Nuovo schiaffo di Vladimir Putin all’Europa: se Bruxelles “non vuole lo sviluppo del progetto South Stream, beh non sarà sviluppato”. Il capo del Cremlino non usa mezzi termini: “L’atteggiamento della Commissione europea è stato controproducente”, ha detto riferendosi al blocco del progetto imposto a seguito delle sanzioni dopo la crisi in Ucraina. La Bulgaria, pressata dall’Ue, non ha ancora dato il permesso al passaggio del gasdotto sul proprio territorio. I bulgari “dovrebbero chiedere i danni all’Ue per i mancati guadagni che avrebbero con South Stream, 400 milioni di euro all’anno per il transito del gas”, provoca il presidente. Insomma, il gas russo “sarà riorientato verso altre regioni del mondo”, e l’Europa “non riceverà” questi approvvigionamenti. La posizione europea “non favorisce gli interessi economici dell’Ue e danneggia la nostra cooperazione. Ma questa è la scelta dei nostri amici europei”.
Le bordate di Putin sono partite da Ankara, dove il presidente russo è in visita, nella conferenza stampa congiunta con Recep Tayyp Erdogan. A confermare il cambio di passo di Mosca, che in passato aveva paventato lo stop al progetto senza mai passare agli atti concreti, Putin ha voluto annunciare che propria la Turchia sarà uno dei primi Paesi “beneficiari” della nuova politica energetica russa. Ankara avrà uno sconto del 6% e vedrà aumentare gli approvvigionamenti di 3 miliardi di metri cubi. Non solo: Mosca mette in cantiere un nuovo gasdotto lungo il confine greco-turco, “per approvvigionare i consumatori del sud Europa”, ovvero la crescente domanda turca. Si tratta di una pipeline con una capacità annuale di 63 miliardi di metri cubi, ha precisato il capo di Gazprom, Alexey Miller.
South Stream è un progetto da 16 miliardi di euro che vede l’Italia in prima fila, con Eni primo partner di Gazprom, accanto ai francesi di Edf e ai tedeschi di Wintershall. L’Unione europea ha ribadito a più riprese che il progetto “non è una priorità” e che occorre puntare al ‘Corridoio meridionalè e alla “diversificazione delle forniture”. E sin dallo scoppio della crisi tra Kiev e Mosca, anche i vertici Eni avevano ammonito sul “futuro fosco” del progetto.
Mosca intanto soffre il ribasso dei prezzi del petrolio, con il rublo che crolla a picco. Ma ciò non impedisce a Putin di giocare sul tavolo della grande politica internazionale: dalla Turchia all’Egitto passando per il Medio Oriente, il nuovo Zar russo vuole riportare Mosca al centro del mondo sfruttando le frizioni di molti Paesi con Washington e Bruxelles.