Ci sono eventi che prima di essere commentati, devono essere lasciti sedimentare. Perché troppo importanti, troppo complessi, poco chiari. Vedi l’incontro fra i presidenti Obama e Xi Jinping, l’undici novembre ultimo scorso. Ricordate? Titoli della stampa italiana: “Accordo raggiunto tra Cina e Usa sul taglio delle emissioni di Co2 negli anni a venire” e ancora: “La svolta arriva sul clima. Intesa storica tra Cina e America. Dopo 17 anni di veti incrociati, Pechino e Washington pronti ad annunciare uno storico accordo. Sono i due Paesi che producono più emissioni al mondo”.

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Rullo di tamburi, squilli di trombe. Al solito, troppi a dire cose che hanno senso a caldo e fanno senso a freddo.
Vero. Xi Jinping ha modificato la storica posizione della Cina sul tema delle emissioni di Co2, ovvero “noi si inquina quanto ci pare perché siamo un paese in via di sviluppo e i paesi ricchi non possono venire a dirci cosa dobbiamo fare dopo che hanno inquinato per secoli per diventare ricchi…”.

Lo ha fatto perché nelle grandi città cinesi non si respira più. Pechino, 12 gennaio 2013. La concentrazione delle particelle fini nell’aria -sono quelle di diametro inferiore a 2,5 micrometri che mettono a rischio la salute- a Pechino è stata ufficialmente misurata in 993 microgrammi per metro cubo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare la concentrazione di 25 mg/m3. Responsabile principale: il carbone. Il 79 per cento dell’energia elettrica utilizzata in Cina viene prodotta da combustibili fossili, soprattutto carbone. Il carbone costa. La maggior parte delle riserve è nel nord o nordovest del paese e il suo trasporto è un formidabile problema logistico. Quasi la metà della capacità del sistema ferroviario cinese è utilizzata per trasportare carbone. Il costo in vite umane nell’estrazione è inaccettabile. Il carbone inquina. La Cina ha superato gli Usa come maggior contributore mondiale di emissioni di diossido di carbonio. La Us Energy Information Administration ha calcolato che la quota parte della Cina delle emissioni generate dalla combustione del carbone cresce del 2,7 per cento annuo, da 4,9 miliardi di tonnellate nel 2006 a 9,3 miliardi nel 2030, circa il 52 per cento del totale mondiale. Le emissioni totali di diossido di carbonio in Cina crescono dal 2,8 per cento annuo, dai 6,2 miliardi di tonnellate nel 2006 alle 11,7 nel 2030, pari al 28 per cento del totale mondiale. Anche quelle Usa crescono dello 0,3 per cento annuo, da 5,9 miliardi di tonnellate nel 2006 alle 7,7 nel 2030. Insomma, il più pulito ha la rogna…

Nel marzo 2013, la nuova leadership cinese ha dato la massima priorità alla soluzione del problema. Nell’agosto 2013 afferma che la Cina ridurrà le sue emissioni di carbonio del 40-45 per cento al 2020. Suona bene come obiettivo, peccato però che la base di riferimento sono i valori 2005 non quelli attuali.

C’è chi ha scritto su autorevoli testate italiane: “Gli Usa si sono impegnati a diminuire le proprie emissioni del 26-28 per cento al 2025, rispetto ai livelli 2005, mentre la Cina ha dichiarato la propria intenzione di ridurre il picco delle emissioni entro il 2030, raggiungendo, per tale data, anche una quota del 20 per cento di energia da fonti non fossili (in maggior parte rinnovabili)”.

Domanda: possibile che nessuno si preoccupi mai di controllare le fonti prima di scrivere sciocchezze? L’impegno Usa non fa altro che riportare il livello di emissioni a quello registrato nel 1990. La Cina ha dichiarato che fino al 2030 il livello continuerà a crescere.

La Cina ha accettato l’obiettivo di produrre il 20 per cento di energia con fonti in maggior parte rinnovabili? Falso. Nel Marzo 2014 il Primo Ministro cinese annuncia che la Cina coprirà il 20 per cento dei suoi consumi di energia primaria al 2030 con fonti non-fossili, anno in cui raggiungerà il massimo delle sue emissioni inquinanti. Chiaro? Fino al 2030, nonostante quanto dichiarato da tante autorevoli fonti, il valore delle emissioni continuerà ad aumentare. Altro che riduzione! Altro che obiettivi concordati. Il tetto del 20 per cento è stato deciso ben prima del vertice Usa-Cina. La Cina non ha mai detto che lo raggiunge con fonti “in maggior parte rinnovabili”. Anzi… ne parliamo fra poco.
Grande successo della diplomazia Usa avere fatto cambiare idea agli esponenti del governo cinese? Non direi proprio. L’avevano già modificata mesi fa.

