Esecuzioni sommarie, decapitazioni e punizioni corporali. I dati forniti dall’organizzazione riportano l’attenzione sulla situazione della cittadina libica, da sempre sede di movimenti integralisti e che al momento rappresenta uno dei punti cruciali per l’espansione dello Stato Islamico in Nord Africa
“Miliziani mascherati appartenenti al Consiglio della Shura per la gioventù hanno inferto 40 frustate a 8 uomini nella piazza di El Shababa. Erano colpevoli di aver bevuto alcol durante una festa di laurea”. Questa è una delle testimonianze raccolte da Human Rights Watch che in un’informativa pubblicata giovedì scorso ha denunciato gli abusi sui residenti di Derna, cittadina di circa 100mila abitanti a est della Libia che da anni vede la presenza di militanti di Al Qaeda.
Il passaggio di una parte di Derna allo Stato Islamico si è compiuto alcune settimane fa con la proclamazione della “provincia della Cirenaica”, in arabo Wilayat Barka, da parte dello sceicco yemenita Mohammed Abdullah (nome di battaglia Abu al Baraa al Azdi). Con l’aiuto di 800 miliziani prevalentemente libici che, come al Azdi hanno combattuto in Siria o in Iraq, si è imposto sulla brigata Abu Salem, gruppo jihadista affiliato ad Al Qaeda. Oltre al Consiglio della Shura, altre brigate partecipano al controllo della nuova provincia affiliata al Califfo. Tra di loro ci sono “Lo scudo libico”, Rafallah al Sahati, i “Martiri della brigata del 17 febbraio” e Jaish al Mujahideen.
Secondo quanto raccontato da Hrw, dallo scorso Aprile il Consiglio della Shura per la Gioventù ha instaurato il suo sistema giudiziario e amministrativo. Il gruppo ha creato un comitato legale per la riconciliazione e ha nominato i suoi giudici in una nuova corte islamica. A questo si aggiunge la creazione di un Diwan al Hisbah (consiglio per la promozione della virtù e la prevenzione dei vizi), di un corpo di polizia e di un’autorità per l’istruzione. “La città è completamente sotto il controllo dei fondamentalisti”, dice un attivista a Hrw, “condividono la stessa ideologia, puntano tutti all’applicazione della sharia e l’unica cosa che li differenzia è l’adesione all’Isis”.
I dati forniti dall’organizzazione per i diritti umani riportano l’attenzione sulla situazione della cittadina libica, da sempre sede di movimenti integralisti e che al momento rappresenta uno dei punti cruciali per l’espansione dello Stato Islamico in Nord Africa.
Human Rights Watch ha documentato almeno tre esecuzioni sommarie, dieci punizioni corporali eseguite in pubblico, tre decapitazioni e numerosi omicidi politici dall’inizio del 2014.
Un altro abitante di Derna racconta che lo scorso 27 luglio, il gruppo ha giustiziato un cittadino libico, Basru al Huweidi, e un uomo di nazionalità egiziana, entrambi accusati di omicidio. I familiari della vittima avrebbero portato i due presunti assassini al tribunale islamico che ha interrogato e condannato gli imputati nello stesso giorno. Il Consiglio della Shura ha annunciato, inoltre, di avere cellule diffuse in svariate città della Libia tra cui la capitale Tripoli ma, al momento, Derna si afferma come il punto principale anche per il reclutamento di jihadisti provenienti dal Maghreb e in particolare dalla Tunisia, paese che conta già 3000 cittadini arruolati nello Stato Islamico.
La Libia non è l’unica nazione, al di fuori della Siria e dell’Iraq, ad avere dei gruppi fedeli al califfo Al Baghdadi. Altre affiliazioni sono arrivate quasi in contemporanea con la Libia da Egitto, Yemen e Algeria. La più importante è quella di Ansar Beyt al Maqdis, il gruppo egiziano presente nella penisola del Sinai. L’organizzazione è responsabile della morte di più di 500 membri delle forze di sicurezza nei numerosi attentati compiuti in tutto il paese dal luglio del 2013, mese della destituzione del presidente dei Fratelli Musulmani Mohammed Morsi. Inoltre, questa ondata di dichiarazioni di affiliazione al califfato di Siria e Iraq delinea un nuovo quadro globale della diffusione della jihad diversa da quella di Al Qaeda.
“Bin Laden era noto per essere il leader della jihad deterritorializzata, senza confini che agiva con delle strategie e con dei network clandestini. Qui, invece, siamo di fronte una riterritorializzazione del fenomeno”, spiega Bernard Rougier, direttore del Centro studi Cedej del Cairo. “I miliziani di Daesh (Isis, ndr) stanno instaurando dei sistemi amministrativi con una rete statale autonoma che si impone in territori che da lungo tempo sono fuori controllo dalle autorità statali a cui appartengono”.