Politica

Marina Militare, sì del Parlamento per rinnovare flotta. Costo: 5,4 miliardi

Le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno dato parere favorevole, con il solo voto contrario di Sel e Cinquestelle, al programma ventennale di potenziamento. Nuova campagna acquisti fortemente voluta dal capo di Stato Maggiore, ammiraglio Giuseppe de Giorgi

Il rinnovo e il potenziamento della flotta da guerra della Marina Militare ha ottenuto il via libera definitivo dal Parlamento. Entrambe le commissioni Difesa – oggi (giovedì 4 dicembre) anche quella della Camera – hanno dato parere favorevole, con il solo voto contrario di Sel e Cinquestelle, al programma ventennale da 5,4 miliardi di euro già stanziati dalla legge di stabilità dell’anno scorso per la costruzione di una nuova portaerei, dieci pattugliatori/lanciamissili (destinati a diventare sedici), una gigantesca nave appoggio e due piccole unità veloci da assalto. Il finanziamento del programma, non a carico della Difesa ma del ministero dello Sviluppo Economico, aumenterà progressivamente di anno in anno: 140 milioni nel 2015, 470 milioni nel 2016, 690 milioni nel 2017 e così via.

Non è chiaro se all’ammodernamento della flotta sia destinato anche il contributo del ministero dello Sviluppo economico da 770 milioni (53 ogni anno, ex comma 38 dell’articolo 1 della legge n. 147 del 2013) che compare nella Tabella E della legge di stabilità attualmente in fase di approvazione. Se così fosse, il costo complessivo del programma navale supererebbe i 6 miliardi. Stando a questo documento parlamentare (leggi) sembrerebbe proprio così: “Ulteriori contributi ventennali nel settore navale sono stati autorizzati dal successivo comma 38 dell’articolo 1 della legge n. 147 del 2013”. Abbiamo chiesto chiarimenti allo Stato Maggiore della Marina, ma non ne abbiamo ancora ricevuti. Se questi soldi non fossero destinati al programma navale, sarebbe interessante capire a cosa serviranno.

La nuova campagna acquisti della Marina, fortemente voluta dal capo di Stato Maggiore, ammiraglio Giuseppe de Giorgi, appare molto ambiziosa, soprattutto considerando che va a completare l’ammodernamento della flotta già avviato con le portaerei Cavour (1,5 miliardi), le dieci fregate Fremm (5,7 miliardi, le ultime due dovrebbero essere finanziate entro aprile), le due fregate Orizzonte (1,5 miliardi), i quattro nuovi sommergibili U212 (1,9 miliardi), la nuova nave supporto forze speciali (finanziata pure con 50 milioni del ministero dell’Istruzione via Cnr), più ottanta nuovi elicotteri da assalto NH90 e EH101 (3 miliardi) e, almeno nelle intenzioni, quindici cacciabombardieri F35B (2/3 miliardi almeno).

“La Marina ha presentato al Parlamento informazioni limitate e riduttive su queste nuove navi”, denuncia Luca Frusone, membro Cinquestelle della commissione Difesa della Camera, spiegando che i dettagli tecnici sono stati forniti alla stampa specializzata ma non al Parlamento. “Lo Stato Maggiore ha parlato di una portaelicotteri tipo la Garibaldi ma, in realtà, per stazza si tratta di una seconda portaerei tipo Cavour, che potrà anche imbarcare aerei a decollo verticale come gli F35 visto che una delle cinque piattaforme di atterraggio è stata appositamente studiata a questo scopo. E i quattro pattugliatoti polivalenti in versione ‘full combat’ saranno dotati di un arsenale missilistico degno di una fregata. Ma chi dobbiamo invadere con tutte queste navi da guerra?”.

Anni fa altri ammiragli chiesero e ottennero la poderosa portaerei Cavour sostenendo che fosse indispensabile per la difesa dei nostri interessi nazionali. Da quando è entrata in servizio, cinque anni fa, questo costosissimo mastodonte è rimasto inutilizzato perché la Marina non può permettersi il suo esorbitante costo di esercizio (circa 200 mila euro al giorno): finora, quindi, è stata utilizzata solo per due missioni di promozione commerciale spesate dalle aziende italiane (Fincantieri, Finmeccanica, Eni) che se ne sono servite come fiera galleggiante del ‘made in Italy’ una prima volta in Brasile nel 2010 (con una puntata umanitaria ad Haiti) e recentemente in Medio Oriente e in Africa.