Nel 2012 l'ente guidato da Caldoro ha speso circa 30 milioni (9 di bonus) per pagare i 200 dirigenti. Per quali risultati non è dato sapere. La risposta: il decreto legislativo sulla trasparenza è entrato in vigore solo quest’anno, prima non c’era l’obbligo di pubblicare queste informazioni
Duecento dirigenti alla modica cifra di quasi trenta milioni di euro. Tanto sono costati nel 2012 gli amministrativi della Campania. Ma la Regione può consolarsi pensando di avere personale super-efficiente alle proprie dipendenze: o almeno questo sembrerebbero indicare le “retribuzioni di risultato” distribuite, che in alcuni casi superano i 90mila euro. Anche se per quali risultati non è dato sapere.
È tutto nero su bianco sul portale della Regione, nell’apposita sezione “Trasparenza”. Sono elencati i dirigenti in servizio, con tanto di nome, cognome, curriculum e stipendio percepito. Ma non gli obiettivi in base a cui sono stati assegnati i bonus, che costituiscono una parte tutt’altro che trascurabile della busta paga. La spiegazione della Regione è chiara: il decreto legislativo sulla trasparenza è entrato in vigore solo quest’anno, prima non c’era l’obbligo di pubblicare queste informazioni. Perciò non è possibile capire le motivazioni che hanno portato a certi stipendi, dovuti comunque all’alto numero di incarichi ad interim assegnati in seguito alla riduzione del personale.
I dirigenti della Regione si dividono in amministrativi di vertice (25 in totale) e dirigenti non generali (in numero di 185). E la loro busta paga viene scorporata in più voci: c’è uno stipendio tabellare uguale per tutti, pari a 43.310 euro secondo quanto previsto dal contratto nazionale. Poi c’è una retribuzione di posizione, che varia a seconda dell’incarico ricoperto, e in Campania va da un minimo di 16.899 euro ad un massimo di 58.089 euro. I profili sono essenzialmente tre: unità operative di servizio, che percepiscono complessivamente 80mila euro l’anno; dirigenti di staff, intorno ai 92mila euro, e direttori generali da 105mila euro. Importi lordi, che al netto fanno compensi da circa 3-4mila euro mensili. A questi soldi, però, bisogna aggiungere la “retribuzione di risultato”: un emolumento eventuale, calcolato in base alla “valutazione della performance, che può concludersi anche con esito negativo”, specificano dalla Campania. Nel 2012, però, il 95% dei dirigenti ha ricevuto premi, solo in dodici non hanno portato a casa nulla; i bonus si sono attestati in media sui 40mila euro annui e in tre casi hanno toccato un massimo di 93mila euro. Solo per questi “extra” la Regione ha speso circa nove milioni di euro.
Cifre alte, anche a confronto di quelle messe a bilancio in altre Regioni. In Emilia-Romagna, ad esempio, nel 2013 la retribuzione di risultato non ha mai superato quota 20mila euro (spicciolo più spicciolo meno, quanto in Campania è andato al meno “premiato” dei dirigenti). Discorso analogo in Veneto, dove il compenso annuo teorico previsto in caso di massima valutazione è quasi sempre inferiore ai 10mila euro. Anche se quello campano non è un caso isolato: di recente hanno fatto discutere anche i bonus distribuiti in Toscana.
Così i 220 dirigenti sono arrivati a costare complessivamente 29 milioni e 240mila euro nel 2012 (cifra scesa nel 2013 a 26,1 milioni, secondo i dati forniti dalla Regione). Una somma – tengono a precisare dalla Campania – comprensiva di tutto: non solo previdenza, catena Irpef e addizionali a carico del lavoratore, ma anche la quota previdenziale e di Irap a carico dell’azienda. E che dunque non rispecchia l’effettivo trattamento economico dei lavoratori. La spiegazione degli importi delle retribuzioni di risultato sta nel fatto che la legge prevede che le risorse stanziate nell’apposito Fondo (calcolato in base ai parametri del contratto nazionale e di quello decentrato, e già decurtato del 20% dall’amministrazione Caldoro) vengano spese integralmente nell’anno di riferimento.
Certo, in caso di prestazioni insufficienti ci sarebbe la possibilità di destinare altrove quei fondi con una delibera della Giunta. Ma fino ad oggi non è mai successo. Anzi – concludono dalla Regione –, c’è stata particolare necessità di ricorrervi, a causa dell’alto numero di incarichi supplementari assegnati in seguito alla riduzione del personale (passato da 305 a 216 unità dal 2009 ad oggi). Nonostante le precisazioni della Regione, resta comunque il dubbio del come e perché si sia arrivati a certi importi, quali incarichi siano stati assegnati e quali obiettivi raggiunti. Prima del 2013 non era previsto l’obbligo di rendicontazione: lo sarà a partire dal 2014, e infatti la Regione ha in fase di elaborazione la nuova “relazione sulla performance”. In futuro griglie di valutazione e punteggi verranno pubblicati. Per verificare la super-produttività dei dirigenti campani, dunque, non resta che attendere.