A Reggio Emilia, le “Sentinelle in piedi”, il movimento ultracattolico che si batte contro il ddl Scalfarotto che introduce il reato di omofobia, si scontra contro il muro della parrocchia “Regina Pacis”, una delle realtà cattoliche più progressiste della città. Il vice parroco, don Paolo Cugini, ha cancellato la serata in parrocchia organizzata dalle “Sentinelle in piedi” per parlare della teoria gender, Lgbt e della legge sull’omofobia. La locandina dell’evento contiene un allarme piuttosto esasperato legato al tema gender. Si parla di “furto dell’innocenza ai bambini” , di “sdoganamento della pedofilia” e ci si chiede: “Quali rischi corrono i nostri figli?”. Non proprio le premesse per un confronto sereno, così il telefono della parrocchia è stato preso d’assalto da telefonate di indignazione e protesta. “Abbiamo ricevuto molte chiamate, alcune anche molto dure”, racconta don Paolo.
La parrocchia Regina Pacis è considerata una delle realtà di fedeli più progressiste della città. Il fatto che proprio lì si organizzasse una serata con uno dei movimenti più intransigenti del panorama cattolico contemporaneo ha creato molti malumori. A protestare fermamente, movimenti gay, centri sociali e alcuni esponenti politici, in particolare il consigliere comunale del Pd Dario de Lucia che, saputo dell’evento, ha diffuso la notizia sui social network e contattato diversi parrocchiani. Ha chiamato il parroco e gli ha chiesto spiegazioni e, come lui, hanno fatto in tanti, finché, subissato dalle telefonate, a poche ore dall’inizio dell’incontro don Paolo ha deciso di rinviare la serata.
“Io faccio il missionario – si giustifica Don Paolo – sono rientrato da poco e non conosco bene le cose” perciò neanche lo spirito che anima le letture di protesta delle “Sentinelle in piedi”. “Sembra però – prosegue – che questo movimento sia visto come molto omofobo. La nostra serata, invece, aveva un intento diverso, volevamo organizzare un incontro più profondo”.”Tra di loro – aggiunge, parlando delle Sentinelle – ci sono delle persone conosciute che stimo”. “Però – mette in chiaro – il loro modo di affrontare il problema non va bene a tutti, neanche a me”.
L’incontro, per il momento, è stato rinviato ad aprile 2015 ma – come deciso dal vice parroco – avrà degli interlocutori in più rispetto al progetto iniziale. Oltre alle Sentinelle – spiega Don Paolo – “ci saranno esponenti di gruppi che si riconoscono nel gender. Nella chiesa c’è spazio per ascoltare tutti”. Ma i vertici della Chiesa non sembrano affatto contenti di come sono andate le cose. “Il ddl Scalfarotto entra nelle parrocchie di Reggio Emilia”, ha commentato Andrea Zambrano su la “Nuova Bussola Quotidiana”, quotidiano cattolico online, accusando De Lucia di “aver costretto il vice parroco ad annullare l’incontro”. “Questa storia dimostra che il ddl Scalfarotto è già attivo: – denuncia – se basta un consigliere comunale che si lamenta mettendo i sacerdoti nella spiacevole condizione di sentirsi intimiditi, vuol dire che la caccia alle streghe è già partita. Adesso per la conversione in legge della consuetudine è solo questione di tempo”.
Il vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca, approva il rinvio della serata sul gender con le Sentinelle in piedi, dopo le polemiche e dopo che la Digos si è presentata in parrocchia per prendere informazioni sull’evento, preoccupata dal verificarsi di scontri durante la serata. “Però – mette in chiaro Camisasca – molte delle convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico, vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo di questa diocesi, ho più volte sottolineato”. In particolare, il fatto che “la famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i figli non sono un diritto, né di singoli, né di coppie, ma un dono da accogliere e rispettare”.
Insomma per ora è rimandato tutto ad aprile ma – si sfoga don Paolo – “di questa triste storia mi è rimasto l’amaro in bocca. Sia da una parte che dall’altra sembrava che a nessuno interessasse la verità delle cose, ma semplicemente difendere le proprie opinioni, le proprie ideologie, al di là della verità dei fatti. Si ragiona per schieramenti e non si ricerca la verità delle cose. S’invoca il dialogo, ma poi nella realtà prevale sempre il pregiudizio e la chiusura mentale”. “L’incontro – assicura – si farà e l’idea è quella di creare uno spazio per un dialogo civile, per permettere alle persone di capire qualcosa su un tema tanto complesso e controverso. La speranza è che vinca la voglia di conoscere e conoscersi, e non l’ideologia dello schieramento e del contrasto per partito preso”.