Trentasette arresti nell'inchiesta del Ros. In manette Massimo Carminati, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della Banda della Magliana. Agli indagati gli inquirenti, coordinati di Giuseppe Pignatone, contestano a vario titolo anche estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio
“È la teoria del mondo di mezzo compà. …. ci stanno . . . come si dice . . . i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo … e allora …. e allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano… come è possibile… che ne so… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi”. Parola di Massimo Carminati, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della Banda della Magliana, numero uno dell’organizzazione criminale decapitata dagli uomini del Ros.
Un gruppo, chiamato Mafia Capitale, capace di infiltrarsi e fare business nella gestione dei centri accoglienza per immigrati e dei campi nomadi, di finanziare cene e campagne elettorali, come quella dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, tramite la Fondazione Nuova Italia di cui l’esponente di Fratelli d’Italia è presidente. Ma anche di coinvolgere nella loro rete politici di destra e di sinistra. Come, oltre all’ex primo cittadino dell’Urbe (indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso), anche Mirko Coratti (Pd), presidente dell’Assemblea Capitolina, che si è subito dimesso. Non solo. Nella rete anche due consiglieri regionali, uno dem (Eugenio Patanè) e l’altro di Forza Italia (Luca Gramazio), e l’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd). Che si è dimesso dicendo: “Sono estraneo ai fatti ma per senso di responsabilità rimetto il mio mandato”. Sullo stesso tono la dichiarazione di Alemanno: “Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza. Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta. Sono sicuro che il lavoro della magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti”. Nel registro degli indagati anche il responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, Italo Walter Politano anche lui risponde di associazione di stampo mafioso.
Un’immagine, quella di Roma, dominata da criminali che possono dire “comandiamo sempre noi” e che si svela con un’inchiesta, battezzata proprio Mondo di Mezzo, che ha portato in carcere 28 persone e ha fatto finire nel registro degli indagati un centinaio di persone. E nei cui confronti gli inquirenti, coordinati dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, contestano a vario titolo i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati.
“È una organizzazione mafiosa, usa il metodo mafioso” spiega il procuratore capo. Mafia Capitale è capace “di elaborare equilibri e sinergie”. Tanto che, cambiata la giunta dopo le elezioni comunali che hanno portato Ignazio Marino alla guida del Campidoglio, Carminati detta ordini a Salvatore Buzzi (numero uno della cooperativa 29 giugno, appartenente all’universo Legacoop): “Bisogna vendere il prodotto amico mio, eh. Bisogna vendersi come le puttane ades…adesso e allora mettiti la minigonna e vai a batte co’ questi amico mio, eh… capisci”. Gli inquirenti, infatti, hanno documentato un sistema corruttivo per l’assegnazione di appalti nel settore ambientale e delle politiche sociali e di finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate. Appalti per decine di milioni di euro a società collegate a Carminati: “In cambio di appalti a imprese amiche – ha spiegato il pm Michele Prestipino – venivano pagate tangenti fino a 15mila euro al mese per anni. Ma anche centinaia di migliaia di euro in un solo colpo”.
“Con questa operazione abbiamo risposto alla domanda se la mafia è a Roma. La risposta è che a Roma la mafia c’è” prosegue Pignatone, secondo cui “non c’è una unica organizzazione mafiosa” capace di controllare l’intero territorio. “Quella di cui stiamo parlando dimostra originarietà e originalità, proprio perché nasce nella capitale – dice il procuratore – e dimostra che le mafie sono cambiate, non ricorrono alla violenza e al controllo del territorio se non è necessario per creare assoggettamento”. E, sottolinea il capo della procura romana, “alcuni uomini vicini all’ex sindaco Alemanno sono componenti a pieno titolo dell’organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione. Con la nuova amministrazione il rapporto è cambiato ma Carminati e Buzzi erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni“.
Il giudice per le indagini preliminari ha invece rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Gennaro Mokbel e Salvatore Forlenza, che sono comunque indagati. Tra gli arrestati anche l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini. È in alcune intercettazioni, tra Mancini e Carminati, che è venuto fuori il nome dell’ex primo cittadino già esponente di Alleanza Nazionale e ora Fratelli d’Italia. Ed è Carminati che, secondo gli inquirenti, “individua e recluta imprenditori… mantiene i rapporti con altri esponenti delle altre organizzazioni criminali operanti su Roma nonché con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario, con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”. I carabinieri hanno perquisito gli uffici della Regione Lazio e del Campidoglio per acquisire documenti gli uffici della Presidenza dell’Assemblea Capitolina e presso alcune commissioni della Regione Lazio. Contemporaneamente la Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro di beni per un valore di 200 milioni di euro.
In manette anche Riccardo Brugia (in passato arrestato per rapina e vicino agli ambienti del Nar), Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Fabio Gaudenzi (con precedenti per rapina), Raffaele Bracci, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Salvatore Buzzi, Fabrizio Franco Testa, Carlo Pucci (ex dirigente Ente Eur), Franco Panzironi (ex amministratore delegato Ama), Sandro Coltellacci, Nadia Cerrito, Giovanni Fiscon, Claudio Caldarelli, Carlo Maria Guarany, Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Mogliani, Giovanni Lacopo, Claudio Turella (ex responsabile Servizio giardini del comune), Emilio Gammuto, Giovanni De Carlo, Luca Odevaine (ex vice capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Veltroni e capo della polizia provinciale). Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Patrizia Caracuzzi, Emanuela Salvatori, Sergio Menichelli, Franco Cancelli, Marco Placidi, Raniero Lucci, Rossana Calistri, Mario Schina.