Settimana nel segno degli asteroidi per la Terra, con arrivi e partenze. Tre i visitatori cosmici. Il primo, battezzato “2014 WC201”, ha sfiorato, si fa per dire, la Terra alle 5.51 (ore italiane) del 2 dicembre, a circa 550mila chilometri di quota, quasi una volta e mezza la distanza Terra-Luna. Gli altri due arriveranno il 7 e il 10 dicembre. Tra quattro anni, invece, sarà un oggetto celeste costruito dall’uomo a raggiungere un asteroide. È stata lanciata dalla base di Tanegashima, a sud del Giappone, la sonda Hayabusa-2.

Il lancio era stato rinviato dall’Agenzia spaziale giapponese (Jaxa) a causa delle cattive condizioni meteo. La missione è complessa e ambiziosa. La sonda, infatti, non si limiterà a visitare l’asteroide. Vi sparerà contro un proiettile esplosivo per creare un cratere artificiale, dal quale catturerà campioni che riporterà poi sulla Terra nel 2020. Il “falco pellegrino” – questa la traduzione italiana del nome scelto per la sonda nipponica – ha appuntamento con un asteroide del diametro inferiore a un chilometro, “1999 JU3”, appartenente alla cosiddetta classe C, cioè ricco di molecole organiche. Sarà spinto da un motore innovativo, capace di creare una propulsione attraverso l’emissione accelerata di ioni. Un modo economico di viaggiare, ma anche piuttosto lento. La sonda arriverà, infatti, solo nel 2018.

La sonda sparerà contro un proiettile esplosivo per creare un cratere artificiale, dal quale catturerà campioni che riporterà poi sulla Terra nel 2020 

Una volta raggiunto l’asteroide, resterà in orbita per circa un anno e mezzo, periodo durante il quale mapperà la superficie del corpo celeste, per consentire agli scienziati di scegliere il luogo migliore su cui scendere a prelevare dei campioni. Un po’ come ha fatto Rosetta con il lander Philae. Nel caso della missione giapponese, però, a toccare il suolo dell’asteroide saranno, in punti diversi, cinque piccole boe sferiche simili a pouf, tre piccoli rover e un lander franco-tedesco. Un’altra particolarità della sonda è la sua capacità di muoversi grazie a una speciale molla, che la farà rimbalzare sulla superficie.

Non è la prima volta che il Giappone sbarca su un asteroide. Un altro “falco pellegrino” nove anni fa raggiunse l’asteroide “Itokawa”, riportando a casa nel 2010, per la prima volta al mondo, alcuni campioni di questi oggetti cosmici. La loro quantità, però, risultò insufficiente per studi approfonditi. Gli scienziati dell’agenzia spaziale nipponica hanno così deciso di riprovarci, con una missione tecnologicamente più avanzata. L’obiettivo è accumulare campioni del sottosuolo per capire origini ed evoluzione del Sistema solare e l’eventuale presenza di acqua e molecole organiche.

L’obiettivo è accumulare campioni del sottosuolo per capire origini ed evoluzione del Sistema solare e l’eventuale presenza di acqua e molecole organiche 

Anche gli Usa hanno in programma di lanciare, nel 2016, una sonda verso un asteroide, denominato “Bennu”, con la missione “Osiris-Rex”. Gli asteroidi, infatti, sono da un po’ di tempo oggetto di grande interesse. Due le ragioni principali. Innanzitutto, ci raccontano della Terra ai suoi primordi e possono fornirci preziosi dettagli sulla formazione del Pianeta e l’origine della vita. Ma l’interesse per questi sassi spaziali non è solo scientifico. Alcuni di loro rappresentano, infatti, una minaccia per il nostro Pianeta, con il quale potrebbero entrare in rotta di collisione. Basti pensare all’impatto che circa 65 milioni di anni fa cambiò radicalmente la geografia terrestre, provocando l’estinzione dei dinosauri.

Proprio nel giorno in cui il Giappone lancia il suo messaggero verso un asteroide, un gruppo di studiosi ha convocato a Londra e San Francisco una conferenza stampa per annunciare l’istituzione di un “Asteroid Day”, il 30 giugno 2015. Una giornata globale di sensibilizzazione con eventi in scuole, musei e centri scientifici, per fare capire al grande pubblico cosa sono gli asteroidi, ogni quanto tempo si verifica un impatto con la Terra e come possiamo proteggere l’umanità da potenziali disastri. Ogni anno 40mila tonnellate di materiale cosmico “piovono” sul nostro Pianeta. I corpi di dimensioni tali da costituire una minaccia per la Terra sono circa 11mila. Gli studiosi li hanno battezzati “Neo” (Near earth objects). Capire come sono fatti questi “oggetti ravvicinati” potrebbe, infatti, risultare utile un giorno, nel caso fosse necessario, a deviarne la traiettoria o distruggerli.

L’animazione dell’Agenzia spaziale giapponese Jaxa dal canale Youtube

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