Secondo l’ultimo rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) dell’Istat la partecipazione culturale degli italiani è in calo costante. Nel 2013 solo il 25,9% degli italiani ha visitato mostre o musei, il 18,5% ha messo piede in un teatro e il 9,1% ha assistito a un concerto di musica classica. Anche i dati che riguardano i giovani sono in calo. Nell’anno passato solo il 38% dei giovani tra i 20 e i 24 anni ha preso parte ad attività culturali.

Le ragioni possono essere varie. Provando ad abbozzarne alcune si potrebbe stilare una lista di questo genere. Costi di ingresso e di trasporto troppo elevati. Un generale disinteresse. La crescente insicurezza economica che ha eroso la tranquillità necessaria per dedicarsi ad uno svago artistico. I nuovi mezzi tecnologici che hanno reso più facile la fruizione domestica del prodotto culturale.

museo degli Uffizi

La prima cosa che si può dedurre da un’analisi di queste cause è che nel mezzo della crisi economica l’arte e la cultura stanno subendo un processo di stratificazione. I ceti sociali più alti continuano ad avere un facile accesso a musei, teatri e cinema. Le famiglie a reddito più basso invece faticano a mettere in atto una vera e propria partecipazione culturale, per ragioni che sono spesso economiche.

Tutto ciò apre il dibattito su diverse tematiche. Da una parte c’è la questione del diritto di accesso al patrimonio artistico nazionale, che rischia di intrecciarsi pericolosamente con la disponibilità economica del singolo. E questo ovviamente pone uno spinoso problema di giustizia sociale. Dall’altra c’è un interrogativo di natura prettamente economica. Che effetto avrà sul Pil, negli anni a venire, questa polarizzazione dell’arte, della cultura e del senso estetico?

La scorsa estate il decreto Franceschini ha modificato il piano tariffario dei musei. Ora la situazione è questa. I ragazzi che non hanno ancora raggiunto la maggiore età non pagano il biglietto di ingresso. Quelli tra i 18 e i 25 pagano la metà. La prima domenica del mese si entra tutti gratis.

Qualsiasi giovane che vive a Roma, Milano o Firenze ha la possibilità di visitare qualsiasi museo di Roma, Milano o Firenze. Il biglietto gratuito risolve il problema della disuguaglianza nella partecipazione culturale all’interno dei grandi centri. Ma allo stesso tempo sposta la questione sull’asse grande città – provincia.

Uno studente universitario residente a Livorno che decida di visitare la Galleria degli Uffizi di Firenze potrà usufruire di uno sconto del 50% sul biglietto di ingresso (ammesso che non abbia ancora compiuto 26 anni), ma a differenza degli studenti che vivono nel capoluogo di regione dovrà pagare più di 18 euro per raggiungere il museo in treno e poi tornare a casa.

Se questo studente di Livorno fosse una delle 10 milioni di persone che vivono in povertà relativa il costo del biglietto del treno potrebbe diventare un ostacolo insormontabile. E ciò vanificherebbe lo sconto sull’ingresso. Ponendo la questione in altri termini potremmo dire che a parità di interesse per l’arte rinascimentale uno studente universitario residente a Firenze potrà coltivare la sua passione senza ostacoli mentre l’altro studente di Livorno dovrà continuamente confrontarsi con il costo di trasporto. Allo stesso tempo quando lo studente di Firenze deciderà di interessarsi all’arte contemporanea e visitare il Maxxi di Roma dovrà fronteggiare la stessa difficoltà dello studente di Livorno nel raggiungere la sua città.

Ovviamente le disuguaglianze di opportunità derivanti dal luogo di residenza sono un dato di fatto di cui si deve prendere atto, e non ci si può aspettare che lo Stato le annulli completamente. Non possiamo certo pretendere che la Regione Toscana metta a disposizione degli studenti di Livorno un autista che li conduca a Firenze tutte le volte che desiderano affinché si livelli la capacità di partecipazione culturale tra gli abitanti del capoluogo e quelli della provincia.

Ciò però non significa che non si possa intervenire per ridurre, fin dove economicamente possibile, queste asimmetrie. Una semplicissima proposta per completare la politica del biglietto di ingresso gratuito (o scontato della metà) per gli studenti potrebbe essere l’introduzione del biglietto ferroviario gratuito per spostamenti culturali o formativi. Una sola volta al mese, per gli studenti, un viaggio gratuito di andata e ritorno sul treno più economico, per qualsiasi tratta. A condizione che alla biglietteria ferroviaria si presenti il biglietto elettronico di accesso alla mostra o all’evento artistico, acquistato in precedenza su internet.

Si potrebbe obiettare che la rimozione dell’ostacolo economico non basti a riavvicinare i giovani all’arte. Che molte delle persone che ora non possono permettersi di spostarsi di città per uno spettacolo, un concerto, una mostra, non prenderebbero parte a questi eventi neanche se il costo fosse zero. Che il viaggio mensile gratuito verrebbe utilizzato dai fuorisede per tornare a casa, o per visitare gli amici, o senza una ragione precisa. In molti casi, anzi forse nella maggior parte dei casi, sarà sicuramente così. Ma se una passeggiata tra le sale del Maxxi diventasse il pretesto per poi passare la sera a Trastevere cosa ci sarebbe di male? Anzi, questo sarebbe forse un modo per avvicinare, anche solo per una sbirciatina, all’arte contemporanea chi se ne dice disinteressato senza avere mai avuto l’opportunità di conoscerla.

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