La notizia mi è arrivata come un pugno nello stomaco che mi ha dato rabbia e dolore.
La procura di Udine ha aperto un’inchiesta nei confronti della presidente del centro antiviolenza Io Tu Noi Voi e l’ipotesi di reato sarebbe quella di maltrattamento nei confronti di donne e minori. L’inchiesta sarebbe stata avviata in seguito alle segnalazioni di alcune operatrici dello stesso centro ma è ancora tutto da verificare perché sulle indagini c’è il più stretto riserbo anche se è trapelata la notizia di intercettazioni ambientali.
Il Coordinamento dei Centri antiviolenza del Friuli ha già inviato alla stampa un comunicato nel quale condanna qualunque forma di prevaricazione, vessazione, intervento scorretto nei confronti di donne e minori perché la violenza non ha alcuna giustificazione e non ci sono se e ma ovunque sia attuata e commessa.
Condivido la critica mossa dai centri friulani alle motivazioni del gip che ha rigettato la richiesta degli arresti domiciliari nei confronti dell’imputata avanzata dalla procura. La tesi giustificazionista di interventi “educativi” scorretti perché la presidente del centro antiviolenza appartiene “ad una generazione alla quale la disciplina è stata insegnata con metodi energici” (stralcio motivazione del gip apparso sul Il Gazzettino – quotidiano del Nord Est, 6 dicembre 2014) non può essere accettata. Queste motivazioni sono quelle che contestiamo ogni volta che le incontriamo riferite come attenuanti per la cultura degli uomini che agiscono maltrattamenti.
Non si sa ancora se le ipotesi di reato saranno confermate. Non si sa ancora se ci sarà un rinvio a giudizio. Ma ha importanza che ci sia stato un reato oppure no?
Minacce di sottrazione di figli e offese rivolte alle donne e strattonamenti e minaccia di docce gelate ai bambini e alle bambine per sedare i loro “capricci”. Questi i fatti riportati sulla stampa. Se venissero confermati sarebbero da condannare a prescindere dalla loro rilevanza penale perché non fanno parte della metodologia dei centri antiviolenza, sono crudeli, inadeguati e scorretti. Ancora di più perché fatti nei confronti di donne che hanno già vissuto un clima di prevaricazione e coartazione e hanno diritto a ricevere rispetto e attenzione e riconoscimento delle sofferenze che hanno vissuto.
La relazione di aiuto con le donne vittime di violenza che abbiamo praticato per anni, si basa su questo, sul sostegno all’autodeterminazione delle donne e del loro benessere. I nostri luoghi sono nati per essere luoghi di libertà tutto ciò che si allontana da questo presupposto è anche un tradimento di fiducia nei confronti delle donne che chiedono aiuto. Non c’è altro da dire.