Unipol si prepara a razionalizzare il capitale del gruppo. Obiettivo del numero uno Carlo Cimbri è eliminare le azioni privilegiate della capogruppo e convertire le risparmio della compagnia assicurativa delle coop. L’operazione, appena presentata dai vertici della società, rischia però di diventare ben presto un boomerang innescando una nuova ondata di cause da parte degli ex azionisti di risparmio di Fondiaria Sai. Bastonati in occasione delle nozze con Unipol e diventati soci di UnipolSai attraverso le azioni di risparmio di tipo A, i vecchi soci FonSai si sono infatti visti proporre condizioni decisamente meno interessanti di quelle riservate alla categoria dei titoli “gemelli” B. Azioni di risparmio, queste ultime, che in buona parte (67%) sono in pancia alla stessa controllante Unipol Gruppo Finanziario che a sua volta fa capo alle coop attraverso Finsoe.
La questione non è sfuggita al mercato. Se, infatti, Cimbri giudica “congruo” il prezzo di conversione dei titoli di risparmio di tipo A, la Borsa non concorda tanto che lunedì ha affossato i titoli che hanno accusato un tonfo superiore al 12% a 212 euro. Per gli esperti il responso del mercato è inequivocabile: l’operazione non è interessante, quindi sfavorevole. Tanto più che Cimbri ha già fatto sapere di non essere disponibile a rivedere le condizioni di conversione offerte agli ex soci di risparmio FonSai che riceveranno 100 azioni ordinarie per ogni titolo nelle loro mani. E ha poi mandato un chiaro messaggio a chi dovesse decidere di non partecipare all’operazione e uscire dai giochi senza incassare l’eventuale dividendo per il 2014. Se il diritto di recesso – cioè il prezzo di 228,37 euro per azione che Unipol ha deciso di pagare per liquidare i soci dissenzienti tra i titolari delle risparmio A – supererà complessivamente la soglia dei 30 milioni di euro, il gruppo “non farà alcuno sforzo superiore” per coprirlo, con il risultato che l’operazione chiesta da tempo dagli stessi azionisti che si ritenevano già danneggiati dalle condizioni poste con il passaggio sotto l’ala delle coop, salterà. “Se il mercato in larga maggioranza gradisce, bene. Altrimenti resteremo volentieri con la categoria di risparmio A tra le nostre azioni”, ha commentato Cimbri con un chiaro prendere o lasciare.
Le condizioni proposte dal manager, però, non sono sfavorevoli per tutti. La conversione delle risparmio B (+0,09% lunedì in Borsa) in ordinarie UnipolSai che prevede lo scambio 1 a 1 con i titoli ordinari è, secondo gli analisti di Intermonte, “fair e senza sorprese” e i titoli che sono prevalentemente di proprietà di Unipol nel giorno dell’annuncio hanno chiuso in semi parità a +0,09% mentre le azioni ordinarie della compagnia hanno perso il 2,52 per cento. Cioè niente rispetto a quanto hanno bruciato le risparmio di tipo A, rendendo il confronto delle condizioni poste ai due tipi di azionisti ancora più impietoso. Infine c’è la trasformazione in azioni ordinarie delle Unipol Gruppo Finanziario privilegiate, almeno un terzo delle quali è direttamente in mano ad alcune delle coop maggiori. L’operazione avverrà ad un prezzo “favorevole” (1 a 1) , sempre secondo Intermonte, che rileva come venerdì scorso i titoli privilegio valevano il 7,8% in meno degli ordinari. Non a caso lunedì in Borsa in scia all’annuncio le Unipol privilegio hanno guadagnato l’1,68% mentre le ordinarie hanno perso il 5,28 per cento.
Il mercato, insomma, ha già dato il suo giudizio sulle proposte di Cimbri che arriveranno alle rispettive assemblee dei soci a partire dal 26 gennaio 2015. Per allora probabilmente ci saranno anche altre novità in casa Unipol. Anche perché la controllante Finsoe ha intenzione di cambiare volto. La cassaforte, che controlla il 50,7% della holding che controlla il polo assicurativo per conto una quindicina cooperative capitanate dalla Holmo spa e da una manciata di soci finanziari con esponenti di spicco come Jp Morgan, ha, infatti, deciso di approfondire “eventuali modalità di scioglimento” della holding. L’operazione sarà effettuata però senza rinunciare al controllo di Unipol che sarà mantenuto attraverso la definizione di un patto di sindacato fra alcuni degli attuali soci della holding.