Il nuovo modello 'entry level' della Opel affianca l'Adam nel segmento delle citycar. La Karl, dal nome del figlio del fondatore, dovrebbe aiutare il costruttore tedesco a riportare i conti in nero. Ma i sindacati sono preoccupati per la delocalizzazione della produzione in Corea
Con la diffusione delle foto ufficiali (quelle “spia” circolavano in rete da tempo), della nuova piccola Opel Karl si conosce ormai quasi tutto. A cominciare dal prezzo, che sarà inferiore ai 10.000 euro. E dalle ambizioni, che sono quelle di sfilare clienti a Volkswagen (Up!), Fiat (Panda) o Renault (Twingo). La Karl è una cittadina di 3,68 metri di lunghezza, appena 2 centimetri in meno della sorella “modaiola” Adam e 6 in meno del modello che sostituisce, l’Agila. L’obiettivo è recuperare il terreno perduto in questi anni nel Vecchio Continente, dove è il marchio tedesco stato in parte “cannibalizzato” da Chevrolet, l’altro marchio della galassia General Motors che con il 2016 si ritira dall’Europa occidentale.
La Opel ha perso un miliardo l’anno (stimano gli analisti) dagli inizi del terzo millennio. Con l’arrivo del presidente Karl-Thomas Neumann – ex uomo forte di Volkswagen in Cina e di Continental, al volante dalla primavera del 2013 – Opel sembra aver cominciato ad invertire la rotta, beneficiando dell’annunciato addio del Cravattino. A Rüsselsheim contabilizzano un recupero delle quote di mercato: dal 6,7 al 6,8% in Europa nei primi dieci mesi del 2014 (+8,2% di volumi). L’obiettivo del manager è di arrivare all’8%.
La nuova Karl dovrebbe essere un altro modello di conquista, così come Mokka e Adam. Le due “piccole”, Adam e Karl, sono state caricate di grandi responsabilità fin dai loro nomi: la prima porta quello del fondatore del marchio, la seconda quello del suo primogenito, Carl, non con la “k”. Tina Müller, la responsabile del marketing di Opel, aveva spiegato che il nome è “breve, rapido e facile da ricordare” e “rappresenta i valori del marchio Opel: tedesco, emotivo e accessibile”.
Solo che poi è saltato fuori che la teutonica Karl verrà fabbricata nello stabilimento General Motors Daewoo, in Corea del Sud dove, come in Europa, esistono problemi produzione in esubero. Il modello nascerà su una piattaforma globale e verrà commercializzato anche con il marchio Vauxhall (come Viva) nel Regno Unito, e magari anche in Oceania con il logo Holden.
Neumann – spalleggiato da Detroit, che ancora prima dell’avvento dell’attuale amministratore delegato Mary Barra aveva assicurato investimenti per 4 miliardi di euro in Germania ed Europa entro il 2016 – ha rilasciato dichiarazioni ottimistiche con bilanci in attivo già entro due anni, grazie anche ad una infornata di nuovi modelli e motori. Uno di questi è il tre cilindri benzina di 1.0 litro sviluppato “espressamente per la Karl”.
Nel frattempo la Opel ha però anticipato la chiusura dello stabilimento tedesco di Bochum e la notizia della produzione asiatica della Karl non è stata presa benissimo dai sindacati. Che temono per lo spostamento anche di altre produzioni, considerata la concorrenza tra impianti del gruppo dislocati in Spagna e nel Regno Unito. La competizione per la prossima generazione della Opel Corsa è già cominciata tra Eisenach (Germania) e Saragozza. Ad Eisenach viene già assemblata l’Adam, ma i timori di un trasferimento in Spagna indebolirebbe il sito, che ha ottenuto garanzie sui livelli occupazionali solo fino al 2018. I vertici Opel – rivela la rivista economica Bilanz – potrebbero immaginare di far produrre la nuova Karl anche in Germania, ma solo se i lavoratori fossero disposti a nuovi sacrifici. E non pare questo il caso.