"Il suo nome lo ha fatto il premier, è una cosa seria". A parlare è Domenico Muti, terzogenito del maestro, laureato in Legge, curatore di tutti i contratti del padre per la “Riccardo Muti Music”.
“Bisogna osare nella vita, come nella politica”, parola del maestro Riccardo Muti. “Per me mio padre è e resta un direttore d’orchestra, ma dell’eventuale elezione al Quirinale abbiamo parlato in famiglia, con lui, e sappiamo che una cosa del genere è troppo seria per non essere presa con serietà. Ed è quello che faremo, il suo nome lo ha fatto Renzi, e una proposta del premier, appunto, è una cosa seria“. A parlare è Domenico Muti, terzogenito del maestro, laureato in Legge, curatore di tutti i contratti del padre per la “Riccardo Muti Music” e vicepresidente dell’esclusivo Circolo ravennate e dei forestieri. Siamo sulla scalinata di Palazzo Vecchio, sotto alla copia del David di Michelangelo, mentre i cronisti fiorentini assediano il direttore d’orchestra prima del saluto al Consiglio comunale.
Pochi istanti prima, proprio il maestro Riccardo, nel mezzo di Piazza della Signoria – passeggiando con il sindaco Dario Nardella e con Salvatore Nastasi, potente direttore generale del ministero della Cultura – alle domande sul Quirinale esplode in un sorriso: “Di questa cosa non parlo”. Poi, sollecitato ancora, prima dell’ingresso in Palazzo Vecchio, sempre sorridendo soddisfatto interrompe le domande: “No, no, andiamo… Ma perché non mi volete far continuare a dirigere? A me piace tanto… ognuno deve fare il suo mestiere”.
Il maestro Muti è ritornato per dirigere di nuovo, ieri sera, un’orchestra cinque anni dopo l’ultima volta nella città, Firenze, che lo ha lanciato e consacrato come direttore, al Maggio musicale dal 1968 al 1980. Matteo Renzi era soltanto un bambino e adesso sogna Muti presidente della Repubblica, avendo già incassato il sì di Silvio Berlusconi (con una condizione: Gianni Letta segretario generale del Quirinale) e registrando proprio ieri un’apertura in questo senso anche dal capo della rinnovata Lega “nera” Matteo Salvini: “Mi piacerebbe un capo dello Stato non politico e non schierato a sinistra”.
Giusto lunedì sera, del resto, il Quirinale ha dovuto chiarire che l’attuale inquilino del Colle Giorgio Napolitano non si dimetterà prima della conclusione del semestre europeo. Solo “al termine”, il 31 dicembre, “il Presidente compirà le sue valutazioni”, chiarisce la nota quirinalizia.
Adesso, di primo pomeriggio, è il maestro Muti che entra in scena: l’assemblea fiorentina si alza in piedi. Lui scherza: “Nel ’68 avevo 27 anni, adesso che ve ne fate di un vecchio… ci sono i vigili là? Potete arrestarmi dopo? Scusate ma i direttori d’orchestra non brillano per intelligenza”. Racconta aneddoti e non risparmia neppure una tirata d’orecchie, alla consigliera del Pd Francesca Nannelli, rea di chiacchierare con un collega mentre il maestro parla: “Scusi lei, se non le interessa quello che dico vada pure via, scusatemi ma per me è come quando dirigo, ho bisogno di silenzio”. E poi un panegirico di Firenze, doveroso, che sa tanto di omaggio al premier Renzi: “Amo il senso della bellezza che vi circonda e rende unici nel mondo: se Firenze vive in maniera vibrante e bella, lo farà anche il resto dell’Italia“. Ma il passaggio più interessante è questo: “Nel 1968 Firenze ha creduto in me e ha aperto le porte a un giovane sconosciuto vincitore di concorso. Dopo quarant’anni possiamo chiamarlo buon fiuto. Bisogna osare nella vita, come nella politica”.
Il maestro Muti è arrivato a Firenze nella mattinata di ieri, lo ha accolto Dario Nardella: “Del Quirinale io non mi occupo”, si affretta a dire ai cronisti il sindaco. A pranzo, nella terrazza sull’Arno dell’Open Bar, vicino Ponte Vecchio, c’è tutta la famiglia Muti: la moglie Cristina e i figli Chiara, Francesco e Domenico, nati tutti e tre a Firenze. Poi ci sono, appunto, il sindaco e Nastasi. Per l’importante incontro al ristorante hanno predisposto una saletta riservata. Muti, 73 anni, è nato a Napoli. Anche a tavola non risparmia battute, ma sul Quirinale si fa serio. Pochissimi secondi per affermare che non potrebbe certo tirarsi indietro di fronte a una responsabilità così alta per la Patria, lui che è il massimo studioso esistente di Giuseppe Verdi (proprio domani Rai5 trasmetterà in prima serata una lezione del maestro sul grande compositore).
Nardella promette la consegna del silenzio, nessun politico del Pd e della maggioranza pronuncerà il nome di Muti prima dell’inizio ufficiale della corsa al Colle, quando sarà palesato se ce ne saranno le condizioni. Intanto si susseguono le portate: crudi di pesce, tartare di tonno e ravioli al tartufo bianco. Il gran finale in serata con Schubert e Čajkovskij, al Maggio erano previsti il sottosegretario Luca Lotti e il ministro Maria Elena Boschi, trattenuti a Roma dal Consiglio dei ministri. Non ha rinunciato al concerto il ministro Dario Franceschini, un altro con qualche ambizione presidenziale. Ad accoglierlo nel foyer, i padroni di casa Agnese Renzi e Marco Carrai.
@viabrancaleone
da il Fatto Quotidiano del 2 dicembre 2014
Dopo la pubblicazione dell’articolo fonti di Palazzo Chigi hanno sottolineato come Matteo Renzi non senta il maestro Muti da anni. Il premier, dunque, aggiungono le stesse fonti, “non ha parlato con lui né con Domenico Muti che non ha il piacere di conoscere. Il che rende retroscena e presunte rivelazioni destituite di ogni fondamento”. Il figlio di Muti ha aggiunto poco più tardi: “Smentisco – scrive – di essermi mai espresso nei termini riportati. Non posso aver parlato né di una telefonata né di una proposta del presidente a mio padre in quanto mai avvenute! Ho ribadito […]quanto mio padre dice in pubblico e in privato in questi giorni: lasciarlo dirigere in serenità”.