Nel 1986, dopo le richieste di fallimento portate avanti dalla Cgil, l’Eternit chiuse lo stabilimento e il 2 dicembre 1987emise un’ordinanza che, anticipando le leggi nazionali, vietava la fabbricazione, l’uso e il commercio del cemento-amianto.
Un’altra scomparsa segna Casale Monferrato. A quasi due settimane dall’annullamento della condanna all’ex manager dell’Eternit Stephan Schmidheiny è morto Riccardo Coppo, il sindaco che nel 1987 mise a bando la fabbricazione, l’uso e il commercio dell’amianto in città. Coppo, 69 anni, è deceduto nella notte per le complicazioni provocate da un tumore.
Da primo cittadino aveva sempre seguito con molta preoccupazione la vicenda Eternit. Dopo molti anni da consigliere comunale della Dc e poi da assessore, nel 1984 venne eletto sindaco. In questa veste il 24 settembre 1985 scrisse una lettera a Schimdheiny. Voleva incontrarlo per chiedergli conto di quanto accadeva a Casale: “Non ho mai ricevuto risposta”, aveva ricordato durante la sua testimonianza al processo Eternit a Torino il 10 maggio 2010. In quell’udienza lesse integralmente la lettera: “Le scrivo per esprimerle la più viva preoccupazione per la sorte dell’industria Eternit di Casale – esordiva per poi andare a toccare tasti più dolenti -. Il più grave motivo di preoccupazione per me rimane quello della lavorazione dell’amianto per le sue conseguenze sulla salute dei lavoratori e della popolazione tutta”. A sostegno della sua inquietudine portava dei dati inconfutabili: “A parte il problema ormai noto da decenni dell’asbestosi, indagini recenti evidenziano che la percentuale di incidenza di tumori polmonari, e soprattutto di mesotelioma pleurici, sulla popolazione casalese è enormemente superiore alla media nazionale”.
Nel 1986, dopo le richieste di fallimento portate avanti dalla Cgil, l’Eternit chiuse lo stabilimento e il 2 dicembre 1987 Coppo emise un’ordinanza che, anticipando le leggi nazionali, vietava la fabbricazione, l’uso e il commercio del cemento-amianto.
Lo fece “in base a un’indagine condotta dai medici dell’ospedale locale che diede risultati di una gravità inaudita e anche perché nella popolazione non c’era ancora la consapevolezza della gravità dovuta alla presenza dell’amianto”, aveva detto durante l’udienza del 2010. Quell’ordinanza si rivelò fondamentale per fermare la Safe, società francese dell’Eternit che si fece avanti per rilevare una parte dello stabilimento e riprendere la produzione dando lavoro a 350 ex operai rimasti disoccupati: “Coppo diede il colpo di grazia al tentativo di riconciliazione dell’Eternit. Per la prima volta un’istituzione intervenne con una decisione radicale sull’amianto”, ricorda oggi Bruno Pesce, coordinatore dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto di Casale.
Nonostante gli ultimi tempi siano stati segnati dalla malattia, Coppo è rimasto molto vicino ai suoi concittadini. “In questi giorni – dichiarano l’attuale primo cittadino Titti Palazzetti e il presidente del Consiglio comunale Davide Sandalo – il suo nome è ricorso spesso nei nostri discorsi e nelle trasmissioni televisive come il sindaco che ha portato alla chiusura dello stabilimento dell’Eternit, ha iniziato la bonifica e ha sostenuto la città nella ricerca della giustizia. Un esempio di coraggio e determinazione”. Nicola Pondrano, sindacalista e presidente del Fondo per le vittime dell’amianto, ricorda la sua presenza costante: “Veniva col pullman a seguire le udienze del processo. È stato sempre presente ed è sempre stato molto sensibile”.
Foto per gentile concessione del bisettimanale “Monferrato”