E’ colpa del timoniere che sbagliò per due volte a eseguire gli ordini. E’ colpa della plancia di comando che non parlava “se aveva dubbi”. E’ forse colpa dell’ufficiale che disse una bugia. Oppure di una carta nautica sbagliata. L’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino alla fine racconta la sua versione del naufragio dell’isola del Giglio (32 morti) anche davanti al tribunale che lo deve giudicare. Un racconto che – come si è capito da questi mesi di udienze – non sposta nemmeno di una virgola le convinzioni della Procura di Grosseto: il capo Francesco Verusio ha detto che l’intenzione dell’accusa è di chiedere per il capitano di Meta di Sorrento oltre 20 anni di carcere (un calcolo per tutti i reati fisserebbe la richiesta di pena a 22 anni). Schettino deve rispondere di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, omesse comunicazioni alle autorità, abbandono di incapaci e naufragio colposo.

“Il timoniere? Non lo sostituii perché non credevo fossimo così vicini”
Schettino ha confermato la sua linea difensiva: mettere in luce errori ed omissioni dei suoi sottoposti in plancia. Parte di loro ha peraltro già patteggiato le pene, in particolare il comandante in seconda Ciro Ambrosio, il terzo ufficiale Silvia Coronica, il timoniere Jacob Rusli Bin. L’ex comandante della nave della Costa Crociere ribadisce che la colpa va data intanto a Rusli Bin. E perché non l’ha tolto dal timone, allora, “dopo i due errori consecutivi”? “Perché – ha spiegato Schettino – non immaginavo che fossimo in quel punto così vicini all’isola del Giglio, altrimenti l’avrei sostituito”. “Mi era capitata una cosa simile a Malta”, ha anche ricordato Schettino. L’ex comandante ha spiegato anche perché, parlando col timoniere, rise mentre diceva “Altrimenti andiamo sugli scogli”: “Fu una frase ironica e tranquilla perché non si aveva contezza della situazione“, della distanza più breve del previsto dagli scogli delle Scole, uno dei quali provocò poi uno squarcio nella fiancata della Concordia lungo oltre 70 metri.

“Mutismo generale in plancia. Non era una scolaresca”
E perché non si aveva contezza della situazione, tanto che solo un po’ di schiuma sulla parte emersa degli scogli permise di non piangere molti più morti e una tragedia ancora più grave? Schettino non era distratto nell’imminenza dell’impatto, ha assicurato, ma fu tratto in inganno dal “mutismo generale” in plancia di comando ma “non avevo con me mica una scolaresca”, ha aggiunto rispondendo alle domande del pm Alessandro Leopizzi. L’imputato ha detto di non essersi distratto né per la telefonata che fece al comandante in pensione Mario Palombo “che durò appena 30 secondi” per sapere quanta profondità ci fosse sotto la costa dell’isola, né quando, in plancia, ricordò al comandante in seconda Ciro Ambrosio di mettere il timone manuale mentre la nave procedeva a 15 nodi e mezzo verso l’isola. “Gli dicevo timone a mano e lui capisce… Era un reminding”, ha detto Schettino rispetto all’ordine di passare alla navigazione manuale. Se poi dire a Ambrosio “timone a mano” poteva generare distrazione nell’ufficiale di guardia, Schettino ha detto che “se con il mio comportamento ho generato un dubbio a una persona adulta, lui doveva essere in grado di manifestarlo”.

“Se qualcuno avesse avuto accuratezza non avrei detto ‘Andiamo sugli scogli’ ma qualcuno mi avrebbe dovuto dire ‘Comandante, siamo sugli scogli!’ e invece stettero zitti”

“Il mio vice? Se aveva dubbi poteva dirlo”
Schettino, rispetto al passaggio di consegne in plancia dopo che lui era arrivato dalla cena dopo la partenza da Civitavecchia, ha aggiunto: “Non si creda che io non abbia tormento per questa stupidata. Bastava parlare e dire… Io ho cercato di giustificare anche gli altri”. Più precisamente quando Schettino disse “the master take the com” (il comandante prende il comando) se chi tiene la rotta, cioè Ambrosio, “ha dei dubbi deve manifestarli”, ha spiegato l’ex comandante, invece “credevo di essere molto più distante dalla costa e poi Ambrosio era in progressione numerica”, cioè stava eseguendo la manovra. In realtà, ha detto Schettino, “la nave era fuori rotta per motivi di tempo, di quattro minuti. Se non avessi visto quella benedetta schiuma, chi parlava in plancia? Il mutismo generale mi ha tratto in inganno”. “Se qualcuno avesse avuto accuratezza non avrei detto ‘Andiamo sugli scogli’ ma qualcuno” degli ufficiali “mi avrebbe dovuto dire ‘Comandante, siamo sugli scogli!’ e invece stettero zitti”. Nessuno segnalò, degli scogli si accorse solo lui grazie agli sbuffi del mare su uno scoglio. Schettino attacca: “O siamo dei kamikaze, o avevano tutti paura di parlare, o un ufficiale mi ha detto una bugia e la carta nautica era sbagliata. Oppure avevamo preso un sottomarino!”.

“Ci avvicinammo al Giglio anche per motivi commerciali”
E non è completamente colpa sua neanche la manovra di avvicinamento all’isola del Giglio. Furono piuttosto i contatti con il comandante in pensione Mario Palombo, che spesso soggiorna sull’isola, e la richiesta del maitre Antonello Tievoli a indurlo a decidere per il passaggio davanti all’isola: “Considerato anche l’aspetto commerciale volevo prendere tre piccioni con una fava”, cioè fare un piacere a Tievoli, “omaggiare l’isola e Palombo” e dare un valore aggiunto all’aspetto commerciale della crociera. In precedenza, ha detto Schettino, “un paio di volte ho fatto un passaggio ravvicinato al Giglio”, quanto alla rotta ha ammesso di averla approvata e di aver visto la carta nautica su cui era tracciata. “In questo caso – ha continuato Schettino – non essendo pianificata la navigazione turistica”, come potrebbe essere in un golfo magari prevedendo anche una sosta, “ma trattandosi di un’accostata, non ho avvisato nessuno” della compagnia di navigazione.

“Passeggeri in plancia? Sì, a 60 euro”
E nega anche di essersi avvicinato alla costa per fare colpo sulla hostess e ballerina moldava Domnica Cemortan. In generale, ha proseguito, nelle crociere può capitare che gruppi di passeggeri siano ospitati in plancia di comando per osservare la navigazione e le operazioni di governo della nave. “Al massimo è ammessa una dozzina di passeggeri per volta” e “mai nelle navigazioni sotto costa”, ha spiegato, dicendo di ricordare che la direzione commerciale per queste esperienze faceva pagare 50-60 euro e che è usuale organizzare le visite in plancia nelle crociere in Norvegia dove i passeggeri non escono all’esterno.

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