Il presidente della cooperativa 29 giugno al telefono con la compagna racconta: "4 milioni dentro le buste!". Poi l'ex Nar in un'intercettazione ambientale: "Se me compro la Campana...". Cioè la compagna dell'assessore comunale indagato (e dimesso) e componente della segreteria nazionale del Pd, Micaela Campana
“Ma lo sai perché Massimo è intoccabile?” chiede in una telefonata alla compagna Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno e ritenuto braccio destro di Massimo Carminati nella banda di Mafia capitale. “Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo!”. Alla sua compagna Alessandra Garrone, che come lui è stata arrestata, Buzzi racconta: “Massimo non mi dice i nomi perché non me li dice… Tutti! Finmeccanica! Ecco perché ogni tanto adesso… 4 milioni dentro le buste! 4 milioni! Alla fine mi ha detto Massimo ‘è sicuro che l’ho portati a tutti!’ tutti!”. La Garrone lo interrompe: “A tutto il Parlamento!”. E lui precisa: “Pure a Rifondazione“. Il “mondo di mezzo” da questa telefonata viene ritratto come il mondo “ovunque”, che penetra la politica e al quale non sembra mai abbastanza.
Tanto che il 5 maggio 2013 dentro un ufficio di Buzzi, non lontano dalla Tiburtina, dice di voler tentare di “comprare” una deputata. Si tratta di Micaela Campana, eletta due mesi prima, diventata oggi responsabile Welfare nella segreteria del Pd. In ufficio Buzzi ha di fronte Massimo Carminati, Claudio Caldarelli, Carlo Guarany ed Emilio Gammuto (tutti arrestati) e dice: “Allora te sto a di no… Riguardo a Michela… Michela e Bubbico stanno allo stesso partito no? Se glie dicessi… io domani siccome la devo vede’ prima de… de Gasbarra… E siccome dovemo dagli pure 20mila euro per sta cazzo de (inc) la campagna elettorale..(inc) “Ce fai aprì sta cosa te damo 1 euro a persona.. per la campagna elettorale…””. La conversazione va avanti e dopo circa mezz’ora Buzzi insiste: “… Mo se me compro la Campana.. se me compro la Campana”. Micaela Campana è compagna di Daniele Ozzimo, assessore al Lavoro e alla Casa del Comune di Roma, che risulta indagato e per questo si è dimesso.
Ma perché Buzzi in quella telefonata parla di Finmeccanica? Il dialogo esplicita ciò che l’ordinanza evidenzia in più punti e cioè che il clan Carminati, oltre ai politici dell’amministrazione locale romana, poteva arrivare anche a personaggi di livello superiore dal punto di vista economico. “Il gruppo riusciva a toccare quelle realtà che agiscono nell’economia e che dalle istituzioni dipendono”, scrive il gip Flaminia Costantini. Il giudice fa riferimento ai rapporti che Carminati aveva con Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica e attualmente imputato di corruzione internazionale per fatti avvenuti all’interno della controllata pubblica assieme all’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola. Nel documento del gip si cita una conversazione tra l’ex Nar e Pozzessere, intercettata il 13 giugno del 2013. Per il gip si tratta di “un dialogo che dimostra una conoscenza approfondita di Carminati delle dinamiche di potere e di quelle corruttive interne a Finmeccanica”.
Buzzi cita anche Veltroni
Gli altri contatti con la politica sono pillole, nelle quali non si sa bene mai se chi parla – gli indagati – millanta o dice sul serio. Per esempio in un’intercettazione ambientale del 28 marzo 2014 è citato anche l’ex sindaco Walter Veltroni. Buzzi e Garrone sono in compagnia di Claudio Caldarelli (punto di collegamento tra l’organizzazione e le istituzioni), Paolo Di Ninno (commercialista di Buzzi) ed Emanuela Bugitti (collaboratrice di Buzzi). Parlando, tra l’altro, dei 5mila euro mensili percepiti dal clan da tre anni da Luca Odevaine, già capo di gabinetto di Veltroni, Buzzi dichiara: “Ma se Odevaine c’ha tutta sta roba (riferendosi ad interessi in Venezuela, ndr) ma Veltroni quanta roba c’ha”. Interviene la Bugitti chiedendo: “Che c’entra Veltroni?”. E Buzzi replica: “Ha preso i soldi di Odevaine, perché non li ha presi?”.
“Carminati spinse Cinque a fare da tramite tra Gramazio e Marchini”
In un’altra occasione viene citato Alfio Marchini, ex candidato sindaco che sfidò al primo turno Marino e Alemanno. A favorire l’incontro tra Luca Gramazio (ex capogruppo Fi alla Regione Lazio, indagato e dimesso) e Marchini fu proprio Carminati. Secondo i documenti dei carabinieri l’ex terrorista nero ha svolto un’attività di mediazione per mettere in contatto il consigliere berlusconiano con Erasmo Cinque, uomo vicino a Marchini, e lo stesso ex candidato. Un episodio che, secondo gli inquirenti, “evidenzia ancora una volta il ruolo di ponte e trait d’union del Carminati (in questo caso tra mondi politici opposti), e come la fitta rete di relazioni che Carminati mostrava di aver intrecciato nel tempo a tutti i livelli, fossero sfruttate dai membri del sodalizio”. Un intervento, quello di Carminati, il cui buon esito sarebbe poi stato confermato dallo stesso Gramazio che “chiamava suo padre Domenico, per informarlo di essere appena tornato da un incontro con Erasmo e Marchini”. Marchini precisa in una nota che incontrò Gramazio per esporgli il suo programma su invito di Cinque. “Poi non se ne fece nulla tanto che, alle successive elezioni per le aree metropolitane, -aggiunge – rifiutai di votare i loro candidati malgrado ne avessero fatto esplicita richiesta al nostro capogruppo. Ho appena parlato con Cinque, il quale potrà confermare che i fatti sono andati esattamente così. Ignoro quali rapporti potesse avere e se li avesse con Carminati, persona che ovviamente non ho mai visto né conosciuto. Ricordo, per la cronaca, che il sottoscritto e la mia famiglia sono sempre stati un obiettivo anche al tempo dei rapimenti della famigerata banda della Magliana“.
Nuovi interrogatori, i “boss” scelgono il silenzio
Nella nuova tornata di interrogatori gli uomini del clan sembrano avere scelto la via del silenzio. O quella di negare gli addebiti. Non parlano soprattutto le figure ritenute centrali: tace Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur, già coinvolto nell’inchiesta su una presunta tangente per una fornitura di bus, e non parla il “ministro delle finanze” del clan, appunto Giovannone De Carlo, che, oltre alla bella vita, si occupava di investimenti e soldi. Seguono insomma l’esempio di Carminati, uno dei primi a tacere davanti al gip. Parla invece Nadia Cerrito, segretaria di Buzzi, e per ora sembra essere l’unica: è stata nuovamente ascoltata per capire meglio il meccanismo delle tangenti annotato sul libro mastro che lei teneva. Cifre annotate minuziosamente sul dare-avere e soprattutto a chi. Perchè oltre ai numeri ora si punta soprattutto ai nomi. Perché non sono finiti di sicuro con i 38 arresti.