Ho l’impressione che noi italiani siamo un po’ appesi come nella poesia di Ungaretti: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Sono anni che non mi siedo più su una panchina in silenzio per ammirare una bella vista dall’alto o per vedere cosa fanno le persone o per ascoltare i rumori che mi circondano. Le panchine non esistono più, ci hanno rubato anche quelle.
Prima c’era sempre qualcosa che attirava la mia attenzione. Una volta sono stata per un po’ a guardare un sacchetto di plastica impigliato su un albero molto alto. Era inverno, faceva freddo, tirava vento, ma il sacchetto era talmente ben impigliato che non si decideva a cadere e siccome io sono dotata naturalmente, come dice Renzi, di fiducia, fantasia e immaginazione ho continuato ad osservarlo.
Il sacchetto sembrava vivo, sembrava avesse un’anima, come se avesse vissuto per anni una vita che non gli apparteneva. Un sacchetto ribelle che ora si era rifugiato lì in cima all’albero per essere finalmente libero. Ho avuto un senso d’invidia per quel sacchetto ribelle, in fondo lui era riuscito a fare qualcosa di straordinario nella sua vita. Forse sognava di avere un’altra natura chissà, magari di essere un volatile, una di quelle creature migranti che si poggiano sugli alberi stanche di viaggiare o magari solo una foglia,con un’anima vegetale e non artificiale. Io e quel sacchetto sembravamo in piena sintonia con la nostra immaginazione, eravamo liberi ognuno a suo modo di utilizzare il nostro tempo perso. L’ho spiato per giorni, fino a quando una mattina non l’ho più visto, non c’era più e sembrerà strano, a volte mi manca.
Un tempo le panchine le trovavi spesso occupate, ora invece sono libere. Ma allora la libertà dell’immaginazione dove si trova? Di certo non più sulle panchine. Io ho sognato più di una volta di essere Meryl Streep e credo che Renzi voglia passare alla storia come Roosevelt. Ma io qualche certezza l’ho scovata: io non sono la Streep e Renzi non è Roosevelt.
Quando ho smesso di sognare in grande sono ripartita dal basso e avevo la responsabilità di me stessa. Renzi ha la responsabilità di milioni di persone; parta da lì, da una cosa piccola ma concreta. Dia ordine ai sindaci di ogni città o paese di restituirci le nostre panchine. Perché la panchina ci permette di riflettere, a volte di sognare. Lui ci offra il mezzo, tanto di salvatori della patria non ne vedo in giro. Parta dal basso. Non credo riuscirà rilanciare l’occupazione. Ci liberi dalla paura del baratro.
Beh quel sacchetto che ho fissato per giorni e giorni non è riuscito ad essere una foglia, perché un sacchetto, per quanti sforzi faccia è, e resterà sempre, un sacchetto. Noi Italiani invece siamo foglie, foglie sugli alberi e non solo d’autunno. Non pretendo di essere la Streep e nemmeno vorrei fare filosofia. Ma da un sacchetto e un giardino pubblico sono ripartita dopo la tempesta, d’amore o lavorativa. Qualche volta è scattato qualcosa.