Una decisione presa dal sindaco Leoluca Orlando in carica dal 2012, e primo cittadino anche dal 1985 al 1990 e dal 1993 al 2000, dalla giunta e dalla stessa avvocatura comunale che mette fine alla diatriba. Un accordo oneroso con i vecchi proprietari ma favorevole ad evitare una condanna in tribunale e la restituzione dell’intera area di oltre 70mila metri quadrati con obbligata demolizione dell’impianto, una costruzione quella del Palasport di Fondo Patti che come le altre strutture sportive della città, vedi PalaMangano e PalaOreto, versano in pessime condizioni (a tal proposito un mese fa è stato anche chiesto un intervento diretto al Segretario del Consiglio dei ministri con delega alle politiche di coesione territoriale e allo sport Graziano Delrio da parte dei deputati del Movimento 5 stelle: Loredana Lupo, Riccardo Nuti, e Giulia Di Vita, che hanno depositato un’interrogazione parlamentare).
Meglio trovare un accordo extragiudiziale quindi fanno sapere da Palazzo delle Aquile. Anche perché l’esproprio del 1996 la controparte non l’ha mai digerito. In quegli anni la commissione provinciale fissò una cifra di circa 150 mila lire al metro quadrato, un prezzo troppo basso secondo i proprietari del terreno che, dopo aver perso in primo grado, vinsero in appello. Nel 2005 i giudici stabilirono infatti con sentenza num. 1459 l’inesistenza giuridica della dichiarazione di pubblica utilità con il procedimento espropriativo riconosciuto illegittimo, ma nonostante ciò il giudizio per risarcimento danni innanzi al Tribunale di Palermo contro il Comune è ad oggi pendente. Così considerato che, con nota prot. 914826 del 4/11/2013, la stessa avvocatura comunale informa – e consiglia – il Servizio Espropriazioni che sarebbe meglio trovare un accordo con la controparte, adesso a Palazzo delle Aquile hanno fretta di chiudere. Anche perché ogni mese di ritardo costa al Comune 28 mila euro per illegittima occupazione e i 14 milioni sono già abbastanza per le casse del Palazzo di città.