L'ad della controllata di Eni che aveva vinto la commessa: "Non ci sarebbe solo un'erosione dei margini, garantiti soltanto in parte, ma bisognerebbe tener conto anche del fermo prolungato dei mezzi"
“E’ sicuramente tra i contratti più importanti per dare linfa al nuovo corso di Saipem e al momento è molto difficile valutare” quale sarà l’impatto della sua cancellazione. L’ad di Saipem, Umberto Vergine, ha così toccato il punto chiave per la società del gruppo Eni nel caso dell’annullamento della costruzione del gasdotto South Stream da parte dei russi annunciato nei giorni scorsi da Vladimir Putin. Pur insistendo sul fatto che Saipem non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale della cancellazione della commessa da 2,4 miliardi, Vergine ha quindi precisato che sul tavolo ci sono “diversi scenari legati alle modalità di terminazione del contratto. Le clausole coprono bene tutte le evenienze. Tuttavia se il gasdotto fosse bloccato, non ci sarebbe solo un’erosione dei margini, garantiti soltanto in parte, ma bisognerebbe tener conto anche del fermo prolungato dei mezzi. E sarebbe tardi per provare a utilizzarli su altri progetti, visto che, per l’estate prossima, è già stato tutto predisposto dai vari operatori”.
In ogni caso l’unica cosa quantificabile con certezza, al momento, è che se “si arrivasse allo stop, per Saipem ci sarebbe un ricavo mancante nel 2015 per 1,250 miliardi di euro“. L’alt di Mosca è arrivato proprio mentre Saipem iniziava a posare i primi tubi nelle acque del mar Nero per il progetto che la società del gruppo Eni, specializzata nella costruzione di gasdotti, si era aggiudicata vincendo una commessa per il primo tratto. La situazione economica della società italiana non è semplice: “Il 2015 doveva essere l’anno in cui consolidare la performance, invece sarà ancora in salita“, ha spiegato Vergine ricordando anche il calo del prezzo del greggio che difficilmente non influirà sulla società italiana dato che sta già “provocando un irrigidimento nelle posizioni dei nostri clienti”.
Vergine, poi, cerca di buttare acqua sul fuoco della difficile posizione debitoria della società che pesa anche sui conti della controllante Eni (“abbiamo le spalle sufficientemente forti per fronteggiare il futuro”). La questione non è secondaria nel momento in cui il gruppo petrolifero pubblico sta da tempo studiando la separazione da Saipem. “La vendita – ha commentato il manager – è in capo a Eni e noi non abbiamo visibilità sui tempi né su come saremo deconsolidati“. Quanto ai potenziali compratori, recentemente erano stati gli stessi stessi russi di Rosneft a manifestare interesse per la partita. Per Vergine, però, anche in questo caso non c’è nulla di ufficiale: “Tutti gli investitori sono i benvenuti ma noi non conosciamo i contenuti del percorso e li consideriamo come rumors“.