Il presentatore, intercettato al telefono col romano coinvolto nell'inchiesta "Mondo di mezzo", spiega: "A Miami mi avevano consigliato di prendere dei prodotti perché ero troppo magro. Ho chiesto a lui perché è un ex pugile"
Solo prodotti per andare in palestra, non dopanti. Così Teo Mammucari spiega al Fatto quella telefonata – anticipata ieri pomeriggio da alcuni siti – tra lui e Giovanni De Carlo, il romano coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, anche se non è accusato di associazione a delinquere a stampo mafioso, ma di intestazione fittizia di beni. La conversazione imbarazzante per Mammucari risale al al 25 giugno 2013. “Sono abituato ormai, prima mi hanno accusato per la cocaina, poi per Mussolini. È un mese che mi succedono queste cose. Questa è la quarta.”
Cosa chiede a De Carlo, ce lo spieghi.
Chiedo semplicemente, e non voglio rinnegare nulla, un’informazione, una telefonata alla persona della quale io non ho niente da dire. Ogni volta che mi incontrava mi abbracciava, era simpaticissimo, una persona normalissima. Pensa oggi mio fratello mi ha scritto un messaggio: “Finalmente sai il suo cognome”.
Cioè mi sta dicendo che non sapeva che Giovannone fosse Giovanni De Carlo?
No, non lo sapevo. Per me è Giovannone. È una persona simpatica, non aggressiva.
Dove vi siete conosciuti?
Vabbè, ma io vivo a Roma da 50 anni. Me fai na’ domanda…
Torniano ai rapporti con De Carlo?
Te la spiego, io volevo andare in palestra e a Miami mi avevano consigliato di prendere dei prodotti perché mi dicevano sei troppo magro. Io faccio il presentatore televisivo non è che mi posso prendere questa roba. Per loro mi dicevano che anche la melatonina è un ormone, non ti fa niente, ti aiuta un po’ con la palestra. Poi mi sono documentato. Ma pensa che io sono vegetariano, faccio meditazione, vi sembro un culturista?
Perché chiedere proprio a De Carlo i prodotti per la palestra e non andare in farmacia?
E tu perché chiedi questo a me?
Perché è il mio lavoro e per capire bene.
Lo chiedo a lui perché è un ex pugile. Se lo vedi ora è cicciottello, ma faceva sport. Gli ho chiesto un consiglio, non capisco perché uno deve sparare sul giornale il mio nome.
Da Il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2014