In serie positiva da 8 partite, il Grifone è secondo per rendimento solo alla Juve. Per il tecnico una rivincita dopo il flop all'Inter: tantissimi i ragazzi valorizzati e già in orbita nazionale
Domenica hanno impiegato appena otto minuti a liquidare il Cesena. Affondo di Matri, poi bis di Antonelli. Burdisso ha aggiunto la panna montata, infilando il 3-0 con un tiro deviato dalla difesa bianconera. Blitz in trasferta e terza poltrona del campionato divisa con il Napoli. Una posizione che al Genoa inizia a stare pure stretta. La qualità del gioco espresso dalla squadra di Gasperini lascia pensare che la lotta per l’ultimo posto in Champions League non sia utopia. E i numeri danno conforto all’idea cullata dalle parti di Pegli.
Il Genoa non perde da otto partite. Dopo la sconfitta nel derby – era il 28 settembre – ha messo insieme 5 vittorie e 3 pareggi (18 punti). Tra ottobre e novembre è così risalito dall’undicesima alla terza piazza. Hanno fatto peggio anche Roma e Napoli (16), mentre l’allora lanciatissima Udinese è crollata. Solo la Juventus ha saputo reggere il ritmo del Grifone, aggiungendo 19 punti al bottino stagionale grazie a 6 successi, un pareggio e una sconfitta. E lo scivolone bianconero è avvenuto proprio a Marassi: la buccia di banana si materializzò al 94esimo. Sembrava il classico exploit che dà senso a una stagione. Si sta dimostrando solo l’innesco di un Genoa pirotecnico.
Anche perché solitamente la differenza tra un campionato buono e uno straordinario è tutta nel rendimento esterno. È lì che spesso naufragano i sogni della provincia. Invece finora i rossoblù sono stati secondi solo alla Juventus portandosi in Liguria 15 punti, frutto di 4 vittorie e 3 pareggi. Oltre a essere una miccia, quel gol all’ultimo istante di Luca Antonelli a Buffon, vale anche un primato: nessuno a parte Genoa (e Milan) è ancora imbattuto in trasferta. La continuità va quindi ricercata in casa, grazie anche alla spinta degli oltre 21mila spettatori di media che la squadra di Preziosi ha saputo richiamare a Marassi.
Frutto di un gruppo che gioca un buon calcio, forse in questo momento il migliore in circolazione sui campi della A. E’ divertente e giovane, il Genoa. Anche capace di mutare pelle: ha alternato cinque moduli in 13 giornate, schierandosi anche a quattro in difesa. È la rivincita di Gian Piero Gasperini, cacciato troppo in fretta dall’Inter. Qui lavora con il materiale che più gli piace. Nessuna star, né di nome né nel portafoglio se il termine di paragone sono le squadre che puntano all’Europa. Il giocatore che guadagna di più è Alessandro Matri, un milione tondo d’ingaggio. È anche il puntero della stagione magica, che fa ritornare in mente le 24 reti di Diego Milito nel 2008/09. Arrivato con il pesante fardello dei mesi spesi tra Milan e Fiorentina, Matri ha già segnato sei volte. El Principe resta fuori dai paragoni di Gasperini: “Sono sempre stato convinto che Alessandro sia uno dei migliori attaccanti italiani – ha detto lunedì a Radio Anch’io Sport – In passato il Genoa ha sempre dato la possibilità a grandi punte nel passato come Borriello e Gilardino d’essere valorizzati”.
A Pegli alcuni riemergono, altri si affermano. Mattia Perin non è più una novità, nonostante i 22 anni. Andrea Bertolacci ne ha uno in più, ma in questa stagione sta compiendo il definitivo salto di qualità. Gioca in A dal 2010 e il tempo della maturità sembra sia arrivato. Se n’è accorto anche Antonio Conte che ha convocato il centrocampista romano in Nazionale per l’impegno ufficiale contro la Croazia, facendolo esordire in amichevole con l’Albania dove c’erano anche Matri e Luca Antonelli. Ha fatto capolino in prima squadra Rolando Mandragora, anni 17: Gasperini l’ha gettato nella mischia contro la Juventus e la risposta del ragazzo è stata positiva. Tra gli under 25 impiegati oltre a loro, Iago Falque ed Edenilson ci sono anche il sanremese Stefano Sturaro, classe ’93 cresciuto in casa, e Armando Izzo, 22 anni e 130’ in campo.
Abbassano l’età media e danno sostanza al gruppo degli italiani: la rosa del Genoa ha un’anzianità media inferiore alla Serie A (26,2 contro 26,6 anni) e accoglie 12 stranieri pari a meno del 50% del gruppo (52.81% in A). A Cesena nell’undici iniziale c’erano sei ‘azzurri’, difficilmente sono stati meno di cinque e contro Juventus e Verona si è arrivati a sette. Su 24 giocatori utilizzati finora la metà sono italiani. Domenica c’è il Milan e poi si va Roma. Due incroci che delineeranno le dimensioni del sogno.