La confusione politica e la manipolazione dell’informazione nel nostro Paese, sfiorano limiti inimmaginabili anche solo dieci anni fa.
E’ un dato di fatto che il declino economico e sociale ci vede agli ultimi posti in Europa. Eravamo una potenza industriale, contendevamo il primato delle esportazioni alla Germania e ora ci troviamo a mendicare l’intervento di capitali stranieri per salvare le nostre maggiori aziende boccheggianti mentre i furbi sono andati a produrre dove la manodopera e le tasse costano niente.
Non era scontato che finisse così: la genialità italiana, la capacità di creare e innovare, di trasformare ci aveva posto ai vertici dei paesi industrializzati. Poi è venuto il liberismo ma sono venuti soprattutto Craxi, Forlani e poi Berlusconi e una classe dirigente che ha dilapidato un patrimonio.
Forse le cause sono ancora precedenti, sono nella politica degli sprechi e della distruzione di risorse e abbandono del ruolo pubblico nell’economia, nella corruzione e nella perdita di funzione di una sinistra che si è perfettamente omologata e integrata nel sistema di valori capitalistico come in nessun altro Paese è mai accaduto.
Ora la crisi sta mordendo duro e la società è piegata sotto il peso della disoccupazione e soprattutto per la mancanza di sicurezze per il futuro. In più l’Europa madre maligna ci costringe a una cura da cavallo che corre il rischio di ammazzarci definitivamente. Le nostre élite dirigenti, sempre pronte a criticare tutto e tutti, diventano però mansueti orsacchiotti quando si tratta di affrontare il potere.
Se la prendono con i più deboli contro cui scagliano con feroci reprimende. Da un po’ di tempo ci prova anche Eugenio Scalfari che indica nel suo ultimo editoriale come il pericolo più grave per l’Europa sia rappresentato dall’eventualità nelle prossime elezioni in Grecia di una vittoria di Syriza e di Tsipras. Scalfari descrive conseguenze nefande se la sinistra va al potere vaticinando che faranno saltare l’Euro e l’Europa.
Forse sono i deliri di un vecchio liberale, però invece siccome Scalfari è ancora ben lucido, è un richiamo molto forte alla classe dirigente democratica che si svegli perché una vittoria di Tsipras in Grecia, insieme al più che probabile successo di Podemos in Spagna, Dio non voglia, dovesse svegliare la bella addormentata sinistra italiana che si ricordasse di avere più di un quarto di nobiltà per aspirare a riprendere un ruolo e magari di rappresentare un’alternativa concreta al renzismo liberista?
Così dopo cinquant’anni la conventio ad escludendum che subì il Pci, perché l’ordine di Washington era che i comunisti non andassero mai al governo, oggi si trasforma, dopo la caduta del muro e la scomparsa del comunismo, in un’analoga pregiudiziale che viene però dall’interno della cosiddetta borghesia illuminata che preferisce di gran lunga sostenere una classe dirigente screditata e incapace piuttosto che denunciare la situazione assurda di un Paese malgovernato e bisognoso di un cambiamento radicale.
Ci si accoda la per altro brava, professoressa Nadia Urbinati, a difendere il “buon governo emiliano” che è un pallido ricordo di trent’anni fa. Sorprende perché lei che è dotata di spirito critico, dovrebbe vedere che la classe dirigente locale del Pd è declinata come e anche di più di quanto sia avvenuto nel paese.