L'ultimo studio sugli effetti del particolato ha convinto il primo ministro Manuel Valls che i veicoli a gasolio vanno ostacolati. Un'inversione di rotta dopo anni di incentivi ai piccoli diesel, premiati per le basse emissioni di CO2. E che arriva proprio quando gli Euro 6 portano particolato e NOx al livello dei benzina
“I motori diesel sono stati a lungo privilegiati e questo è stato un errore. Bisogna progressivamente ritornare sulla decisione con intelligenza e pragmatismo”. Con queste parole, pronunciate durante il discorso conclusivo della Conferenza ambientale organizzata dal governo, il primo ministro francese Manuel Valls (nella foto) ribalta decenni di politiche statali che, grazie a una bassa tassazione del gasolio e all’incentivazione di molti modelli medio-piccoli hanno favorito la diffusione della auto diesel nel Paese. In Francia, infatti, il 62% delle auto vendute nella prima metà dell’anno sono diesel (in Italia la quota è di circa il 55%) e l’80% del combustibile per autotrazione venduto è gasolio.
Il capo del governo ha promesso di mettere a punto, dall’anno prossimo, un “sistema di identificazione dei veicoli in funzione delle loro emissioni inquinanti” che “aiuterà le comunità a sviluppare politiche che favoriscano i veicoli più puliti”. Gli fa eco il ministro per l’Ecologia Ségolène Royal, che assicura che i dispositivi di legge saranno inseriti in un prossimo progetto di legge e pronti per febbraio: “Se diamo un impulso forte, ed eliminiamo il vantaggio competitivo dei diesel, ci si orienterà sul trasporto sostenibile e daremo un impulso all’auto elettrica“. Che pure, meglio ricordarlo, non è a emissioni zero se la corrente è prodotta utilizzando fonti non rinnovabili.
La retromarcia sui diesel, di cui c’erano state alcune avvisaglie nel corso dell’anno, ha subito un’accelerata a seguito della diffusione, un paio di settimane fa, dei risultati di uno studio sulla qualità dell’aria di Parigi condotto da CNRS di Orléans negli ultimi 18 mesi. La ricerca ha rivelato che le polveri fini del diametro da 0,2 a 1 micron emesse dai veicoli diesel e dalle stufe a legna erano del tutto fuori controllo nella capitale lo scorso inverno, e sarebbero responsabili di 42.000 decessi l’anno in Francia.
Per il momento, però, non è chiaro come il governa intenda penalizzare le auto diesel. Valls ha detto nel suo discorso di non voler danneggiare le fasce più modeste della popolazione, quelle che guidano veicoli più vecchi e che sarebbero maggiormente colpite da un aumento del prezzo dei carburanti, ma il governo ha annunciato che aumenterà la tassa sul consumo di prodotti energetici (Ticpe) di due centesimi di euro al litro, portando alle casse dell’erario 800 milioni di euro l’anno in più.
In Francia, intanto, il dibattito è acceso. Perché se è vero che l’Europa è l’unico Continente in cui i diesel dominano il mercato delle automobili – in Asia, così come in America, e pure in Russia si usa soltanto la benzina – è altrettanto vero che non si possono stravolgere da un giorno all’altro le regole su cui si sono costruite l’industria e il mercato: il numero uno di PSA Peugeot-Citroën Carlos Tavares, al Salone di Parigi di inizio ottobre, si è erto a difesa dei nuovi diesel piccoli ed estremamente parsimoniosi sviluppati in Francia. E premiati anche dai consumatori perché, grazie alle basse emissioni di CO2, rientravano negli incentivi statali, che lì funzionano con un meccanismo bonus-malus legato al consumo.
I veicoli diesel, infatti, a parità di potenza emettono meno CO2 rispetto a quelli dei benzina perché hanno un rendimento migliore. Cioè, in parole povere, consumano meno. Ma se i motori a gasolio emettono meno gas serra, d’altro canto producono particolato, che sui modelli sprovvisti di filtro (quindi parte degli Euro 4, e tutti gli Euro 3, 2, 1 e 0 in circolazione) vengono liberati direttamente nell’atmosfera, e ossidi di azoto (NOx). Sui motori più moderni omologati Euro 6 (ossia tutti quelli in vendita a partire da settembre 2015) sarà però obbligatorio il trattamento degli NOx per portarli quasi al livello di quelli dei motori a benzina: se con gli Euro 3, nel 2000, era ammessa l’emissione di 500 mg di NOx al km, gli Euro 6 non ne potranno rilasciare più di 80, contro i 60 dei motori a benzina. Il problema non lo creano i diesel in generale, dunque, ma i diesel vecchi. Secondo il quotidiano francese Le Figaro, “è sul parco circolante che bisogna concentrarsi, ma lo Stato non ha i mezzi finanziari per incentivare il ritiro dalla circolazione dei diesel più anziani”.