E’ nel 1999, anno in cui uscì negli stati Uniti la demenziale commedia American Pie, che il mondo ha trovato una definizione congeniale per le sexy donne adulte – intorno ai quarant’anni- madri di figli (meglio se adolescenti), considerate piuttosto appetibili da uomini molto più giovani: Milf, acronimo che sta per Mother I’d like to fuck (elegantemente tradotto con: madre che mi farei). Per la verità il termine ha origini precedenti al film in questione, ma è con esso che ha avuto una diffusione globale, tanto da diventare un neologismo di uso comune che fa parte dello slang quotidiano, al quale si aggiungono delle divertenti variazioni sul tema, come ad esempio: Cougar (puma), che si differenzia dalla Milf per il fatto di non avere prole o, nei casi più estremi Gilf (dove G sta per grand-mother ovvero nonna). Fin qui tutto chiaro: le donne mature, meglio se madri, costituiscono una grande attrattiva sessuale per i ragazzi più giovani, diventando sempre più protagoniste delle loro fantasie erotiche.
E le fresche ventenni? Come vivono il fatto di non essere più in cima ai desideri dei loro coetanei? A giudicare da ciò che sta accadendo, direi piuttosto bene: pare infatti che condividano con loro la passione per “la maturità”, in questo caso maschile. Così, accanto alle Milf che fanno impazzire gli sbarbatelli, arrivano i Dilf ovvero Daddy I’d like to fuck (padre che mi farei) che costituiscono la nuova frontiera del desiderio femminile.
Si sa, l’uomo maturo ha sempre riscontrato un certo fascino presso donne più giovani, ma è indiscutibile il fatto che, nello specifico, l’uomo di oggi confermi pienamente la teoria secondo la quale “ la vita comincia a quarant’anni”, se a questo si aggiunge l’idea di saperli a casa, mentre giocano amorevolmente coi loro piccoli sul divano, la tensione erotica sale in maniera pericolosa. Uno a caso: Brad Pitt, 51 anni tra qualche giorno, il Dilf per eccellenza. Molto più dei suoi addominali scolpiti, sono le innumerevoli immagini che lo ritraggono padre amorevole dei suoi 6 pargoli, ad aver fatto impazzire le donne di tutto il mondo. Certo, il soggetto in questione parte decisamente avvantaggiato, ma il fascino del Dilf prescinde dal dorato star system hollywoodiano o dalla bellezza da calendario. Esso si fonda sull’interessante connubio tra due aspetti apparentemente contrastanti fra loro: la sempre presente sindrome di Peter Pan, che fa di loro dei bambinoni mai cresciuti, di base inaffidabili, nemici delle responsabilità, dolcemente disincantati, giocosi ed incostanti e il ruolo di padri premurosi e attenti, che di contro ne evidenzia la celata maturità, infonde una certa sicurezza, la promessa di una tranquillità che rende tutto possibile. Per l’appunto, non è necessario andare Oltreoceano per trovare dei Dilf doc, anche qui a casa nostra abbiamo una degna rappresentanza e, in particolar modo, è il mondo della musica ad offrire un valido esempio.
Per la verità, gli esempi sono tre: hanno più di quarant’anni, sono artisti e musicisti straordinari, legati da un’amicizia ventennale, ovviamente padri di famiglia e fanno impazzire le ragazzine di tutta Italia. Quest’anno hanno deciso di unire le forze e i talenti musicali per creare un progetto comune; oltre ad aver dato un contributo alla musica italiana, hanno sbaragliato definitivamente la concorrenza in fatto di Dilf: Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri. Il loro nuovo album Il Padrone della festa è in cima a tutte le classifiche e il loro tour è sold out ovunque. Giorni fa, ho assistito personalmente ad uno dei loro concerti e, oltre ad essermi divertita tantissimo e ad aver apprezzato questi tre artisti ancora più di prima, ho capito profondamente quanto questo acronimo di nuova generazione sia dannatamente appropriato. Migliaia di giovanissime donne adoranti (credo di averne viste così tante solo al concerto di Robbie Williams!), si sbracciavano e cantavano a squarciagola per tre ore di concerto; qualcuna di loro ha persino avuto un malore ed è stata portata via in barella. Very rock and roll!
Niccolò, Max e Daniele hanno superato abbondantemente i quaranta, ma è proprio l’età e quell’idea di seducente consapevolezza a rappresentare il fulcro del loro successo presso le ragazze più giovani, le quali si lasciano andare in un vortice di irresistibile energia che, alla fine, non lascia spazio a dubbi o perplessità circa il loro sex appeal. Tra la folla impazzita, le fanciulle si scambiano opinioni e desideri: “ Come sono belli!” “Hai visto la foto su Facebook di Daniele col bimbo? Dio che tenerezza!” “Pensa che mia mamma una volta mi ha detto: ti devi fidanzare con uno di loro! See, ho detto io…magari!”. Tra loro la più grande avrà al massimo venticinque anni; alcune seguono fedelissime ogni tappa del tour, il che significa viaggiare per tutta Italia e in parte all’estero, solamente per “….godermeli un’altra volta”. Certo la musica ha il suo gran merito, crea atmosfera e condivisione profonda, permette l’immedesimazione, ma qui non si parla di platoniche e innocenti elucubrazioni tra ragazzine sognanti: si tratta di vera e propria attrazione fisica, di puro desiderio, di energia vibrante e concreta che si percepisce in ogni sguardo appassionato verso il palco, in ogni discorso e in ogni gesto.
Queste giovani donne traducono alla lettera l’acronimo Dilf e, se solo non ci fossero ulteriori impedimenti, lo metterebbero in pratica prima di subito. Con benevole approvazione delle mamme.
Trio avvisato, mezzo salvato. Ammesso che voglia salvarsi. Life is sweet.