Roma fa schifo, dicevano a Ignazio Marino. Non c’è dubbio che Roma fa schifo e il sindaco sembra una nuvola in cielo, stupito persino che la città non apprezzi la dimensione caotica del suo governo. L’avevamo lasciato con la sua Panda rossa in divieto di sosta, e la vicenda chiudeva al suo interno fenomeni dilettanteschi, con spunti di toccante comicità e prove di assoluta inadeguatezza. Le gesta di questo signor fanfarone sono però nulla rispetto al raccapriccio di una politica asservita oramai alla malavita, lambita e poi perforata in ogni suo ambito dalle percussioni mafiose che la conducono al grado infernale di città perduta.
Era Roma ladrona, ora diviene Roma mafiosa. Davanti a questo teatro del malaffare che costa sia ai cittadini romani sia ai contribuenti italiani centinaia di milioni di euro l’anno, tanto è grande il buco di bilancio provocato dalla rete di corruttela che agisce in ogni ambito della municipalità, persino l’opacità di Marino si trasforma in corazza d’oro. Il sindaco marziano, il chirurgo che va in bicicletta, che pedonalizza il centro storico proprio quando riduce le corse dei bus, che chiama tutti alla corsa in bici proprio quando le buche divengono voragini, che non s’accorge della polveriera delle periferie e nulla sa dei fuochi di malessere che accerchiano il Campidoglio, trova i suoi oppositori tutti allineati sul banco degli imputati, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Questa città ha permesso, senza neanche un colpo di tosse, che Gianni Alemanno, sicuramente responsabile politico di una delle peggiori amministrazioni della storia repubblicana, chiamasse a raccolta il popolo degli onesti, dei tartassati, delle periferie. Il popolo? Gli onesti? C’erano camicie nere, saluti romani, volti torbidi insieme a gente che ha disossato la Capitale senza memoria, senza alcuna cura della logica, senza un briciolo d’amore per la verità. Se Marino è un incapace, il suo partito, il Pd, che con i palazzinari ha fatto affari, promuovendo la dittatura del cemento, e adesso prosegue con gli affari sulla carne umana degli immigrati, grazie ai quali alcuni suoi esponenti intascavano quattrini e scalavano potere, cos’è? Se la destra fa schifo, cos’è divenuta la sinistra? Eppure contro Marino sembrava una guerra partigiana, un grande fronte di liberazione dal sindaco despota. Lo sbeffeggiavano spiegando che era unfit, incapace di fare politica. Quale fosse questa politica oggi lo capiamo. Tanto che il sindaco non paga pegno del fatto che un suo assessore è indagato e si è dovuto dimettere. Perché erano mondi non connessi, erano case separate. Marino anzi guadagna un briciolo di popolarità proprio il giorno in cui il presidente del consiglio comunale, sempre del suo partito, viene travolto dall’inchiesta. C’è un rapporto inversamente proporzionale tra lui e la politica e un’alterità profonda con il costume capitolino. E quel che appariva ed era il peggior difetto del sindaco, non conoscere la sua città, oggi rischia di divenire un pregio. Almeno, si dirà, è fuori dal giro, lontano dalle mazzette, dai favori ai clan. È così. Ma anche questa verità rappresenta una sconfitta per Roma. Siamo ridotti al punto di plaudire all’etica e non fare cenno alla competenza, non poter giudicare l’adeguatezza al compito perché la questione principale, anzi primordiale, è trovare qualcuno che non rubi. Hanno ceduto tutte le reti di controllo e compromessi sono anche i tradizionali luoghi di approdo della cultura.
Se la nuvola di Fuksas resta un’opera incompiuta è perché scientemente si è trasformato quel segno architettonico in un trampolino per faccendieri, erigendo una gara d’appalto maleodorante. Roma è caduta quando ha assistito senza colpo ferire a 14 anni di sprechi sotto il nome della Metro C dove hanno banchettato politici, notai, avvocati e molti abili giuristi, illustri architetti, eccellenti ingegneri. Centinaia di milioni bruciati tra arbitrati e varianti in corso d’opera. E se i bus non passano sarà pure colpa di Marino, ma anzitutto e certissimamente è più grande la responsabilità di quegli amministratori di destra e di sinistra che l’hanno preceduto trasformandola in una società di bancarottieri. Roma è sporca, ma l’Ama lo è di più e per anni ha ottenuto foraggio da chi ieri alzava la voce contro questo sindaco. E perché i vigili urbani si sono scandalizzati quando il loro comandante ha imposto una rotazione per evitare fenomeni di corruzione? Forse non è una certezza che quel Corpo di polizia è ridotto in schiavitù da commercianti e ambulanti, per non parlare dei palazzinari? Marino sarà un marziano, ma Roma fa schifo.
il Fatto Quotidiano, 3 Dicembre 2014