Cinema

Mommy, il melò madre-figlio di Dolan in cui sopravvivono arte ed emozioni

Il quinto film dell’enfant prodige della regia è un autentico gioiello. Gran premio della Giuria a Cannes, fugge dalle perversioni egocentriche precedenti. Il linguaggio cinematografico, al solito, è originale ma ormai distintivo

di Anna Maria Pasetti

In una cittadina del Quebec del futuro prossimo, Diane è la madre single di Steve, adolescente affetto da ADHD(Disturbo da Deficit di Attenzione) e dunque difficilmente gestibile, figuriamoci per una donna sola e precaria. Ciononostante il legame tra i due è solido, costruito sulla complicità di codici indecifrabili dall’esterno. Nel duetto trova spazio una terza figura, Kyla, vicina di casa prima reticente e poi affezionata. La situazione però tende a complicarsi, e a Diane non sfugge che il Canada ha approvato una legge per cui un  genitore può dare in custodia allo Stato un figlio con gravi disturbi psichici.

Ipotesi che la donna prende seriamente in considerazione. Il quinto film dell’enfant prodige Dolan (25 anni) è un autentico gioiello. Gran premio della Giuria a Cannes, fugge dalle perversioni egocentriche precedenti per sfociare in un melò madre-figlio in cui sopravvivono Arte ed Emozioni. Il linguaggio cinematografico, al solito, è originale ma ormai distintivo, e stavolta anche estremizzato nel formato, un 4:3 ineditamente stretto. Attori supremi.

Il trailer di Mommy

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