“Avrei preso due piccioni con una fava. Il terzo era il fatto commerciale”. Così Francesco Schettino afferma – durante l’udienza che lo vede interrogato oggi a Grosseto per il processo Concordia – che ci sia stata una “utilità commerciale” nel realizzare il famoso ‘inchino’ all’Isola del Giglio. Una rotta, quella che prevedeva l’inchino, che non sarebbe stato tenuto a comunicare a Costa Crociere perché “il comandante non ha nessun obbligo di informare l’armatore”. Poi Schettino racconta: “La presenza di ospiti in plancia non era vietata. Sul ponte di comando addirittura facevamo, per 60 euro, dei tour durante la navigazione”. Infine aggiunge: “La genesi che ha portato al disastro è stata una stupidata. Bastava parlare”. L’avvocato di Schettino, Domenico Pepe, a margine dell’udienza, commenta: “E’accaduto un fatto che potrebbe succedere a chiunque, abbiamo visto quello che è accaduto con altri naufragi in tutto il mondo”  di Max Brod

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