Prima il Commissario Nazionale Anticorruzione, quindi il prefetto di Roma. Giornata di incontri con le autorità per il sindaco Ignazio Marino. Il terremoto che ha scosso alle fondamenta la politica romana si è riverberato fino ai piani più alti del Campidoglio: alla luce di quanto emerge dalle intercettazioni, il primo cittadino risulta lontano dal sistema con cui l’ex Nar Massimo Carminati e i suoi soci controllavano gli appalti a Roma, ma ora deve affrontare le conseguenze politiche dell’indagine. Così questa mattina si è recato negli uffici del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, e nel pomeriggio ha incontrato in Campidoglio il prefetto Giuseppe Pecoraro: una riunione per discutere probabilmente anche dell’ipotesi, chiesta ieri dal M5S, dello scioglimento del Comune per mafia: “Continueremo a leggere le carte e faremo presto le nostre valutazioni – ha detto Pecoraro – al termine di questa lettura lunga riferiremo al ministro. Adesso è prematuro parlarne”. Nel frattempo occorre aumentare il dispositivo di sicurezza attorno al sindaco: “In un momento così complesso dobbiamo garantire la sicurezza del sindaco Marino che va protetto. Il sindaco dovrebbe rinunciare a girare con la sua bicicletta, valutiamo la scorta“. “Ci sono dei fatti spiacevolissimi ma nello stesso tempo bisogna fare una terapia – ha detto ancora Pecoraro – e questa terapia, ho detto al sindaco, sarà necessaria. Vediamo come farla”.
La giornata è iniziata presto per il sindaco, che in mattinata si è recato nella sede dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per parlare con Cantone. L’incontro è durato circa un’ora e mezza. Tra i due c’è stato un primo scambio di vedute e il sindaco ha manifestato l’intenzione di fornire una lista degli appalti opachi o sospetti, perché l’Anticorruzione possa avviare le proprie verifiche. L’Authority, in base a nuovi poteri che di recente le sono stati affidati, potrà valutare, dopo aver studiato le singole situazioni e la loro gravità, se passare ad azioni di commissariamento.
“Questa Amministrazione ha improntato il suo lavoro sulla trasparenza e per questo intendo andare fino in fondo verificando uno per uno tutti gli appalti dubbi o opachi – ha detto Marino dopo l’incontro – insieme all’assessore al Bilancio Silvia Scozzese abbiamo chiesto al presidente che un pool di esperti dell’Autorità passi in rassegna tutti gli appalti che sono al momento in essere e su cui nutriamo delle preoccupazioni. Questa lista, insieme a quesiti specifici sugli aspetti giuridici di altre attività in corso di Roma Capitale che sono già oggetto di indagine, costituiranno una relazione che consegneremo al presidente Cantone nelle prossime ore. Abbiamo il dovere e la volontà di andare fino in fondo, come già abbiamo fatto chiamando gli ispettori del Mef a certificare il buco di bilancio“.
Poco più tardi è arrivato l’annuncio: l’Autorità Anticorruzione costituirà al proprio interno un pool di esperti per analizzare possibili appalti sospetti legati all’inchiesta Mafia Capitale. L’Anticorruzione ha la facoltà di effettuare controlli sulle società partecipate dagli enti pubblici, un’ipotesi che ora potrebbe riguardare anche alcune delle partecipate dal Comune di Roma. Cantone ha già utilizzato per Expo la formula del pool ad hoc da dedicare ad uno specifico caso e per la vicenda romana l’intenzione è quella di costituire a stretto giro un analogo gruppo di lavoro. Differentemente che per Expo, però, il nucleo non dovrebbe avvalersi anche dell’apporto di uomini della Guardia di Finanza, ma dovrebbe essere individuato all’interno della stessa Autorità Anticorruzione e in particolare tra gli esperti dell’ex Autorità per gli appalti pubblici.
In mattinata Marino è tornato a Palazzo Senatorio, dove ha ricevuto Matteo Orfini, designato da Matteo Renzi a commissario del Pd romano. “Abbiamo commissariato il PD di Roma perché nel partito ci sono tante persone per bene che hanno lavorato a sostegno di questa amministrazione – ha detto il Giovane turco dopo il faccia a faccia – ma probabilmente ci sono state anche persone che hanno commesso errori e hanno sbagliato. Sono stato spedito qui per cercare di salvaguardare il tanto di buono che c’è nel PD”.
Anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si è mosso e ha disposto “un’indagine conoscitiva presso tutte le principali centrali appaltanti della Regione quali: Asl, Ater, Centrale Unica e Dipartimenti per conoscere se società legate all’inchiesta abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici ed il loro esito”. Il governatore ha anche sospeso le gare d’appalto in corso: “In attesa delle verifiche che ho disposto sulle gare della Regione, ho intanto chiesto la sospensione dell’assegnazione delle gare in corso”. Dalla Regione arrivano poi le dimissioni di Luca Gramazio, capogruppo di Forza Italia indagato nell’inchiesta: “”Ho comunicato ai colleghi la decisione di dimettermi da capogruppo per dedicarmi con tutto il mio impegno alla difesa della mia onorabilità e della mia storia politica”.
Secondo La Repubblica, anche la campagna elettorale di Ignazio Marino avrebbe ricevuto finanziamenti dalla “cupola”. Dai rendiconti sui contributi ricevuti dai vari partiti depositati in Campidoglio, alla Corte dei Conti e presso la Corte d’Appello di Roma, emerge che la macchia organizzativa della campagna del sindaco ha ricevuto soldi dalle cooperative guidate da Salvatore Buzzi, perno operativo dell’organizzazione guidata dall’ex Nar Massimo Carminati. Dalle carte risultano due versamenti , uno da 10 mila datato 29 giugno, l’altro da 20 mila effettuato dal “Consorzio Eriches 29”.
E già contro il primo cittadino si apre un nuovo fronte. “Il sindaco Marino dovrebbe parlare alla città, rimuovere chi porta le responsabilità amministrative, cambiare giunta (non un rimpastino, insomma), mettere mano con urgenza alla galassia delle società, a partire dal trasporto pubblico, in deficit perenne. Un segno forte di discontinuità. Ora. Diversamente, meglio le urne“. Così il segretario del Psi e vice ministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini. A difendere Marino, invece, è Sinistra Ecologia e Libertà: ““Parliamo di reato associativo e di mafia. Molte delle attività su immigrati e rifugiati riguardano il ministero degli Interni. Una vicenda quindi anche nazionale. Commetteremmo un errore di lettura costringendola dentro le mura aureliane. Quanto al commissariamento del Comune, sarebbe paradossale che a pagare il prezzo di questa vicenda fosse Ignazio Marino che è il sindaco della discontinuità”, ha affermato Massimiliano Smeriglio, vice presidente della giunta regionale del Lazio.