Occidentale Tony Banbury in un’intervista alla Bbc ha spiegato che c’è ancora un “enorme rischio” che il virus Ebola si estenda in altri paesi oltre a quelli già colpiti e ha invitato la comunità internazionale a intensificare gli sforzi, soprattutto in alcune zone dove il numero di nuove infezioni è ancora molto alto. Secondo i piani dell’Onu entro oggi il 70% degli infettati sarebbe dovuto essere in trattamento, e il 70% delle sepolture dei pazienti effettuato in maniera sicura. “L’obiettivo è raggiunto nella maggior parte delle aree di Liberia, Guinea e Sierra Leone – ha sottolineato  – ma ci sono alcune zone, specialmente in Sierra Leone nella capitale Freetown e nella città di Port Loko, dove siamo indietro, e dove dobbiamo intensificare gli sforzi”.

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