Maggiore sincerità e senso pratico in alcuni titoli della stampa estera, in particolare Usa: “L’accordo di Obama con la Cina è una grande vittoria per il solare, il nucleare e per il carbone pulito. Potremmo vedere a breve un armistizio nella guerra commerciale sul solare”. Altro che senso di responsabilità del vertice statunitense e cinese, come dichiarato da Greenpeace Italia, il 12 novembre 2014: “L’accordo odierno dimostra comunque che i leader mondiali stanno finalmente iniziando a prendere coscienza di quanto affermato dalla scienza, chiesto dai cittadini e confermato da alcune aziende virtuose: per fermare i cambiamenti climatici occorre agire subito e insieme, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica”.
A Usa e Cina, di fermare i cambiamenti climatici, sempre che siano causati da noi e sia possibile farlo, gliene importa poco. Trattasi, al solito, di politica sottile e di vile denaro.

L’accordo serve ai due paesi per presentarsi in posizione di forza al negoziato internazionale sul Clima dell’anno prossimo a Parigi. Serve a Obama per rafforzare la sua posizione interna dopo la débâcle delle elezioni di Midterm. Serve a Xi Jinping per avere la benedizione internazionale al piano nucleare cinese dei prossimi decenni. Altro che fonti alternative al carbone in maggior parte rinnovabili! La fonte non fossile, quasi rinnovabile, se si considera la tecnologia dei reattori veloci, in cima alla lista della politica energetica cinese è il nucleare.

24 ottobre 2012. Libro Bianco sulla Politica Energetica, pubblicato dal Consiglio di Stato cinese. Dice che devono crescere la quota parte di energia fossile da carbone pulito, da combustibili fossili a basso tenore di carbonio e da combustibili non-fossili: Non fossili comprendono le rinnovabili, ma si legge nucleare. Recita il Libro Bianco: “La Cina investirà di più nell’innovazione nel settore dell’energia nucleare, promuoverà l’applicazione di tecnologie avanzate, migliorerà il livello degli equipaggiamenti e darà grande importanza alla formazione degli addetti. La capacità nucleare installata in Cina è previsto che raggiunga i 40 Gwe nel 2015 (NdA: allo stesso orizzonte temporale, la capacità installata eolica si prevede raggiungerà i 10GWe, quella solare i 21 Gwe)”. So Sprecht China

Novembre 2014. Solito Consiglio di Stato. Viene pubblicato il Piano di Azione per la Strategia di Sviluppo dell’Energia. Si conferma quanto descritto nel Libro Bianco. L’obiettivo per il nucleare -reattori ad acqua pressurizzata di grande taglia (Pwr), reattori ad alta temperatura raffreddati a gas (Htr), e reattori a neutroni veloci – al 2020 sono 58 Gwe operativi, con altri 30 Gwe in costruzione, mentre la capacità installata idroelettrica raggiunge i 350 Gwe, quella eolica i 200 Gwe e quella solare i 100Gwe, sempre all’orizzonte 2020.
Nel 2040, anno più anno meno, si prevede un installato di Pwrs pari a 200 Gwe. Nel 2050 i reattori veloci produrranno 200 Gwe, per arrivare a 1400 Gwe nel 2100. Che nessuno sorrida davanti a una previsione al 2100 quando si ha a che fare con i cinesi. Se lo pensano, lo dicono e se lo dicono lo fanno.
Nel settembre 2013 è stato affermato che servono dai 4 ai 6 nuovi impianti all’anno fino al 2015 e il 13° Piano Quinquennale (2016-2020) ne prevede 6-8 all’anno, con un aumento a 10 impianti all’anno dopo il 2020.
Si lascia alla cura del lettore fare il conto di quanti reattori saranno installati in data 2100.

Il clima c’entra poco nelle conversazioni Obama-Xi Jinping. Politica e Soldi invece c’entrano tanto. Gli Usa sono felici delle dichiarazioni per il carbone pulito visto i soldi che gli Usa hanno investito in tale tecnologia, pronta per essere venduta. Ovvio che ben venga l’energia solare se farà fare tanti pannelli, e soldi, a entrambi.

Fra non molti anni la Cina sarà la nazione con il maggior numero d’impianti nucleari al mondo, con la migliore tecnologia, come sempre sviluppata da loro sulla base di quanto comprato e ben pagato e imparato dal resto del mondo. Attenzione, imparato, non copiato.

Gli ecologisti saranno felici per il miglioramento della qualità dell’aria, sperando che il clima non faccia scherzi stupidi. I cinesi saranno felici per non avere problemi energetici o d’inquinamento locale. Gli americani andranno in vacanza in Cina, visto che i cinesi saranno i proprietari del loro debito pubblico e del loro mercato.
Noi italiani?

Non avremo più un’azienda di grandi dimensioni che sia una, importeremo elettricità alla grande, avremo imparato a perfezione il mandarino e saremo il Bel Paese dove loro, i cinesi, verranno in vacanza. Speriamo.

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