Mosca ha deciso di privatizzare un'altra quota, riducendo quella statale al 50,1 per cento. La capitalizzazione del gruppo energetico è scesa a circa 50 miliardi di dollari che si confrontano con 60 miliardi di debiti
Mentre la Russia conteggia perdite miliardarie a causa del calo dei prezzi del petrolio, il governo di Mosca ha deciso di privatizzare il 19,5% di Rosneft. riducendo la quota statale al 50,1%. Il gruppo petrolifero pubblico, pesantemente colpito dagli effetti delle sanzioni occidentali, la scorsa estate ha chiesto aiuto alle casse pubbliche per far fronte a un debito verso le banche e gli obbligazionisti che, secondo Bloomberg, ha ora raggiunto i 60 miliardi di dollari. Arrivando a superare il valore di mercato della compagnia, che quest’anno è crollato del 38% fermandosi a circa 50 miliardi.
L’esecutivo guidato da Dmitrij Medvedev ha approvato una risoluzione in base alla quale il 19,5% di Rosneft verrà venduto sul mercato a un prezzo “non inferiore a quello del 2006”, quando le sue azioni furono valutate 7,55 dollari. L’amministratore delegato di Rosneft, Igor Sechin, si è più volte detto a favore dell’operazione, che dovrebbe essere varata nel 2015, ma ha indicato come prezzo obiettivo 8,12 dollari. Valori lontani al corso attuale di Borsa: venerdì 28 novembre un’azione Rosneft valeva solo 4,73 dollari. Il crollo è legato, oltre che alle sanzioni e al tonfo del prezzo del petrolio, anche all’indebolimento del rublo.