La società di gestione degli scali milanesi nel 2009 ha firmato un accordo con il ministero della Difesa e il Demanio: a fronte della concessione di 355 ettari su cui fare la terza pista e un polo logistico avrebbe dovuto realizzare palazzine per gli uomini dell'aeronautica. Ma il cantiere non è mai stato aperto
Terreni del demanio per ampliare l’aeroporto di Malpensa in cambio di alloggi per l’aeronautica e l’esercito. E’ l’accordo datato giugno 2009 tra Sea, gestore di Malpensa e Linate, il ministero della Difesa, quello dei Trasporti rappresentato dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e l’agenzia del demanio: 355 ettari di terreno e nessun corrispettivo in denaro da parte di Sea che avrebbe, invece, dovuto realizzare circa 150 alloggi, di cui 45 per i militari dell’aeronautica e le loro famiglie a Gallarate, in provincia di Varese, e a Ghedi, in provincia di Brescia. Peccato che Sea abbia sì preso possesso di quegli ettari di terreno, allargando di circa un terzo la dimensione del perimetro di Malpensa, ma non abbia ancora costruito nemmeno un appartamento. Nel 2012 Enac e Sea hanno compiuto le opere di bonifica sull’area individuata per la costruzione delle palazzine. Nient’altro, come confermano dallo stesso Deposito dell’aeronautica. L’anno dopo, nel 2013, quell’area è tornata di competenza dell’Aeronautica ed è rimasta recintata, in attesa di un cantiere che però non è mai stato aperto.
L’accordo sarebbe servito ad avere alloggi senza costi per lo Stato se non la cessione dei 355 ettari demaniali, che valgono comunque quasi 26 milioni di euro. Nessun incasso per lo Stato, che avrebbe però risolto l’esigenza abitativa dei militari cedendo alla società di gestione aeroportuale terreni da usare per la costruzione della terza pista ma anche per l’ampliamento di cargo city e un nuovo polo logistico, stando al piano industriale di Sea 2009-2016. La tabella di marcia prevedeva la gara d’appalto entro dicembre 2011, l’inizio dei lavori il 30 aprile 2012 e la chiusura del cantiere entro il 2016.
L’intesa porta la firma dell’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa e dell’ex presidente Sea Giuseppe Bonomi, che aveva parlato di “vantaggio competitivo per Malpensa”. L’aeroporto avrebbe potuto infatti aumentare la propria superficie, il sogno irrealizzabile di molti scali europei. Parole d’elogio, allora, anche da La Russa: “Mentre si parla di Malpensa, Alitalia e di aiuti (era l’anno successivo all’abbandono dell’aeroporto di Malpensa da parte della compagnia di bandiera, ndr), Sea ha compiuto un passo decisivo per la crescita dello scalo, perché un aeroporto senza tre piste non può essere un grande aeroporto europeo”.
La fotografia attuale consegna, però, uno scalo che dal 2007 a oggi ha avuto un calo di passeggeri del 19% (dato Censis di una ricerca promossa da Save, che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso) e l’accantonamento della realizzazione di una terza pista con somma gioia delle associazioni ambientaliste e delle popolazioni locali. Mentre i militari continuano ad essere in attesa di un alloggio.
Marco Airaghi, ex deputato di An, al tempo consigliere del ministro La Russa, ricorda bene l’intesa: “Un ottimo accordo per entrambe le parti, tuttora valido, che dovrà essere onorato da Sea. Mi meraviglierei se non ci fosse più bisogno di quegli alloggi, richiesti per un fabbisogno reale”. Tocca ora all’attuale ministero della Difesa intervenire per chiedere il rispetto dell’accordo. Eventualmente rivedendo i termini dell’intesa siglata nel 2009.
Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione della Sea