Un milione di firme raccolte in due mesi. Le organizzazioni europee che lottano contro il Ttip, il Transatlantic Trade and Investment Partnership, cioè il trattato di libero scambio con Canada e Stati Uniti, visto che la Commissione Ue non riconosce la legittimità dell’iniziativa, hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea per bloccare il negoziato o riavviarlo su nuove basi. Lo riporta La Repubblica sottolineando che, benché le leggi di iniziativa europea non si applichino ai trattati o ai negoziati internazionali, l’Unione non potrà ignorare la grande adesione ottenuta dall’iniziativa di Stop Ttip, che riunisce 320 organizzazioni di 24 Paesi. Le accuse al trattato spaziano dai timori che si abbassino i livelli di sicurezza sulla vendita dei farmaci e che il mercato europeo venga invaso dagli Ogm, malgrado a Bruxelles si stiano attrezzando a riguardo, dopo l’accordo raggiunto nella notte del 3 dicembre sulla possibilità, per i paesi membri, di vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati, anche se autorizzata da direttive europee.
Il fatto che la legislazione americana sia molto più elastica sugli Ogm, comporterebbe, sempre secondo i nemici del trattato, una concorrenza sleale delle multinazionali degli Stati Uniti nei confronti delle aziende europee, oltre a un abbassamento generale della genuinità dei cibi. In America sono permesse pratiche di produzione alimentare vietate in Europa, come i bagni di varechina per disinfettare i polli o il trattamento della carne con antibiotici. Tra le clausole più contestate c’è la cosiddetta “Isds“, che consentirebbe ai colossi industriali a stelle e strisce di rivolgersi ad arbitrati internazionali per sottrarsi alle norme europee. E proprio la sovrapposizione tra il diritto continentale e quello internazionale fa in modo che le firme dei comitati difficilmente otterranno una vittoria legale. Quando era presieduta da Barroso, anche la stessa Commissione europea si era mostrata molto critica nei confronti del Trattato, tanto che il segretario di Stato americano John Kerry aveva parlato di “malintesi” sulla presentazione dell’intesa. La presidenza Juncker ha mostrato invece meno perplessità.
Secondo il nuovo presidente della Commissione, l’accordo porterebbe nelle casse del Vecchio continente 119 miliardi l’anno, un aumento delle esportazioni del 6 per cento e un guadagno medio di 545 euro annui per le famiglie europee. Stando alle previsioni dei sostenitori, il Ttip, che riguarda, oltre alla salute, anche ambiente e sicurezza finanziaria, rappresenterebbe un passaggio storico verso la globalizzazione: grazie all’abbattimento delle barriere doganali e a una sburocratizzazione nelle regole commerciali, sarebbe l’unico modo per fronteggiare alla concorrenza delle economie emergenti. Inoltre, dovrebbe preservare l’etichettatura dei prodotti europei, la cui maggiore qualità è riconosciuta anche oltre oceano. L’Unione però serba forti dubbi in merito, dopo aver vietato la produzione alimentare con nomi europei fuori dai confini continentali, decisione che ha scatenato le proteste degli industriali americani.