Che la cooperativa 29 giugno fosse esperta nella “gestione patrimoni pubblici” era chiaro già da luglio, quando – azienda partner dell’Università Roma Tre – si era aggiudicata un premio proprio nell’omonima start up. A leggerlo oggi sembra una beffa. Tanta strada è stata fatta dal 29 giugno 1984, giorno in cui a Rebibbia si tenne un convegno sulle misure alternative alla detenzione, evento che diede origine a tutto. Più che una cooperativa, oggi la onlus che fa capo a Salvatore Buzzi è un mosaico di srl, consorzi e altre coop. La proposta di sintesi di bilancio 2013 fa segnare risultati di tutto rispetto: un totale di attivo pari a quasi 29 milioni di euro. Del resto con tutto ciò che fa non è difficile.

Servizi amministrativi: dalla prima accoglienza in portineria a piccoli interventi di manutenzione. Un cliente di lusso? Roma Tre, quella del premio.

Accoglienza. “Personale qualificato con lo scopo di favorire l’integrazione sociale dei cittadini appartenenti alle fasce deboli della società”. Tradotto: immigrazione, case, emergenza freddo. Centinaia di persone assistite e immobili come se piovesse. Uno degli ultimi, il centro di accoglienza “La Zagara” di Melilli, nel siracusano, aperto qualche mese prima dell’inizio dell’operazione Mare Nostrum.

Igiene ambientale. Un servizio che va dalla raccolta dei rifiuti alla gestione dei centri di raccolta fino allo spazzamento delle strade. Anche in questo caso, la 29 giugno ha clienti eccellenti: Ama (la municipalizzata romana dei rifiuti), i Comuni di Castelnuovo di Porto, Morlupo, Moricone, Anguillara Sabazia, Castel Madama, Lariano e Formello. I romani ricordano bene la scena agghiacciante dei maiali che grufolavano tra i rifiuti del quartiere di Boccea, un anno fa. Chi ha chiamato il Comune in quell’occasione? La coop di Buzzi, naturalmente.

Verde pubblico. La 29 giugno avrebbe il compito di realizzare e mantenere le aree verdi e i parchi, persino nel centro storico della Capitale. Lavora per il Campidoglio, per la Provincia, per Eur spa e per l’Ama. “Impegno, professionalità e cura” lo slogan aziendale. Parole che sbattono un po’ con l’immagine dei giardini romani.

Pulizia. La coop lavora nelle strutture industriali e negli ospedali, ha appalti nel centro agroalimentare di Roma, all’Auditorium Parco della Musica, nelle Asl Roma B e D e all’Atac, la municipalizzata del trasporto pubblico.

Districarsi nel mosaico societario è molto complesso. Dalla onlus dipendono a cascata sei soggetti: Eriches 29 (partecipata al 24% da coop Dioniso e al 42% da altre coop), Oml srl (partecipata al 10% da Formula sociale e al 60% da Marco Clemenzi), Consorzio raccolta differenziata 3 (partecipata al 33% da Formula Ambiente), Crd Immobiliare (partecipata al 33% da Formula Ambiente e al 33% da Cosp Tecnoservice), Crisalide srl (partecipata al 50% da Casa Comune 2000) e Sarim srl. Quest’ultima controlla Crisalide, ma anche – rispettivamente al 49% e al 35% – Si.Al Service srl (l’altro 50% è di Impegno per la Promozione) e Rogest srl (partecipata al 15% da Casa Comune 2000 e al 50% da Edil House srl). Da Crisalide dipende anche Tolfa Care. C’è poi una costola della onlus, la 29 giugno servizi coop, dalla quale dipende – al 29% – Formula Ambiente e al 19% Formula Consorzio.

L’accoglienza è quasi tutta nelle mani di Eriches 29, che ha chiuso il 2013 con un fatturato di oltre 15 milioni di euro. Il consorzio gestisce il villaggio della solidarietà di Castel Romano, il centro di accoglienza di via Silicella, 9 centri del Progetto Sprar, uno per minori non accompagnati, altri 5 per richiedenti asilo, uno per senza fissa dimora. E poi ancora: un centro   per madri con bambino, l’ostello di Ciampino, i due centri per l’emergenza freddo e uno in convenzione con la Prefettura. Il consorzio Formula Ambiente, invece, non si ferma al Grande Raccordo Anulare. Forlì, Bologna, Ravenna, Cesena, Cesenatico: le strade della Romagna e di parte dell’Emilia vengono spazzate dalle società del consorzio. Un sodalizio che frutta 73 milioni di euro l’anno. Qualche esempio: il cimitero del Verano a Roma, le sponde del Tevere, il Parco Naturale del Gran Sasso. Ecco perché di patrimoni pubblici Buzzi s’intende così tanto.

da il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2014

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