La distopia politica di George Orwell raffigurava un mondo in cui lo Stato assumeva un controllo totale e definitivo sulla vita degli individui. Si tratta di un’opera di fantasia, che sintetizza però molto bene le modalità con cui, nella realtà, il potere politico può accrescersi senza limiti. Il potere sulla vita degli altri può essere costruito soprattutto sulla base di tre colonne portanti: la paura di un nemico, l’indottrinamento fin dalla tenera età, la violazione di ogni privacy e di ogni spazio di riservatezza.
Il Grande Fratello Fiscale, oggi, per riuscire a convincere i sudditi a farsi tosare senza protestare troppo, si serve della retorica (peraltro non particolarmente originale) relativa al nemico pubblico numero uno: l’evasore fiscale. Se pagate troppe tasse, è solo perché c’è qualcuno che non le paga. Insomma: se il carceriere vi infligge 100 frustate al giorno invece di 50, è solo perché il vostro compagno di cella, a cui spettavano le altre 50, è evaso dal carcere! Non lamentatevi con l’aguzzino: non è colpa sua. E’ colpa del compagno evaso! Ovviamente si tratta di un artificio retorico completamente delirante, logicamente inconsistente ed empiricamente falsificabile. Ma l’alternativa, in assenza del rumore prodotto dalle grida lanciate verso i vari capri espiatori (“Gli evasori fiscali!!!”, “Gli speculatori internazionali!!!”, “I complotti pluto-massonici giudaici e rettiliani!!!”) sarebbe quella di un silenzio imbarazzante in cui si sente lo sciacquone della cloaca statale in cui i nostri soldi finiscono ogni giorno.
Il Grande Fratello Fiscale non dimentica l’importanza della propaganda, dell’indottrinamento, del lavaggio del cervello. Sa che bisogna agire sui sudditi fin da piccoli per convincerli che “La libertà è schiavitù”. E quindi organizza giornate per spiegare ai bambini che “Le tasse sono una cosa bellissima!”. Mentre il total tax rate italiano arriva a sfiorare il 70%, mentre le imprese chiudono sotto i colpi delle cartelle esattoriali, le famiglie si indebitano per poter soddisfare le pretese del fisco, le persone si suicidano per i “debiti” nei confronti di Equitalia, mentre a fronte di tutto questo la spesa statale, tra sprechi e ruberie, aumenta inesorabile (così come aumenta il debito statale, oramai considerato poco più che spazzatura), è importantissimo radunare i bambini e spiegare loro, con concorsi, la profonda “bellezza” e “civiltà” del tutto! Per la cronaca: piccole delegazioni del Tea Party Lombardia alla mattina e degli Studenti Bocconiani Liberali al pomeriggio hanno organizzato iniziative contro queste trovate surreali. Ma al suddito italiano medio la situazione sembra normale, come è naturale che sia: il Grande Fratello ha lavorato bene!
Il Grande Fratello Fiscale, infine, sa che il suo occhio deve vedere tutto, sempre, ovunque. Deve esplorare ogni anfratto, ogni spazio privato, ogni movimento. “Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere”. Ed è ovviamente il sorvegliato a dover spiegare, giustificare, motivare al Grande Fratello Fiscale cosa fa e perché: colpevole fino a prova contraria. E così i vari stati nazionali vanno avanti a tessere la loro rete di controlli invasivi delle transazioni e dei patrimoni. Persino il Principato del Liechtenstein ha ceduto alle fortissime pressioni internazionali, decidendo di dare in pasto agli Stati fiscalmente più ingordi tutte le informazioni riservate dei relativi sudditi, a prescindere dal loro consenso.
E questa settimana il governo italiano ha ricevuto la delega per dare il via alla cosiddetta “voluntary disclosure”: la possibilità per i residenti fiscali italiani di dichiarare eventuali conti o cassette di sicurezza all’estero, versando buona parte del contenuto nelle casse dello Stato (ovvero nelle tasche dei politicanti e dei burocrati che costituiscono lo Stato, e delle rispettive clientele). Questo a meno che non possano “dimostrare la propria innocenza”, impresa sicuramente non facile per esempio per beni e risparmi conservati da generazioni. In caso di mancata auto-denuncia, gli accordi internazionali prevedono una trasmissione automatica di dati sensibili al fisco italiano nel giro di qualche anno, e le ritorsioni allo studio del governo verso chi non riesce a “provare la propria innocenza” sono decisamente feroci (specie dopo l’introduzione dell’assurdo “reato di auto-reciclaggio”): si può quindi apprezzare a pieno il paradosso tutto orwelliano dell’utilizzo della parola “voluntary”. Ma è così che deve essere: nessuno può commerciare, scambiare, guadagnare, risparmiare o investire senza che il Grande Fratello possa spiare, ed eventualmente pretendere la sua cospicua percentuale.
Orwell era un personaggio profetico. Non aveva sbagliato di molto lo scenario. Aveva solo anticipato tutto di 30 anni.