E’ stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per concorso in falso in atto pubblico, con la sospensione condizionale della pena, l’ex assessore regionale lombardo Massimo Buscemi (nella foto) del Pdl, che, secondo l’accusa, avrebbe dichiarato il falso per entrare insieme a Francesco Magnano, il “geometra” di Arcore, nel carcere di San Vittore di Milano. La vicenda risale al gennaio 2012, quando i due volevano fare visita all’ex vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, arrestato nei giorni precedenti nell’ambito delle inchiesta sulle presunte tangenti per la costruzione della discarica di Cappella Cantone. Il pm di Milano Paolo Filippini, nella scorsa udienza, aveva chiesto la condanna a un anno e dieci mesi di reclusione, ridotta dal giudice della decima sezione penale del Tribunale di Milano, che ha escluso le aggravanti e applicato le attenuanti generiche.
Secondo l’accusa, l’ex assessore avrebbe fatto credere al personale del carcere che Magnano era un suo collaboratore, omettendo di dire che in realtà faceva parte della giunta regionale in qualità di sottosegretario, violando le regole sulle visite ai detenuti. Senza un regolare permesso, quindi, Magnano non avrebbe potuto partecipare insieme a Buscemi al colloquio con Nicoli Cristiani, durato circa 30 minuti. Buscemi, all’epoca era un esponente del Pdl e assessore alla Cultura della Giunta Formigoni.
Il legale dell’ex assessore, Salvatore Stivala, ha chiesto invece l’assoluzione perché “il fatto non sussiste e non costituisce reato”, sottolineando che “l’unico errore di Buscemi è stato quello di non essersi debitamente informato sulle procedure”. Per la stessa vicenda lo scorso 28 maggio Magnano, fedelissimo di Silvio Berlusconi e anch’egli, all’epoca, esponente del Pdl e sottosegretario della Regione Lombardia con delega alla Promozione del territorio, era stato condannato con rito abbreviato a un anno e sei mesi di reclusione.
Buscemi era stato coinvolto nello scandalo sulla villa sarda dell’ex governatore Formigoni. L’ex assessore alla Cultura era stato intercettato mentre avvertiva il suo Presidente: “Siamo nella merda“.